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Editoriale
Banche venete: chi si è intascato il bottino?
Non avevamo dubbi: dalle parti di Bruxelles e di Francoforte in caso di disastro l'ordine è "prima le banche, poi le donne e i bambini".
Adesso che in tanti stappano bottiglie di quello buono per il salvataggio delle banche venete, con troppi miliardi a carico del contribuente italiano e un grande favore alla banca acquirente della parte attiva degli istituti di credito, è lecito porre qualche domanda. Posto che l'applicazione della BRRD avrà come effetto il salvataggio dei grandi azionisti ma la rovina di quelli piccoli e circa 4mila esuberi, la prima è la più semplice: come si è arrivati a questa situazione? La risposta è ancora più semplice: costo del denaro basso e prestiti elargiti senza le dovute cautele a pochi ma esosi soggetti, anche interni agli istituti stessi. Senza contare altri reati connessi.
La seconda riguarda il bail-in. Solo adesso il vice-ministro Zanetti si accorge che è una follia imposta dalla UE ma approvata e rattificata dal nostro parlamento anche col suo voto?
La terza riguarda Bankitalia. Ma a cosa servono le loro ispezioni se non si accorgono mai di nulla?
Infine, la domanda più difficile: in un Paese normale chi ha goduto di generosi prestiti così ingenti da mettere in ginocchio una banca, avrebbe la faccia su tutti i giornali con sotto la cifra in questione. E sarebbe solo l'anticamera di un processo. Per Banca Etruria (chissà perché) a livello governativo la lista dei grandi debitori è stata secretata, come se si parlasse di un intrigo internazionale e non di soldi dei cittadini. Vedremo come finirà per Carige.
Magari, dopo il salasso pubblico, sarebbe possibile sapere chi si è intascato il bottino?
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