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21/10/2015

economia

Come rifuggire dalla trappola dell'orso

de Michelis (Frame AM): è ancora il mercato azionario ad esser preferibile agli altri. In tutte le diverse forme in cui possiamo trovarlo: dalla stock selection pura ai Long short e Convertible bonds, fino ai Market neutral

Anche settembre si è rivelato un mese estremamente difficile per gli investitori, con il proseguimento della volatilità su tutti i mercati e il ritorno in auge dei "catastrofisti" sui vari media.
Ormai è pratica comune, in queste situazioni di mercato, veder spuntare come funghi noti analisti tecnici che prevedono figure ribassiste di lungo periodo che fanno semplicemente rabbrividire.
Non sono un esperto di analisi tecnica (che guardo soprattutto per monitorare flussi e momentum), pur tuttavia personalmente ritengo che, se certamente può essere considerata un ottimo indicatore per capire dove sia la festa "oggi", non funzioni altrettanto bene nel preannunciare dove sarà domani. Finora infatti non ho mai sentito analisti tecnici predire con un congruo anticipo gli sconquassi di mercato, che si sono poi verificati.
Preferisco allora confrontarmi con chi non solo conosce molto bene la teoria dell'analisi tecnica, ma sa anche come e quando applicarla all'interno dei contesti più diversi.
Ed è grazie a questo riscontro che ho notato come, nonostante l'indice mondiale MSCI World sia entrato in ipervenduto a settembre, non abbia però trovato la forza di rompere il trend rialzista di lungo periodo (cinque anni), esattamente come se un muro avesse retto all'impatto di cento arieti virulenti che, con il passare del tempo, sono poi diminuiti di numero facendo venir meno la pressione in vendita.


Che cosa significa? Certamente un bel segnale nel breve. Infatti, non a caso, la fine del mese e i primi giorni di ottobre hanno registrato rimbalzi sui mercati azionari. Un episodio che me ne ricorda un altro, che accadde nell'estate 2011. Diversamente, in quel caso, il mercato americano fece un "falsa rottura" del trend, lanciando un forte segnale di uscita.
Peccato che allora la segnaletica di mercato si ingrippò facendo scattare la classica "trappola dell'orso" (leggi, falso segnale d'uscita) che, per i malconsigliati che avessero avuto la iattura di seguire, avrebbe comportato la perdita di un'ottima performance.
Per farvi un esempio, chi fosse entrato sul S&P500 a fine aprile 2011, quando l'indice quotava 1360 punti, e non si fosse spaventato sulla discesa a 1120 dell'estate, dopo quattro anni ora si ritroverebbe con un indice a 1980, ovvero con un guadagno del 45%.
Ritornando al 2015, che cosa accadrà?
Se fossi un economista, monterei in cima al pulpito e comincerei a dispensare suggerimenti per salvare il mondo, tanto poi tra un anno, potrei rimontare sopra lo stesso pulpito e spiegare perché le mie ricette non hanno funzionato nonostante fossero giuste.


Al contrario, quando ti viene affidato del denaro dalla clientela, bisogna sempre essere pragmatici. Confermo di non vedere in questo ribasso le caratteristiche di un "bear market", nonostante poi nel corso del mese i grafici e le figure tecniche abbiano destato in alcuni forti preoccupazioni.
Sebbene ci siano state sicuramente pessime notizie (come la vicenda Volkswagen, o il tracollo della Glencore) che non possono sicuramente esimerci da alcune serie riflessioni sui modelli futuri del business delle auto e degli idrocarburi (che sia giunto finalmente il momento di passare alle auto all'idrogeno?), fatico a trovare valide alternative all'investimento azionario, considerati i bassi tassi d'interesse sul mercato obbligazionario e quelli negativi sul monetario.
Quando parlo di mercato azionario, intendo tutte le diverse forme di investimento in cui possiamo trovarlo: dalla stock selection pura per gli amanti delle montagne russe, ai Long short e Convertible bonds per coloro che possono accettare un po' di volatilità, fino ai Market neutral per chi cerca una soluzione in sostituzione degli investimenti in obbligazioni.



Non dimentichiamo che a breve comincerà la earning season, che - tanto per fare un altro paragone - fece cambiare decisamente direzione al mercato nel 1998, quando gli operatori si resero conto che, nonostante le difficoltà macro, le aziende continuavano a guadagnare.
Ci aspettano giorni interessanti, facciamo vita sana.

Michele de Michelis, CIO FRAME Asset Management


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