Istat, Pil: nel IV trimestre -1,9% su precedente e -6,6% in termini tendenziali
Istat, Pil: nel IV trimestre -1,9% su precedente e -6,6% in termini tendenziali


Zone rosse, arancioni, lockdown e chiusure varie, decise con CPCM o in autonomia, hanno effetti nefasti sul Pil. Crollo dei consumi interni e produzione in calo a causa CIG, senza contare che anche l’export ristagna e non porta il contributo cui ci siamo abituati. Dopo una ripresa nel terzo trimestre, le chiusure di novembre e dicembre hanno affossato definitivamente il Pil 2020.
Secondo l’Istat, la stima completa dei conti economici trimestrali conferma la contrazione dell’economia italiana nel quarto trimestre del 2020 per effetto delle nuove misure adottate per il contenimento dell’emergenza sanitaria, con flessioni dell’1,9% in termini congiunturali e del 6,6% in termini tendenziali. Nella stima preliminare il calo congiunturale era pari a -2%.



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A trascinare la caduta del Pil è stata sia la domanda interna (incluse le scorte), sia quella estera che hanno fornito entrambe un contributo negativo di un punto percentuale. Sul piano interno, è stato fortemente negativo l’apporto dei consumi privati, -1,6 punti, nullo quello degli investimenti e lievemente positivo, per 0,3 punti sia quello della spesa della PA, sia quello delle scorte. Sul piano estero l’ampio contributo negativo è derivato da una crescita delle importazioni ben maggiore di quella delle esportazioni.
Le ore lavorate sono diminuite dell’1,5%, mentre in lieve risalita sono risultate sia le posizioni lavorative, +0,3%, sia i redditi pro capite, +0,1%. 
La stima del Pil diffusa il 2 febbraio 2021 aveva registrato una diminuzione del 2% in termini congiunturali e del 6,6% in termini tendenziali. Il quarto trimestre del 2020 ha avuto due giornate lavorative in meno del trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al quarto trimestre del 2019. La variazione acquisita per il 2021 è pari a 2,3%.
Rispetto al trimestre precedente, tra i principali aggregati della domanda interna si registra una diminuzione dell’1,6% dei consumi finali nazionali e un incremento degli investimenti fissi lordi pari allo 0,2%. Le importazioni e le esportazioni sono aumentate, rispettivamente, del 5,4% e dell’1,3%.

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La domanda nazionale al netto delle scorte ha fornito un contribuito negativo di 1,3 punti percentuali alla variazione del Pil, con apporti negativi per 1,6 punti percentuali dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, nullo degli investimenti fissi lordi e positivo per 0,3 punti della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP). Anche la variazione delle scorte ha contribuito positivamente alla variazione del Pil per 0,3 punti percentuali, mentre il contributo della domanda estera netta è risultato negativo per 1 punto percentuale. Si registrano andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi, con agricoltura, industria e servizi diminuiti rispettivamente del 2,8%, dello 0,7% e del 2,3%.

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