01/04/2020

idee

Occorre garantire la liquidità a imprese, professionisti e famiglie

 

Con i vincoli di bilancio sospesi si devono chiedere ampi finanziamenti alla BCE. Ma stavolta i fondi devono arrivare all'economia reale

In una celebre conferenza stampa Mario Draghi alla domanda se la BCE potesse ''finire il denaro'', rispose che tecnicamente sarebbe impossibile. Visto che lo crea dal nulla, aggiungiamo noi. Dopo l'improvvida uscita di Lagarde sullo spread (sicuramente concordata) e successiva marcia indietro con smentita da parte dei funzionari della BCE che avevano assistito allo scatenarsi istantaneo della speculazione contro l'Italia, è stato annunciato il ''whatever it takes'' atto secondo.

Circa 750 miliardi di euro emessi dalla BCE e che andranno ai vari Paesi in quota capitale. Sempre passando per l'acquisto di titoli del tesoro e solo in minima parte di ''commercials'', cioè azioni di aziende private. Naturalmente i nostri Paesi amici Germania e Olanda avevano votato contro.
Evidentemente la storia dei TLTRO e del QE non ha insegnato nulla, visto che solamente una piccola parte dei 750 miliardi andrà all'economia vera. Senza contare che la quota spettante all'Italia dovrebbe essere più o meno di 80 miliardi, molto, molto lontano dalla cifra che ci vorrebbe per sostenere la nostra economia a superare l'epidemia COVID-19.
Lo ''state tutti a casa'' ha un prezzo elevato, che si tradurrà in chiusura di aziende e disoccupazione, mancanza di liquidità per le spese quotidiane. Per questo il governo dovrebbe chiedere denaro alla BCE, che Von der Leyen ha già affermato che i vincoli dei parametri di Maastricht (Patto di Stabilità) sono sospesi. Si passa da una politica monetaria a una fiscale. E in questo momento il costo del finanziamento è a zero se non negativo. 

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In tutti i discorsi, i decreti, le dirette Facebook di Conte, manca sempre la parte economica: come arrivano i soldi nelle tasche degli italiani. La riffa dei 600 euro per le partite IVA è una cosa degna di un Paese del quarto mondo, oltre che un'offesa a una parte numericamente non secondaria di lavoratori. Soggetti, insieme alle PMI, che peraltro non hanno nemmeno certezze fiscali sulle scadenze.
Senza introiti, come sopravvivranno artigiani, commercianti, professionisti e quella pletora di soggetti che non hanno un lavoro dipendente e quindi una busta paga garantita e al massimo decurtata dalla CIGS?
La Francia come primo provvedimento ha sospeso le scadenze fiscali e messo sul piatto 300 miliardi. USA e UK, attaccabili su tutto il resto, in primis hanno posto in essere misure immediate per far avere soldi cash ai cittadini e rinviato le tasse. La Germania ha stanziato 350 miliardi per il sostegno delle imprese (quindi salari garantiti per tutti) più altri 400 di garanzie e altre misure di sovvenzione pubblica alle famiglie. Idem l'Olanda e la Spagna con 100 miliardi a testa. Detto con altri valori: la Germania ha mobilitato il 22% del Pil, UK quasi il 16% più i soldi per i lavoratori licenziati, la Francia ha stanziato il 14,3%, la Spagna il 9,4%. L'Italia ha stanziato l'1,4%. Una lieve asimmetria?

Il nostro governo ha partorito una sorta di minifinanziaria del valore di circa 25 miliardi. Un provvedimento che dovrebbe generare 250 miliardi a leva (!) con la CDP, basato in gran parte su crediti fiscali. In pratica, soldi veri molto pochi.
Uno scenario da incubo come quello che sta vivendo il nostro Paese, che rischia la chiusura di gran parte del suo tessuto industriale, richiede un approccio totalmente diverso e ben più robusto. Quanto un'azienda può resistere senza incassare ma con solo le spese? E un commerciante o un professionista? Oppure un'attività al dettaglio? La liquidità disponibile prima o poi finisce. Se è tutto chiuso, da dove arriverebbero gli introiti? Come si potranno pagare affitti, mutui, bollette, rate, e aver fondi per andare a far la spesa? Il rischio è una crisi sociale.

Con la Commissione Europea che ha sospeso i vincoli di bilancio, dando quindi la possibilità di fare debito oltre la soglia mistica del 3%, un governo che avesse un minimo di lucidità e previsione si affretterebbe ad emettere titoli di stato straordinari per 200-300 miliardi di euro, visto che la BCE si è detta disposta ad acquistarli senza condizioni e la moneta viene creata dal nulla.

Con la monetizzazione del debito pubblico si avrebbe subito la liquidità necessaria per aiutare in primis la sanità, ma anche finanziare imprese, professionisti, artigiani e famiglie, facendo in modo che non si trovino in difficoltà. Si chiama Helicopter Money. Può non piacere, ma ci tirerebbe fuori dai guai.
Ma siccome conosciamo i nostri polli, e il Paesi del nord Europa potrebbero mettersi di traverso, sarebbe anche il caso di studiare una moneta interna alternativa e parallela (circolante solo in Italia). E qui le idee non mancano.
La Sardegna da anni sta già affrontando la crisi con il Sardex, idea che si sta rapidamente diffondendo in tutto il nord Italia e non solo. Ci sarebbero i mini-bot (basati sul credito fiscale), tanto derisi quando proposti e che sarebbero utilissimi adesso. E poi i biglietti di Stato, già sperimentati ai tempi di Aldo Moro.

Un'ultima opzione, riesumata da alcuni economisti, sarebbe anche quella della BCE che accredita direttamente soldi nei conti correnti dei cittadini in caso di reale emergenza. L'hanno fatto a Hong Kong. Ma proprio perché sarebbe la soluzione ideale, meglio non farci conto.
Una cosa è certa: nelle prossime settimane si giocherà il futuro dell'Italia per i decenni a venire.
L'impressione è che si proceda a tentoni e con le idee non molto chiare sulla situazione. Non dimentichiamoci che al governo abbiamo gli stessi che rassicuravano il Paese a reti unificate dicendo che avevano preso tutte le precauzioni contro il coronavirus e che questo non avrebbe creato problemi.
Perché dubitare del loro operato?
Forse perché stanno per firmare il famigerato MES (con condizioni)?
Claudio Gandolfo



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