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06/08/2014

idee

Lavoro: maternita' fa rima con crescita e competitivita'

Carella (Manageritalia): I manager lo dicono in modo esplicito, l'unico e vero problema è di organizzazione del lavoro per i disagi che conseguono dall'assenza della donna

La maternità in azienda è vissuta come un problema da tutti per i disagi organizzativi che ne conseguono (85%). Quindi, se cambiamo e miglioriamo l’arcaica organizzazione del lavoro di troppe aziende italiane, diventiamo più produttivi e competitivi e capaci di coniugare lavoro e vita personale per tutti. Questa la sintesi di quanto emerge dall’indagine fatta ad aprile 2014 da Manageritalia, in collaborazione con AstraRicerche e Edwi Hr, su 636 dirigenti. In particolare, i nostri manager ci dicono che la maternità di una lavoratrice è in azienda un problema per tutti: per i superiori diretti (82,7%), per la direzione del personale e dell’impresa (76,3%), per i colleghi e il suo gruppo di lavoro (50,4%) e per la donna stessa (43,6%). Le cause? Tutti penserete ai costi o al fatto che la mamma lavori meno e/o sia più distratta. Invece no!

I manager lo dicono in modo esplicito: l’unico e vero problema è di organizzazione del lavoro per i disagi che conseguono dall’assenza della donna (84,1%). E, ad avvalorarlo, dicono anche che i guai nascono per colpa delle aziende che non fanno nulla per organizzare il lavoro in previsione dell’assenza della donna (62,5%).

Tutti gli altri possibili motivi e stereotipi – le donne prima e dopo la maternità hanno la testa altrove (25%), la maternità crea problemi a chi resta (19%), la donna poi è meno partecipe (6,5%) e diventa inaffidabile (3,8%) –  sono negati da tutti o quasi (80-95%). I rimedi i manager li hanno ben chiari: organizzare l’attività per gestire l’assenza in modo efficiente (94,3%), evitare che prevalga in azienda un clima di tensione e/o di panico (88,8%), adottare una linea aziendale chiara ed esplicita per gestire l’assenza (85,8%), effettuare un affiancamento prima per estendere le sue competenze ad altri (81,4%), organizzare il lavoro in sua assenza perché questa non comporti stress e non gravi sui colleghi (80,7%).
Allora, perché non lo fanno? Perché l’organizzazione del lavoro in Italia è ancora troppo ingessata e arcaica, per leggi, normative, prassi, cultura e stili di management. E pensare che la rottamazione di questi vecchi modelli organizzativi e la diffusione di quelli nuovi è il solo modo per competere, per raggiugere produttività e benessere di persone e aziende.

Si tratta di lavorare per obiettivi e premiare risultati e merito, di puntare su una flessibilità biunivoca (in termini di tempi, spazi e modi di lavorare insieme – collavorare – che oggi serve sempre più alle aziende e agli individui tutti), di motivare, coinvolgere e ingaggiare veramente i collaboratori. Insomma, se vogliamo tirare le somme di un’indagine ricchissima di dati su tutti gli aspetti più importanti del binomio lavoro/maternità, possiamo dire che: non ci sono stereotipi negativi su donna e lavoro (89,1%), c’è poca informazione su alcuni aspetti delle leggi e norme che regolano lavoro e maternità (40%), si chiedono allo Stato non più soldi, ma più servizi per la conciliazione (84,3%). Ma, soprattutto i manager dicono a gran voce che il problema sta tutto nell’organizzazione, nell’incapacità delle aziende di far fronte in modo efficace ed efficiente al periodo di assenza della donna e, dopo il rientro, alla maggiore flessibilità che gestire una famiglia comporta. Allora, se miglioriamo l’organizzazione del lavoro nelle aziende, per competere e vivere meglio tutti, risolviamo contemporaneamente la competitività del Paese e il problema delle donne che devono lavorare e far figli.


Insomma, il calo della competitività e della maternità si risolve con un’organizzazione del lavoro più moderna.  

Guido Carella, presidente Manageritalia

 


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