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04/11/2015

economia

Brasile sotto pressione

Zaniboni (ASSIOM FOREX): tra le economie emergenti in crisi, il Paese sudamericano sconta sia problemi internazionali di natura strutturale (Cina), sia di politica interna

In un contesto di elevata incertezza in cui il mondo fatica a crescere ad un livello soddisfacente nonostante la presenza di politiche monetarie molto accomodanti, prende sempre più piede la preoccupazione di quali possano essere gli effetti nei cosi detti "big emerging markets" quali Cina, India, Brasile, Russia.
Lo spettro è quello di un circolo vizioso in cui un rallentamento delle economie mature colpisca i mercati emergenti riducendone l'output che di conseguenza deprimerebbe ulteriormente lo sviluppo dei DM (Developed Markets).
Allo stato attuale delle cose risulterebbe arduo per le banche centrali trovare strumenti adatti ad affrontare un'ulteriore crisi globale: non c'è più spazio per allentare i cordoni della borsa, la struttura dei tassi in Europa e Giappone, cosi come nella maggior parte delle economie mondiali, è destinata a rimanere vicina allo zero per un prolungato periodo di tempo e in America (forse l'unico paese a pensare di poterli rialzare) emergono prepotenti le preoccupazioni di commettere passi falsi.
Curioso vedere che nonostante un commitment molto forte di tutte le politiche monetarie il cui obbiettivo è quello di rivitalizzare la crescita, la previsione della stessa sia a più riprese rivista al ribasso.


Tra i mercati emergenti il Brasile è senza alcun dubbio quello più sotto pressione sia per ragioni interne al Paese (politiche) che esterne ovvero legate all'andamento della economia mondiale (rallentamento Cina) e più da vicino al ciclo delle commodities.
Certamente nelle ultime settimane la crisi politica si è acuita ed in particolare l'architettura fiscale sembra essere insostenibile; a questo si aggiunga il classico premio al rischio sull'area emergente che ha fatto impennare il CDS del Paese in area 500bp.
La disputa politica si sostanzia nel desiderio dell'opposizione di assumere il potere di fronte al fallimento della sinistra di Dilma oltre al fatto che il governo intero possa essere destabilizzato assieme al presidente da un processo di investigazione. La tattica è quindi quella di bloccare qualsiasi proposta del governo che possa in qualche modo migliorare la posizione del budget fiscale ponendo il paese in una sorta di impasse da cui a breve termine non si vede via d' uscita.
La politica monetaria in questo momento si sta concentrando su micro misure tese a stabilizzare la situazione finanziaria piuttosto che lanciare segnali di carattere macro utilizzando le classiche leve dei tassi e del Forex.

Questo dovrebbe far presupporre assenza di intervento sul mercato FX per rallentare il deprezzamento della moneta locale cosi come non ci dovrebbero essere impennate dei tassi a breve per scoraggiare posizioni corte di Real Brasiliani. Abbassare il livello delle riserve in seguito ad interventi sul mercato per sostenere il Real è una condizione scomoda per la banca centrale che teme un incentivo verso la speculazione nel testare la forza e la resilienza della BCB stessa.
L'approccio sulle riforme fiscali sembra spaccato su due fronti:
1) utilizzare misure immediate e di breve termine;
2) un programma più a medio/lungo termine con obbiettivi di cambiamento strutturali.
L'incertezza politica, la pressione delle agenzie di rating e una difficoltà di coordinare l'azione di governo fa propendere per il primo approccio rinviando quelle "più profonde", inclusa la "social security", probabilmente dopo la metà del 2016. In pratica, il pacchetto che si vorrebbe promuovere punta a rimettere in attivo la ratio GDP/Debt attualmente a -0.5% da un target originale di surplus di 0.


7% per il 2016 che tuttavia è giudicato da molti insufficiente in un panorama di tassi reali alti e deboli prospettive di crescita .
Da un punto di vista strutturale sono due i principali temi su cui indirizzare le forze: riduzione delle spese obbligatorie che al momento contano il 90% di tutte le uscite del governo e riformare la previdenza sociale le cui stime per il 2016 vedrebbero un ammanco di circa 120bio BRL. Un primo intervento inciderebbe sull'età minima pensionabile posticipandola di 5 anni misura che potrebbe essere portata avanti da un governo molto forte e ben allineato con il congresso, situazione che al momento non sembra essere plausibile.
I mercati emergenti a più riprese sono serviti come recipienti in cui travasare gli investimenti delle economie più mature quando non era vantaggioso investire sul mercato domestico. A mio avviso stiamo assistendo ad una rivoluzione epocale in cui è plausibile pensare ad una sempre maggior dislocazione tra Paesi emergenti ed economie mature, dove queste ultime devono necessariamente creare al loro interno i presupposti per crescere senza forzatamente dipendere dalle aree in "via di sviluppo", e i primi privilegiare quelle riforme strutturali indispensabili a rendere la crescita autosufficiente, il cui obbiettivo a medio/lungo termine sarà quello di potersi alternare ai DM alla giuda della crescita economica globale.




Mauro Zaniboni, ASSIOM FOREX


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