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21/10/2020

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Le 10 leve per il rilancio dell'economia nel 2021

Le 10 leve per il rilancio dell'economia nel 2021

Pier Paolo Masenza (PwC): banche, asset manager e assicurazioni devono fare da catena di trasmissione delle politiche dei Governi per garantire supporto finanziario e operativo alle imprese meritevoli


Il sistema finanziario è stato fortemente coinvolto nella gestione dell'emergenza e lo sarà nella spinta alla ripresa essendo chiamato a immettere "benzina" nel motore dell'economia. La questione è stata protagonista del sesto digital event organizzato da PwC Italia "Italia 2021 - Competenze per riavviare il futuro - La Finanza" dove Istituzioni, banche e imprese finanziare si sono confrontate sulle 10 azioni da intraprendere per il rilancio dell'economia del Paese.
Tra metà febbraio 2020 e marzo le istituzioni finanziarie italiane quotate hanno perso fino al 50% del valore di Borsa, segnando nei mesi successivi un recupero fino al 30%. Nelle prime semestrali del 2020 le principali banche italiane hanno effettuato rettifiche di valore sui crediti per circa 6 miliardi di euro con una crescita di oltre il 50% rispetto ai valori del primo semestre 2019.

Le 10 leve per il rilancio dell'economia nel 2021

Secondo Pier Paolo Masenza, Partner PwC Italia e Territory Financial Services Leader, "banche, asset manager e assicurazioni devono fare da catena di trasmissione delle politiche dei Governi per garantire supporto finanziario e operativo alle imprese meritevoli, attrarre risorse private verso l'economia reale e rispondere alle maggiori esigenze di protezione di famiglie e imprese. Devono ripensare l'interazione con i clienti puntando sulla digitalizzazione e la razionalizzazione dei costi. In futuro avremo pochi grandi campioni dimensionali e operatori specialisti per prodotto o segmento di business".
Le 10 priorità per le istituzioni finanziarie nella fase post COVID-19:
1. Agevolare le politiche fiscali ed economiche dei governi
Negli ultimi mesi il sistema finanziario ha attuato uno sforzo imponente per sostenere la ripresa: le domande di moratoria hanno superato i 320 miliardi di euro; circa 88 miliardi il valore delle richieste al Fondo di Garanzia PMI; 13,5 miliardi di euro le garanzie emesse da SACE a inizio ottobre (Fonte: Task Force per le misure a sostegno della liquidità).

Le 10 leve per il rilancio dell'economia nel 2021

Con il Recovery Fund l'Italia beneficerà nei prossimi anni di oltre 208 miliardi di euro da investire. Lo Stato non avrà la forza di agire in autonomia: bisogna creare le condizioni perché banche, assicurazioni, investitori, privati partecipino al rilancio dell'economia reale. È necessario che lo Stato intervenga con nuove garanzie, parziali o totali, che permettano di creare un circolo virtuoso; e che introduca meccanismi in grado di creare un effetto leva per gli investimenti strutturali che verranno finanziati tramite i fondi europei.
2. Garantire sostegno alle imprese ad alto potenziale
È necessaria un'alleanza tra banche, operatori specializzati, investitori e stakeholder locali perché il sistema finanziario fornisca supporto alle aziende ad alto potenziale, creando valore sostenibile nel medio-lungo periodo e aiutando le imprese nell'internazionalizzazione, ricerca e sviluppo, sul digitale e sulla sostenibilità.

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È importante che le banche supportino sia le imprese in bonis che quelle in crisi per la pandemia. Il COVID-19 genererà nuovi flussi di UtP o Unlikely to Pay (60-100 mld di euro di nuovi crediti deteriorati attesi nei prossimi dodici mesi) che dovranno essere adeguatamente sostenuti; inoltre, l'incremento dell'indebitamento di molte imprese richiederà soluzioni innovative per ricapitalizzare e sostenere dal punto di vista finanziario le imprese meritevoli.
3. Privati e patrimoni istituzionali in supporto all'economia reale
Un punto di forza dell'Italia nel confronto internazionale è senza dubbio la ricchezza del settore privato. A fine 2019 la ricchezza netta delle famiglie italiane ammontava a oltre 9.000 miliardi di euro, di questi circa 1.460 miliardi era detenuto in depositi e circolante.
L'obiettivo del sistema finanziario deve essere quello di fornire servizi sempre più adatti al profilo demografico ed economico delle famiglie italiane, per riuscire a condurre questa massa di risparmio verso investimenti in economia reale. Servono sicuramente interventi regolamentari e fiscali che incoraggino la partecipazione del settore privato ai mercati dei capitali. L'introduzione con il Decreto Rilancio dei PIR alternativi è un primo intervento in questa direzione.

4. Rafforzare le reti di protezione per imprese e famiglie
L'Italia e gli italiani mostrano una cronica sotto assicurazione, che va affrontata mediante un processo di alfabetizzazione assicurativa da portare avanti a tutti i livelli. Nel settore danni l'incidenza dei premi sul PIL risultava nel 2018 pari all'1,9%, stesso valore del 2017, un valore decisamente inferiore alla media dei Paesi OCSE (4,5%). (Fonte OCSE)
Le compagnie di assicurazione devono sviluppare un'offerta sempre più raffinata e attuare un sistema integrato fra pubblico e privato, che consenta una gestione più equa ed efficiente dei vari tipi di rischio, in particolare per il lavoro, i patrimoni, le catastrofi naturali e la salute.
Un sistema in cui famiglie e imprese sono più «sicure» creerebbe un effetto volano permettendo di liberare risorse che oggi sono mantenute per prudenza in liquidità/titoli di Stato a favore di investimenti nell'economia reale.

5. Digitalizzare l'interazione con il cliente
L'Italia ha uno dei più alti rapporti tra numero di filiali e numero di abitanti: 42 filiali ogni 100.000 abitanti vs. 32 della media EU; uno tra i più bassi livelli di penetrazione dell'online banking nei Paesi europei: 36% degli individui utilizza l'internet banking nel 2019 vs. una media del 58% a livello europeo con picchi superiori al 90% nei Paesi nordici. Gli investimenti IT previsti nei piani delle principali banche tradizionali italiane in rapporto al totale attivo sono circa la metà di quelli delle principali banche europee e pari a un quarto delle banche americane. Una parte consistente di queste spese in IT sarà destinata al mantenimento dei sistemi esistenti.
L'adozione e integrazione di tecnologie emergenti (quali cloud, blockchain, RPA e cognitive technology) sarà uno dei fattori chiave in questo percorso di trasformazione digitale. La creazione di consorzi e/o accordi tra intermediari, come suggerito recentemente dal Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, potrebbe essere una strada percorribile anche dai piccoli e medi player italiani per realizzare gli investimenti necessari e non perdere le opportunità e i benefici legati all'accesso a nuove tecnologie e competenze.

6. Trasformazione e innovazione aziendale per ridurre i costi
La bassa profittabilità del settore finanziario europeo rimane un elemento di preoccupazione e in un contesto di tassi destinati a restare sottozero ancora a lungo l'attenzione alla riduzione dei costi deve rimanere alta. Le aggregazioni tra intermediari possono generare notevoli risparmi sui costi, grazie ad economie di scala, minori spese amministrative e razionalizzazione delle filiali. Le banche medie italiane hanno un gap di circa 10 p.p. rispetto ai peer europei di simile dimensione.
Banche, assicurazioni e asset manager dovranno rivedere e innovare il proprio modello operativo per disegnare un nuovo modello che permetta di essere più lean e meno costosi nel lungo periodo.
In parallelo dovranno ottimizzare l'allocazione del capitale focalizzandosi sui segmenti/ business che generano maggior valore.

7. Sviluppare strategie di ecosistema con player finanziari e non
Fintech e Big Tech stanno trasformando il modo di fare banca e assicurazione sia con la tecnologia sia con un diverso modello di interazione con i consumatori e le aziende. La banca/ l'assicurazione del futuro è un ecosistema aperto, che collabora con fintech/ insurtech e integra servizi di terzi.
8. Adottare un percorso chiaro verso consolidamento o specializzazione
Il numero di banche in Italia si è ridotto da 760 unità nel 2011 a 485 a fine 2019 (- 36%). Tale numero è pari a 226 unità, se escludiamo le 259 banche di credito cooperativo che fanno ora riferimento ai 3 gruppi bancari cooperativi. Riteniamo che la massa critica del sistema finanziario italiano debba aumentare per sostenere la sfida posta dalla compressione dei margini e dalla rivoluzione digitale che sta investendo l'industria. In futuro avremo pochi grandi campioni dimensionali, fornitori "globali" di prodotti e servizi e, dall'altro, operatori (anche di medio-piccole dimensioni) "specialisti" di prodotto/ segmento di business.

9. Diventare protagonisti nelle sfide sociali e ambientali
Sono 34 milioni gli italiani interessati al tema della sostenibilità. Gli ultimi 18 mesi hanno visto un rapido aumento della creazione di strumenti di debito e di capitale relativi all'economia circolare: sono oggi presenti sul mercato 10 fondi di "public equity" incentrati parzialmente o interamente sull'economia circolare lanciati da operatori leader come BlackRock, Credit Suisse e Goldman Sachs; 10+ corporate bond per finanziare l'attività dell'economia circolare sono stati emessi con l'aiuto di Barclays, BNP Paribas, HSBC, ING, Morgan Stanley e altri. Banche, assicurazioni e asset manager dovranno definire percorsi strutturati di evoluzione e di adozione dei principi di sostenibilità, attraverso la rilettura di tutti i loro aspetti strategici e operativi e dei propri rapporti con tutti gli stakeholders.

10. Ripensare la gestione del capitale umano
Le stime suggeriscono che i posti di lavoro negli Stati Uniti legati al software stanno crescendo del 6,5% all'anno, quasi il doppio del tasso di posti di lavoro in generale, e che in Europa ci sarà un divario di competenze high-tech di oltre 500.000 posizioni vacanti entro il 2020.
Occorre accelerare l'upskilling e il reskilling dell'attuale base di dipendenti, riprogettare il lavoro secondo il potenziale umano e affrontare la carenza di competenze specifiche studiando soluzioni di lungo termine, come per esempio partnership tra pubblico e privato in grado di dare vita a specifici programmi di formazione.

 



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