e-Government: tecnologia e
centralità dell’organizzazione
Un modo nuovo di erogare “vecchi servizi” e un’opportunità
disponibile per fornirne di nuovi più vicini alle reali esigenze
Se negli anni Novanta gli
sforzi di modernizzazione
della nostra Pubblica
Amministrazione si sono
prioritariamente concentrati
sull’innovazione legislativa,
con la produzione di un
corpus normativo ampio
e in continua evoluzione,
con il nuovo secolo sono
le tecnologie ad aver
assunto il ruolo di driver
della modernizzazione.
Pur tenendo conto delle
differenze, in entrambi
i processi sembra di
poter intravedere un
approccio comune, l’idea
cioè che l’introduzione di
cambiamenti normativi,
nel primo caso, o
l’introduzione di nuove
tecnologie, nel secondo,
possano automaticamente
generare salti significativi
nella qualità dei rapporti
tra amministrazioni
pubbliche e cittadini. Con
una estremizzazione
consapevole, si potrebbe
dire che, con il passaggio
da un decennio all’altro,
al mito dell’innovazione
legislativa si è sostituito
il mito dell’innovazione
tecnologica.
Lo sviluppo dei processi
di e-Government nelle
nostre amministrazioni
pubbliche locali, regionali
e centrali è indicativo del
grande sforzo – economico,
progettuale e attuativo - che
è stato dedicato nel primo
decennio del 2000 alla
realizzazione delle soluzioni
tecnologiche, ma anche dei
risultati modesti raggiunti
finora in termini di impatto
sulla qualità dei rapporti tra
amministrazioni
e cittadini,
imprese e
territorio. Se infatti
attraverso i siti e i portali
istituzionali è aumentata
in misura significativa
l’accessibilità online alle
informazioni (peraltro
non sempre esposte
con un linguaggio e una
struttura comprensibili a
chi le cerca), è l’area dei
servizi transattivi – che
permettono un vero cambio
di passo nei rapporti con
l’amministrazione pubblica
- che non ha registrato
sviluppi rilevanti. Anche
rendere disponibili online
informazioni aggiornate,
complete e tempestive
richiede ad amministrazioni
complesse un rilevante
impegno organizzativo:
si pensi per esempio al
ridisegno dei flussi di
comunicazione interni,
alla configurazione
della “rete dei
redattori”, alla
definizione di
regole comuni per la
         
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