BusinessCommunity.it

07/10/2020

digital

Studi professionali: più spesa ICT per ripartire dopo il lockdown

 

Continuano a crescere gli investimenti in tecnologie digitali di avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro. Le stime positive per il 2020 seguono al boom del 2019

Le tecnologie digitali sono sempre più presenti nelle professioni giuridico-economiche. Nel 2019 la spesa ICT di avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro ha raggiunto un valore di 1,497 miliardi di euro, in crescita del 18% rispetto all'anno precedente, trainata soprattutto dagli obblighi della fattura elettronica e del registro dei corrispettivi telematici, ma anche dalla crescente diffusione della cultura digitale all'interno degli studi. Nonostante le difficoltà dell'emergenza COVID-19, le stime per il 2020 indicano un'ulteriore crescita degli investimenti digitali di almeno il 4,8%, con il 30% degli studi che prevede un incremento del budget ICT, e una spesa complessiva pari a 1,569 miliardi di euro. Gli avvocati sono i professionisti più presenti online, il 71% ha un sito web e il 60% almeno un canale social, seguiti da studi multidisciplinari (rispettivamente 63% e 57%), commercialisti (54% e 47%) e consulenti del lavoro (41% e 46%).

Studi professionali: più spesa ICT per ripartire dopo il lockdown

Gli studi stanno puntando sull'innovazione per superare le fragilità evidenziate dalla crisi e coglierne le opportunità, ma per migliorare la propria competitività sul mercato la propensione all'innovazione non basta, è necessario potenziare anche le competenze professionali e le abilità organizzative, le capacità di relazione con la clientela e di sviluppare collaborazione all'interno e all'esterno dello studio. Dall'analisi delle performance degli studi in tutti questi parametri, emerge come gli studi multidisciplinari risultino mediamente i più maturi e competitivi, seguiti dai commercialisti e dai consulenti del lavoro, mentre gli avvocati, pur esprimendo alcuni casi di eccellenza (soprattutto i grandi studi e i piccoli molto specializzati), appaiono i più fragili.
Sono alcuni dei risultati della ricerca dell'Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, che ha analizzato un campione di quasi 2.400 studi professionali multidisciplinari, legali, commercialisti e consulenti del lavoro, per esaminarne la competitività e la capacità di risposta all'emergenza.

Studi professionali: più spesa ICT per ripartire dopo il lockdown

"Il boom di investimenti in innovazione del 2019 ha aiutato molti studi a resistere e continuare a operare durante la crisi COVID-19, ma l'emergenza ne ha rivelato fragilità che le sole tecnologie non possono compensare", afferma Claudio Rorato, Responsabile Scientifico dell'Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale (nella foto). "Per essere più competitivi e resilienti a nuove potenziali crisi e passare da una condizione di fragilità a una di ?antifragilità' - che rende le organizzazioni capaci di trasformare le difficoltà in opportunità - gli studi devono riorganizzare i processi lavorativi per raggiungere una maggiore flessibilità ed efficienza interna, potenziare la capacità di leggere il mercato e capirne i bisogni per offrire nuovi servizi di valore e nuove modalità di relazione col cliente, stimolare e valorizzare la collaborazione fra colleghi e fra professionista e cliente".

Seguici: 

"Gli studi professionali hanno aumentato gli investimenti nel digitale più delle aziende (+18% contro +2,3%) e questa tendenza continuerà anche nel 2020 (+4,8% contro +0,9%), segno di una cultura digitale sempre più matura", afferma Federico Iannella, Ricercatore dell'Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale. "Ora è tempo di mettere a frutto questo capitale d'innovazione per ripensare i modelli organizzativi in un'ottica di maggiore efficienza e resilienza".
Gli investimenti ICT degli studi - Nel 2019 soltanto il 2% degli studi non ha stanziato risorse per le nuove tecnologie, un quarto, ha speso mediamente oltre 10mila euro (+20% rispetto al 2018), il 42% una cifra compresa fra 3mila e 10mila euro, uno su cinque fra mille e 3mila euro e l'11% meno di mille euro. Gli studi multidisciplinari sono quelli che hanno investito di più, in media 22.800 euro, seguiti da commercialisti (11.500 euro), consulenti del lavoro (8.900 euro) e avvocati (6.700 euro). Nel 2020 soltanto il 10% diminuirà il budget ICT, il 60% lo manterrà invariato, il 30% lo aumenterà. Fra gli studi che prevedono un incremento, il 16% destinerà fino a un 20% di risorse in più, il 9% fino al 50% e il 5% le aumenterà di oltre il 50%.

Le tecnologie più diffuse sono la firma elettronica, utilizzata dal 98% degli studi legali e multidisciplinari e dal 96% di commercialisti e consulenti del lavoro, e la firma digitale remota (78% degli avvocati, 90% dei commercialisti, 79% dei consulenti del lavoro e 93% dei multidisciplinari). I professionisti con la maggior presenza online sono i legali: il 71% che ha un sito web, il 60% ha almeno un canale social, il 6% usa forum, blog o social network aziendali interni. Seguono gli studi multidisciplinari, fra i quali il 63% ha un sito web, il 57% una pagina social, nell'11% è presente un forum, un blog o un social network aziendale. Più limitata la presenza sul web di commercialisti e consulenti del lavoro, che hanno un sito web rispettivamente nel 54% e 41% dei casi, solo il 47% e il 46% hanno attivato un canale social media e appena il 5% e il 3% usano blog, forum e social network aziendali interni. Ancora marginale la diffusione di tecnologie di frontiera come l'intelligenza artificiale (impiegata dal 9% dei legali, dall'8% dei commercialisti, dal 10% dei consulenti del lavoro e dal 14% degli studi multidisciplinari) e della blockchain (presente solo nel 2% degli studi legali e multidisciplinari e nell'1% dei commercialisti).

Il Competitivity Index

L'Osservatorio ha ideato il Competitivity Index, un indicatore pensato per aiutare gli studi professionali e le relative organizzazioni associative a raffinare la strategia, a prendere le decisioni e a individuare più facilmente i punti di forza e di debolezza, adottando anche una comunicazione distintiva. Il Competitivity Index misura e analizza le performance degli studi negli ambiti Innovazione (uso del web marketing, variazione degli investimenti in tecnologie, impiego di piattaforme digitali per sviluppare la clientela e gestire la visibilità), Organizzazione (esistenza di smart working e knowledge management, impiego di strumenti di approfondimento della conoscenza, supporti tecnologici che impattano sul modello organizzativo), Mercato (numero e tipologia di clienti, iniziative per ricercare clientela, portafoglio servizi), Competenze (formazione effettuata e programmata per dipendenti e professionisti, capacità d'uso degli strumenti informatici, tipologia di competenze professionali) e Collaborazione (la capacità di stimolare collaborazione nello studio e con clienti, fornitori, altri studi, banche, PA etc).

Dall'analisi emergono quattro gruppi di studi in ordine di competitività. I "Fragili" sono gli studi più deboli, che necessitano di una strategia di cambiamento in tutte le cinque dimensioni di analisi; le competenze professionali sono elevate ma spesso eccessivamente focalizzate su aree di servizio standardizzate, mentre i modelli organizzativi e di business si limitano prevalentemente a un'economia di vicinato. I "Vulnerabili" sono gli studi che hanno raggiunto un buon livello di stabilità, ma sono ancora standardizzati in termini di servizi offerti, processi lavorativi e competenze interne. I "Resilienti" sono gli studi che di fronte alla difficoltà sanno reagire velocemente, dimostrando elevata capacità di adattamento e di garantire alla clientela trasparenza, efficacia e continuità dei servizi. Gli "Antifragili", infine, sono gli studi con i modelli organizzativi e di business più evoluti, una cultura innovativa e la capacità di saper cavalcare le difficoltà trasformandole in opportunità.

Gli studi multidisciplinari sono mediamente i più maturi e competitivi in tutti i cluster individuati dalla ricerca, tranne che nel gruppo dei "Fragili" dove primeggiano i commercialisti, con i punteggi più elevati negli ambiti Organizzazione e Competenze. Seguono i commercialisti e i consulenti del lavoro, che registrano le migliori performance nell'ambito Competenze. Gli avvocati nonostante esprimano casi di eccellenza, soprattutto fra gli studi più grandi e quelli piccoli molto specializzati su un settore, e un buon punteggio nell'ambito Innovazione, mediamente risultano i meno competitivi in tutti i cluster, tranne nel gruppo dei "Fragili" dove il fanalino di coda sono i consulenti del lavoro.



Se l'articolo ti è piaciuto, condividilo con gli amici e colleghi


Copyright © 2009-2020 BusinessCommunity.it. Tutti i Diritti Riservati. P.I 10498360154

BusinessCommunity.it - Supplemento a G.C. e t. - Reg. Trib. Milano n. 431 del 19/7/97
Dir. Responsabile Gigi Beltrame - Dir. Editoriale Claudio Gandolfo


Sommario di questo numero
Copertina BusinessCommunity.it