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11/03/2015

economia

La Grecia deve uscire dall'euro

Bazzani (Saxo Bank Italia): deve essere gestito un piano per un default “pilotato”. Se rimanesse nell’euro il rischio di trascinare nel baratro Paesi come Italia, Spagna, Portogallo e Francia sarebbe troppo alto

Alla fine la Grecia ha sottoposto all'esame dei creditori una lettera di sei pagine contenente la lista dei buoni propositi per trovare una soluzione ai gravi problemi del paese. Tasse, finanze pubbliche, pensioni, lotta alla corruzione, riforma del sistema bancario, non manca nulla nel piano di azione del nuovo governo greco. Non manca nulla se non i numeri. Sei pagine e gli unici numeri riportati sono "la riduzione da 16 a 10" del numero dei ministri. Ma un piano se non ci sono numeri non è un piano, e in questo non ci sono nemmeno le date. Nella lettera del governo greco si leggono tanti buoni propositi, alcuni dei quali esportabili in molti altri paesi europei, Italia in testa: rimozione delle barriere alla competività, riforma della giustizia, istituzione di una centrale acquisti per la pubblica amministrazione. Ma si legge anche di un paese che, apparentemente per la prima volta, si rende conto di essere indietro di trent'anni rispetto ai pricipali paesi d'Europa.
Ed ora cosa succederà? La lista, nessuno pare osi chiamarla piano, è già stata approvata dall'Eurogruppo che considera l'elenco di misure "sufficientemente ampio".

Ora la parola passa ai Parlamenti di quegli Stati, come la Germania, dove è richiesto l'obbligo di pronuncia attraverso voto. Ma anche qui l'esito pare scontato. Il ministro delle finanze tedesche Schauble ha scritto al presidente del Parlamento Federale una lettera ripresa dai quotidiani tedeschi, nella quale il ministro invita a votare a favore del prolungamento degli aiuti ad Atene. Un colpo di scena degno della tradizione del teatro greco: sia per l'apertura da parte di chi è stato sino ad oggi un falco nelle politiche di rigore monetario, sia per il fatto che la lettera di Schauble è stata scritta prima ancora di aver letto quella di Atene. D'altra parte c'è anche chi scrive che la lettera sia stata in realtà redatta dalla Commissione Europea e il ministro Varoufakis si sia limitato ad imbucarla.
Tutto già scritto e serenità sui mercati? Niente affatto.
1. Il ministero greco dell'energia Panagiotis Lafazanis rimette in discussione la privatizzazione parziale dell'operatore della rete elettrica Admie (a cui era anche interessata Terna).
2.


Yanis Varoufakis, a margine della lettera ovviamente, conferma che ci saranno seri problemi nel ripagare le rate del debito al FMI e alla BCE in luglio.
3. Lo stesso ministro delle finanze, con un colpo di teatro, invita la BCE a versare al FMI i 2 miliardi di profitti generati sui bond greci a pagamento parziale del debito della Repubblica Greca.
Si fa fatica a credere che a luglio i creditori concederanno altri 20 miliardi ad Atene e la BCE reintrodurrà la deroga sui titoli di stato tornando ad acquistare debito greco.

La Grecia quindi non può più restare nell'euro e deve essere gestito un piano per un default "pilotato". Se rimanesse nell'euro il rischio di trascinare nel baratro paesi come Italia, Spagna, Portogallo e Francia sarebbe troppo alto. L'unico scenario possibile per la Grecia è l'uscita dalla moneta unica che, per quanto traumatica per il paese, la sua gente e per tutta l'Europa, oggi è l'unica strada perseguibile.

Gian Paolo Bazzani, Ad Saxo Bank Italia
 


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