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09/07/2014

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Franchising: nel 2013 hanno tenuto bene le reti piu' radicate

Fiorelli (Assofranchising): Rappresenta un'opzione di avviamento all'impresa per soggetti che vogliono una attività in proprio ma, in mercati così competitivi, preferiscono farlo in condizioni di maggior sicurezza, con struttura ed organizzazione

In un mercato con i principali parametri della crescita bloccati, o addirittura con segno negativo, il franchising ha saputo sostanzialmente tenere le posizioni nel difficile quinquennio 2009-2013, registrando anche particolari spunti positivi come per l’export dei format in franchising italiani, sia per numero di punti vendita, sia per numero di insegne franchisor. Appare innegabile, infatti, che a fronte di una crisi economica mondiale di eccezionale durata e profondità, in Italia sia emerso un ripensamento di numerosi modelli sociali e più in particolare dei modelli di consumo. La crisi economica ha certamente inciso in profondità sui gusti e tendenze di acquisto dei consumatori, i quali ormai sono sempre più informati ed orientati verso il migliore rapporto prezzo-qualità. In queste tendenze di fondo, i sistemi in franchising sembrano offrire al consumatore proprio quella sicurezza nella qualità, garantita dal marchio della rete; inoltre il prezzo non risente della location proprio perché omogeneo a tutta la rete e soprattutto può essere competitivo grazie alle economie di scala assicurate dal franchisor.

Questi ed altri fattori competitivi hanno consentito alle reti più radicate ed organizzate di resistere all’attuale sfavorevole situazione congiunturale, talvolta orientandosi su nuovi mercati: ne è una dimostrazione il saldo in attivo di +120 nuovi punti vendita italiani all’estero, con la presenza di nuove reti che si internazionalizzano (+14). Già nel rapporto dell’anno 2012 era stata messa in evidenza la capacità di tenuta delle reti in Franchising rispetto a sistemi di distribuzione tradizionali e/o indipendenti, del resto le strategie di tipo stand alone sono sempre più improponibili in un mercato fortemente competitivo e selettivo come quello attuale, dove sono richiesti sempre più elevati standard di servizio. In un contesto economico difficile come quello attuale, quindi, appare quasi fisiologico che il franchising, come tutti i modelli fondati sulla cooperazione e sulla condivisione del rischio, siano favoriti nella competizione di mercato. “Il Franchising – afferma Graziano Fiorelli, Presidente Assofranchising/Confcommercio - rappresenta un’opzione di avviamento all’impresa per vari profili tipologici, e specificamente: donne, giovani, ex manager, ex dipendenti che hanno voglia di avviare una attività in proprio ma, in mercati così competitivi, preferiscono farlo in condizioni di maggior sicurezza, con una struttura ed una organizzazione, il franchisor appunto, che ti prende per mano e ti accompagna lungo tutto il percoso di formazione, di crescita e di gestione della attività”.

 

I numeri del settore

 

In Italia il settore è vitale anzi in crescita, e lo dimostra, evidenziando nel quinquennio, una serie di segni ‘più’: +5,5% il giro d’affari, +4.6% gli addetti occupati nei punti vendita, +14,2% il numero di franchisor, sostanzialmente invariato il numero dei punti vendita. Nel 2013 sono oltre 51.000 i punti vendita Franchising in Italia e danno lavoro a più di 187.000 addetti che contribuiscono ad un giro di affari di oltre 23 miliardi di euro. Il primato dei negozi in franchising spetta alla Lombardia con ben 8.509 punti vendita, seguita da Lazio, 6.208 e Piemonte 4.296; in quarta e quinta posizione rispettivamente Sicilia 4.284, e Campania 4.247, fanalino di coda la Valle d’Aosta con 144 negozi. E’ il settore dei Servizi che attira più di tutti gli imprenditori del franchising con i suoi 24.349 punti vendita nel 2013 rappresentando il 47,6% del totale, seguito dal comparto dei negozi di articoli alla persona che nel 2013, rispetto all’anno precedente, si sono arricchiti di 300 punti vendita passando da 12.


253 a 12.585. Il 26% degli imprenditori franchising, i cosiddetti franchisee, hanno un’età compresa tra i 25 e 35 anni, il 57% tra 36 e 45, e il 38% del totale dei punti vendita sono di imprenditrici donne. I fatturati maggiori vengono registrati dalle reti di GDO food-alimentari (oltre 7 miliardi di euro) che lasciano agli ultimi posti gli alberghi (78 milioni e mezzo di euro) e le ludoteche ( quasi 76 milioni euro). In controtendenza, la performance nel 2013 del settore immobiliare che ha subito una perdita di fatturato di €120 milioni di euro, di 695 punti vendita in Franchising e 1.823 addetti occupati.


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