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23/07/2014

economia

Un secondo semestre alla ricerca del rendimento

Bellon: Molti degli investimenti, specialmente quelli nei mercati emergenti, dipendono dal tasso di interesse che deciderà la FED

La situazione dei mercati nel secondo semestre appare abbastanza fluida. Gli operatori sono sempre in attesa delle mosse delle banche centrali USA e dell’Eurozona. I dati macro di alcune grandi economie indicano difficoltà nel mantenere le promesse di crescita di inizio anno e i Paesi emergenti mostrano in alcuni casi, segnali di rallentamento. Dove andare quindi a cercare rendimenti? Ne abbiamo parlato con Chiara Bellon, Head of Portfolio Management Italy di Vontobel Asset Management.  

“I temi di investimento per Vontobel sono legati a tre aree geografiche principali: America, Eurozona e mercati emergenti.
Per gli USA, Vontobel prevede una crescita intorno al 3% per il 2014, nonostante un primo trimestre piuttosto deludente, ma si confida in un recupero sostanziale dell’economia. I temi di investimento principali sono legati all’apprezzamento del dollaro contro l’euro e al settore bancario statunitense. L’apprezzamento della divisa USA è legato al differenziale dei tassi tra FED e BCE, che andrà ad allargarsi, in quanto i tassi americani aumenteranno sicuramente prima di quelli europei che rimarranno probabilmente bassi per anni.

Mentre quelli della FED dovrebbero vedere un rialzo nel 2015, tra il primo e secondo trimestre, a seconda di come sarà l’andamento effettivo dell’economia americana e il tasso d’inflazione, che per ora non rappresenta un problema, ma qualche segnale di pressione inflazionistica legata alla crescita dei salari si nota già. Un altro settore di investimento è il settore bancario USA, che pensiamo sia ancora interessante, nonostante sia un tema che noi consigliamo già da tempo, ed è legato sia al mercato immobiliare (una ripresa di questo settore ha permesso una migliore qualità dei mutui, residenziali e commerciali), sia alla crescita molto interessante, soprattutto dal lato delle imprese, delle condizioni finanziarie e del credito. Queste condizioni sono decisamente migliori in America rispetto a quelle che troviamo in Europa e quindi con una crescita più solida, a tutto vantaggio della profittabilità delle banche USA. Per quanto riguarda la zona euro, il mercato azionario europeo ci sembra avere un potenziale interessante, probabilmente più di quello americano.

L’economia dell’eurozona ci appare in una fase meno avanzata rispetto a quella americana e, di conseguenza, anche le aziende europee hanno un potenziale di livelli di crescita degli utili e di ritorni sugli utili molto interessante. A tutto ciò si deve aggiungere che la BCE ha varato delle misure di politica monetaria straordinaria – non attese – che dovrebbe aiutare in generale l’impresa che opera nell’eurozona a ottenere maggiori prestiti e quindi effettuare più investimenti, che dovrebbero portarla a crescere verosimilmente in maniera maggiore. Riguardo al tema dei mercati emergenti occorre dire che Vontobel ha iniziato a investire in questi mercati nell’obbligazionario in hard currency già tre mesi fa, più o meno da aprile. Successivamente, abbiamo inserito nelle asset allocation anche obbligazioni in divisa locale e, infine (dal mese scorso) investiamo anche nei mercati emergenti azionari. Questo perchè l’outlook su questi mercati in generale sembra migliorato soprattutto dal punto di vista dei fondamentali, con deficit di partite correnti nei Paesi con situazioni più negative che migliorano, grazie a deprezzamenti delle divise locali che consentono più competitività nelle esportazioni.


A questi fattori vanno aggiunte interessanti valutazioni, soprattutto dal lato obbligazionario, dove i rendimenti sembrano molto interessanti, anche alla luce del fatto che i tassi di interesse nei Paesi perifierici della zona euro si sono molto contratti. Pensiamo quindi ci sia un’opportunità particolare nei mercati obbligazionari in divisa locale. Ovviamente, un rischio è costituito da quello che accadrà sui tassi decennali USA, poichè il rialzo dello scorso anno ha provocato una massiccia vendita in uscita dai mercati emergenti obbligazionari. Si tratta di un rischio ancora presente per questo tipo di investimento, ma nel nostro scenario l’aumento dei tassi USA è moderato, non oltre il 3-3,5% reale. Questo perchè già il livello attuale, con l’aumento di 1-1,5% rispetto ai livelli dello scorso anno, ingloba uno scenario di diminuzione della liquidità emessa dalla FED e di rialzo dei tassi nel 2015”. 

 


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