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21/05/2014

idee

Mork & Mindy e la corrida dei numeri: Olè!

Mork viene dal pianeta Ork e Mindy cerca di spiegargli come funziona la vita sulla terra. Una rubrica di Gian Luca Bocchi

Mork: Ciao Mindy, finalmente qualche buona notizia dall’economia reale. In questi mesi mi hai fatto una testa così sull’andamento opposto tra i mercati finanziari sempre spumeggianti e l’andamento catatonico dell’economia reale con continua emorragia dei posti di lavoro. E nessuna riforma all’orizzonte che possa dare una svolta positiva allo stato delle cose...

Mindy: A cosa ti riferisci esattamente Mork, a parte qualche dato discreto in America? In Europa faccio fatica a vedere numeri che possano dare il sollievo di cui parli.

Mork: Mindy, mi sorprendi. Non mi dire che ti ho colto impreparata. Alla fine di aprile è stato reso noto il Pil spagnolo relativo al primo trimestre del 2014 e questo è cresciuto dello 0,4% trimestre su trimestre, un dato decisamente molto incoraggiante visto che annualizzato vorrebbe dire un abbondante +1,6%. Per nulla malaccio.

Mindy: Prima di procedere a “smontare” le tue certezze, caro Mork, voglio onestamente complimentarmi con te per il salto di qualità informativo che hai realizzato in questi ultimi mesi. Ricordati che ogni forma di cambiamento inizia dalla nostra conoscenza e dalle nostre informazioni.

Detto questo, partiamo con l’analisi di questo “miracolo spagnolo” come da buona parte della stampa è stato evidenziato - non senza una qualche forma di compiacimento- quasi a voler dire che “si, è vero, la cura dell’austerity porta sofferenza all’inizio, ma poi l’economia beneficia di un grande rilancio”…… Si certo, come no! Ma partiamo come sempre dall’inizio.
Chi ha studiato economia alle scuole superiori o all’Università, sa che la teoria classica fonda il calcolo del Pil su alcune variabili. Nella fattispecie più elementare il Pil di un Paese è composto dalla somma di Consumi (C), Investimenti (I), Spesa Pubblica (G) ed esportazioni nette (X) - ovvero export meno import. Alla crescita nominale si sottrae poi il saggio di inflazione e si ottiene quella che in economia si definisce crescita reale.
Come giustamente citavi tu, la variazione del primo trimestre del 2014 per il Pil spagnolo è stata dello 0,4%, ma avendo la possibilità di osservare nel dettaglio non solo la risultante finale, ma anche la variazione delle singole componenti, possiamo notare alcune cose interessanti. Tra tutte ne evidenzierei due particolarmente significative.

Innanzitutto, che la Spagna è in deflazione e che quindi la sottrazione di un’inflazione negativa dalla crescita nominale, fa sì che la crescita reale sia maggiore di quella nominale e non viceversa, come solitamente accade in un normale ciclo economico.

Mork: Scusa come? Puoi ripetere? Voglio vedere se ho capito correttamente? Tu mi stai dicendo che se io quest’anno ho un Pil nominale pari a zero, ma un’inflazione negativa, risulta che la crescita reale è positiva?

Mindy: Hai capito perfettamente. Per ottenere la misurazione reale di una variabile economica, occorre sottrarle il valore dell’inflazione, e se di deflazione si tratta, la risultante sarà maggiore. Ma siamo solo alla prima delle contraddizioni di questa “crescita”, peraltro correttamente misurata. Vediamo insieme la seconda “chicca”, ma per farlo ti chiedo di seguirmi con attenzione.
Tra gli addendi del Pil poco fa abbiamo parlato della componente “X”, le esportazioni nette. Le esportazioni nette altro non sono che le esportazioni di un Paese verso l’estero a cui vengono sottratte le importazioni. La componente “X” dunque può aggiungere o sottrarre Pil a seconda che le prime siano maggiori o minori delle seconde.

E in Spagna dunque come si sono mosse le due variabili? Un lettore attento risponderebbe che le esportazioni sono cresciute di più delle importazioni… Lettore attento si, ma non sufficientemente cinico, perché ciò che è successo è che le esportazioni sono diminuite meno delle importazioni: è esattamente così che il ovvero le esportazioni nette sono migliorate!!! Ed hanno potuto contribuire alla crescita del Pil addirittura per la metà della sua variazione: su 0,4% di Pil dunque ben la metà, lo 0,2% viene dalla caduta delle importazioni.
Gli spagnoli fanno chiaramente fatica ad importare vista la congiuntura economica e l’elevatissimo livello di disoccupazione che affligge il Paese (25% circa) eppure avrai visto fior di titoloni sul miracolo spagnolo. Contabilmente dunque nulla da dire, ma sulla sostenibilità e sulla solidità della crescita mi sembra perfettamente lecito sollevare qualche dubbio, per usare un eufemismo…

Mork: Ecco Mindy, lo sapevo che c’era l’inghippo anche questa volta e che lo sfavillio propagandato spesso è poco più di un riflesso sull’acqua, ma da qualche parte bisogna pur ripartire.

Mindy: Certo Mork, è assolutamente lecito credere che una soluzione ed una ripresa ci potranno essere, ma occorre partire da basi meno scivolose.


La cura dell’austerity altro non fa che appesantire economie in cui il “popolo” ha già di fatto salvato il sistema finanziario, pagando di tasca propria i tagli ai servizi e le tasse richieste. In cambio non sta ottenendo, né in termini di regole più rigide per gli “squali” dell’alta finanza, né sanzioni per gli investitori “azzardati”, né alcuna forma di contenimento di bonus e stipendi per i top manager che sbagliano o assumono comportamenti eticamente deplorevoli. Anzi, alla classe media e medio–bassa vengono chiesti continui sacrifici, senza una prospettiva di miglioramento che non siano le solite parole vuote. Se non cambiamo in tempo le regole in Europa sarà come assistere a una corrida di cui non conosci esattamente i tempi di svolgimento, ma certamente sai come andrà a finire: olè!


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