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01/04/2015

idee

Factoring: servono regole piu' semplici per dare fiducia alle imprese e sostenere la ripresa

Secondo Assifact il settore è in crescita ma permangono a livello normativo disposizioni anacronistiche, se non addirittura contraddittorie, che ostacolano il ricorso a questa pratica

In una contingenza di forte credit crunch e mancanza di liquidità, una risposta efficace per le aziende è quella di rivolgersi al mercato del factoring. Un comparto in crescita e che chiede alle istituzioni una revisione della normativa sulla cessione dei crediti, in linea con le migliori prassi degli altri Paesi europei, proprio per venire maggiormente incontro alle esigenze delle imprese.
"Nel 2014, in uno scenario recessivo e di restrizioni creditizie (-2,3% di credito alle imprese rispetto al 2013) il factoring, con 178 miliardi di euro di crediti acquistati (l'11% del PIL, +2,81% rispetto all'anno precedente), è stato comunque vicino alle imprese", ha sottolineato Rony Hamaui, Presidente di Assifact (nella foto). "Le previsioni per il 2015 sono allo stato cautamente positive (oltre il 3% di crescita attesa nell'anno per il mercato del factoring), grazie anche al trend di miglioramento nei pagamenti dei debiti commerciali, rilevabile dal monitoraggio che fa costantemente Assifact, e agli effetti del programma di smaltimento dei debiti della PA".
Le imprese che hanno ceduto i loro crediti sono soprattutto lombarde (30,82%) e laziali (26,14%).

Seguono Piemonte (9,38%), Veneto (6,93%) ed Emilia Romagna (6,74%).

I ritardi dei pagamenti

Dai dati Intrum Justitia (European Payment Index 2014) emerge un leggero accorciamento della durata effettiva media dei pagamenti dei crediti commerciali tra imprese in Italia: da 96 a 94 giorni. La media europea è 47 giorni (83 in Spagna e Portogallo, 54 in Francia, 42 nel Regno Unito e soltanto 34 in Germania). Scende in Italia anche il ritardo medio: da 31 a 29 giorni. Restano mediamente alti i tempi medi di pagamento della Pubblica Amministrazione, 165 giorni contro una media europea di 58 (154 giorni in Spagna, 129 in Portogallo, 59 in Francia, 40 nel Regno Unito e 35 in Germania) pur con un ritardo medio che si riduce da 90 a 85 giorni.

I pagamenti dei crediti della Pubblica Amministrazione

Al 31 dicembre 2014 il 29% del portafoglio complessivo dei crediti in essere delle società di factoring, pari a circa 14 miliardi di euro, era rappresentato da crediti verso la Pubblica Amministrazione (enti sanità 38,7%, amministrazioni centrali 29,8%, amministrazioni locali 28,8%).

Rispetto alla precedente indagine del 2011, che evidenziava uno scaduto del 60%, la situazione, hanno sottolineato Rony Hamaui e Alessandro Carretta, emerge una miglioramento nella capacità della PA di pagare i propri debiti grazie ai provvedimenti degli ultimi governi. La quota dei crediti per factoring scaduti risulta infatti del 33,2%, anche se il 45,6% di questi ha superato i 12 mesi dalla scadenza.
Per il pagamento dei crediti delle imprese verso la Pubblica Amministrazione sono stati stanziati, tra il 2013 e il 2014, 57 miliardi di euro. Al 30 gennaio 2015 erano stati resi disponibili agli enti pubblici debitori 42,8 miliardi di euro e risultavano effettivamente pagati crediti per 36,5 miliardi.

Rivedere la legge del 1991, per allinearla alle migliori prassi degli altri Paesi europei

"Ma la liquidità non basta. Occorre proseguire - ha osservato Alessandro Carretta, Segretario Generale di Assifact e professore a Roma Tor Vergata - sulla strada della semplificazione delle procedure e della certezza delle norme. Per questo proponiamo, in linea con le prassi normative più evolute degli altri paesi europei, una revisione della legge 52 sulla cessione di crediti di imprese, che risale al 1991 (per circoscrivere il rischio di revocatoria, che ostacola di fatto il ricorso alla cessione del credito per le imprese in tensione finanziaria), e un Testo Unico delle norme sulla cessione del credito nella Pubblica Amministrazione, che sono oggi svariate e non sempre tra loro coordinate".



Secondo Assifact, nonostante il chiaro orientamento degli ultimi governi, permangono infatti a livello normativo disposizioni anacronistiche, se non addirittura contraddittorie, che ostacolano il ricorso al factoring e ne vanificano l'utilizzo quale strumento particolarmente efficace di sostegno della liquidità delle imprese "in un contesto patologico di abitudini di pagamento del settore pubblico che minano alla base la competitività delle imprese italiane".

Gli effetti dello "split payment"

Introdotto dalla Legge di Stabilità come misura anti-evasione, è entrato in vigore dal primo gennaio 2015 il sistema - definito "split payment" - in base al quale la Pubblica Amministrazione paga al fornitore solo l'imponibile esposto in fattura, mentre versa l'Iva direttamente all'Erario. In questo modo, hanno sostenuto i rappresentanti di Assifact, per le imprese si altera il meccanismo della compensazione dei crediti e debiti Iva e si producono sia effetti pesanti sulla liquidità, sia ulteriore burocrazia e allungamento dei tempi di attesa per accedere ai rimborsi prioritari dei crediti di imposta.


In ogni caso il factoring potrà essere un valido sostegno per le imprese che hanno necessità di smobilizzare tali crediti d'imposta.  

 


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