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05/08/2015

economia

Italia fuori da recessione. Restano difficolta' ma prevale l'ottimismo

Rapporto di previsione AFO (ABI Financial Outlook): nel biennio 2015-2016 tornerà la crescita (quest'anno dello 0,7% e nel biennio 2016-17 dell'1,6% annuo), ma occorrerà una energica azione europea sugli investimenti. Continuerà il miglioramento dei prestiti bancari

Secondo le indicazioni del Rapporto AFO, redatto dall'ABI insieme agli Uffici Studi delle principali banche operanti in Italia, si stanno manifestando alcuni segnali di inversione delle tendenze fin qui invalse, che dovrebbero consolidarsi nel corso del 2015, con una crescita media annua del prodotto dello 0,6% che potrebbe poi all'incirca raddoppiare nel 2016 (+1,1%).
Quel che è in atto, nel panorama macroeconomico è un miglioramento relativo del nostro Paese rispetto al complesso dell'Area euro, che avviene però in un contesto di non rassicurante arretramento del quadro europeo.
Su tale arretramento stanno influendo fattori geopolitici che indeboliscono il commercio internazionale, ma anche un'insoddisfacente andamento della domanda interna, che pone prepotentemente all'ordine del giorno il tema dell'impostazione a livello europeo delle politiche economiche e del mix tra politiche monetarie, fiscali e strutturali.
A "sostenere" i destini europei pare oggi prevalentemente la politica monetaria; tuttavia, come più volte sottolineato dallo stesso Presidente della BCE, se essa può fare (e sta facendo) molto, non può fare tutto; soprattutto se la politica fiscale non riesce ad assumere quel tono europeo che sarebbe necessario.


Lo sforzo espansivo della banca centrale sembra comunque essere stato fin qui premiato dal deprezzamento della moneta europea verso il dollaro - deprezzamento che nel Rapporto si valuta continui lungo il triennio - ed aver contribuito alla riduzione degli spread tra i rendimenti sui titoli governativi nell'eurozona.
Crescono però le evidenze che oltre al contributo delle esportazioni nette sia necessaria, nell'intera Europa, un'azione volta al sostegno delle infrastrutture - e quindi anche una politica fiscale - che utilizzando gli spazi fiscali dove esistono e ricomponendo anche, nei paesi a più alto debito, spesa corrente e in conto capitale - sproni gli investimenti pubblici che sono sostegno di domanda nel breve periodo e di offerta nel lungo termine.
Resta peraltro decisivo, per il rafforzamento del lato dell'offerta dei singoli Paesi, il maggior contributo da parte delle riforme strutturali.
Se sullo sfondo europeo resta la minaccia della deflazione, al punto, paradossale, di dover valutare anche perfino con qualche timore il positivo ribasso delle quotazioni petrolifere che in altri periodi sarebbe stato accolto solo con soddisfazione, il Rapporto ritiene che i rischi da essa rivenienti non si materializzeranno: si prevede per il nostro Paese un tasso di inflazione un po' sotto il punto percentuale nel 2014 e 2015 e poco sopra il punto percentuale nel 2016.



Il profilo di crescita della nostra economia è compatibile con gli obiettivi di finanza pubblica che si conformeranno ai valori programmati grazie soprattutto all'azione di compensazione che sarà esercitata dalla spesa per interessi.
Secondo il Rapporto ABI e degli Uffici studi delle banche, nel prossimo biennio gli impieghi a famiglie e imprese dovrebbero tornare a crescere pur in un contesto in cui rilevante rimane il rischio di credito.
La redditività bancaria continuerà ad essere però deludente: il Roe, sostanzialmente nullo nel 2014 (+0,1%) dovrebbe risalire al 1,1% nel 2015 e all'1,7 nel 2016. Pesa sia il rallentamento dei ricavi sia il costo del rischio con cui le banche saranno costrette a fare i conti lungo tutto l'orizzonte previsionale: il complesso delle rettifiche infatti assorbirà l'80% del risultato netto della gestione operativa. Si conferma centrale, in questo quadro, l'azione di controllo e riduzione dei costi.
 


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