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25/11/2020

idee

Ricerca e innovazione: l'Italia investe poco e la pandemia non aiuta

 

Massimo Missaglia (SB Italia): è importante raccogliere l'appello dell'Europa che ci sprona a innovare. Serve una nuova cultura digitale: la ripresa passa dalla digitalizzazione

Secondo i dati raccolti dal 1° Rapporto sulla Ricerca e Innovazione ICT in Italia fornito da Anitec-Assinform in collaborazione con Apre (Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea), gli investimenti ICT in ricerca, sviluppo e innovazione digitale (R&S&I) da parte delle aziende sono cresciuti negli ultimi anni, anche se siamo ancora lontani da livelli ottimali, ancora molto inferiori al reale potenziale del Paese.
Nel dettaglio, la ricerca ha calcolato che, per colmare il gap che abbiamo nei confronti del resto d'Europa, l'investimento in ICT dovrebbe salire nei prossimi 3 anni di almeno 3,5 miliardi di euro. È stato rilevato che nel corso del 2018 sono stati spesi 2,6 miliardi di euro in ricerca e innovazione, con una crescita del 6,4% rispetto al 2017. Il 2019 ha proseguito lungo questo trend, destinato però ad arrestarsi nel 2020 a causa dell'emergenza sanitaria.

Ricerca e innovazione: l'Italia investe poco e la pandemia non aiuta

Dopo questo periodo di emergenza sanitaria, la crescita potrebbe essere agevolata dall'imminente arrivo di fondi di rilancio a sostegno della filiera ICT, ma soprattutto nella stesura di piani strutturati che consentano anche alle realtà medie e piccole, che costituiscono la base nel nostro sistema economico, di raggiungere traguardi tecnologici superiori altrimenti preclusi.
Secondo Massimo Missaglia, AD di SB Italia, Digital Innovation Company specializzata in soluzioni IT, "in un contesto difficile come quello odierno bisogna essere capaci di guardare con una prospettiva ben più ampia di quella a cui siamo abituati: occorre rendersi conto che la ripresa passerà indiscutibilmente dall'innovazione e da una decisa crescita degli investimenti in ricerca e sviluppo. Gli obiettivi di digitalizzazione a cui l'Europa ci spinge devono essere da sprone, soprattutto per il nostro tessuto industriale piccolo e medio, che stenta a trovare un percorso lineare e costante di innovazione e digitalizzazione. Quello che occorre oggi è una cultura digitale rinnovata e 'orizzontale', capace di permeare ogni nuova attività e proposta aziendale come un mantra ripetuto e stimolante".


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