Cieli piu' chiari sull'Italia
Zanni e Di Canossa (Credit Suisse): Nonostante l’elevato debito pubblico e la scarsa crescita del PIL, il nostro Paese ha tutti i fondamentali per uscire dalla crisi, grazie alle riforme. Senza agire su salari e pensioni
“Stiamo facendo meglio, ma non ancora bene”. Questa la sintesi di un report sull’Italia di Credit Suisse, secondo cui, i nostri segnali di ripresa sono ormai evidenti, ma i livelli di attività e di occupazione sono ancora ben al di sotto i valori precedenti, mentre il miglioramento è ancora troppo fragile per affontare con maggior serenità le oscillazioni del ciclo economico globale.

Le dinamiche del debito si stanno muovendo nella giusta direzione, a condizione che la crescita - il problema prioritario del Paese - ricominci. Le altre determinanti della dinamica del debito sono sotto controllo, i tassi di interesse sono ormai a livelli storicamente bassi, e l\'Italia ha un ampio avanzo primario strutturale.
Due problemi sono in primo piano in Italia. Il primo è l\'elevato debito pubblico, che ha raggiunto un massimo storico del 133% del PIL l\'anno scorso, nonostante un drive di austerità significativo, che ha limitato limita lo slittamento sul fronte deficit (al 3% nel 2013) rispetto alla maggior parte degli altri Paesi in Europa.
Il secondo problema è la crescita persistentemente bassa del PIL. In Italia questa era stata costantemente inferiore a quella della media dell\'area dell\'euro (per non parlare di paragoni con gli Stati Uniti) per i due decenni precedenti la crisi finanziaria. Dall\'inizio della crisi, il PIL è stato ridotto di 10pp, più che nella maggior parte dei suoi parter diretti e torna ai livelli registrati all\'inizio del 2000.

Secondo Giovanni Zanni e Violante Di Canossa, analisti di Credit Suisse, “la crescita è il problema prioritario. Con la crescita il debito dovrebbe prendere la giusta direzione, e al ritmo giusto. Le altre determinanti della dinamica del debito sono davvero sotto controllo - i tassi di interesse sono ormai a livelli storicamente bassi, e l\'Italia ha un ampio avanzo primario strutturale”.
La crescita ha quindi deluso negli ultimi 20 anni. Ci sono ragioni specifiche, come una leva finanziaria molto inferiore a quella di altri Paesi nello stesso periodo, così come le conseguenze della rivalutazione della moneta dopo le svalutazioni primi anni 90\', e probabilmente qualche innovazione insufficiente, in un contesto di produttività basata sugli avanzamenti tecnologici, come nel resto del mondo.
Il problema non è la però competitività esterna. “La nostra analisi - proseguono gli esperti di Credit Suisse - suggerisce che, anche se i costi unitari del lavoro hanno mostrato una tendenza relativa più alta, altre (forse più rilevanti) misure di competitività di prezzo non mostrano perdite significative. Altri indicatori di competitività, come le quote di mercato, i prezzi all\'esportazione, i redditi a valore aggiunto della catena globale e il Trade Performance Index del WTO, tutti mettono l\'Italia in una luce favorevole, in termini di capacità commerciale e di eccellenza”.
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