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25/11/2015

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Carcaterra (Anima): il rallentamento dell'economia globale e' solo una fase

La Cina sta cambiando modello di sviluppo e questo ha un forte impatto sui prezzi delle materie prime e sui mercati. La crescita dell’'Europa va perseguita attraverso i consumi interni. E la FED deve procedere gradualmente nell’'aumento dei tassi

Paesi emergenti, prezzi delle materie prime, le mosse della FED, il rallentamento della Cina e la ripresa dell'Europa. Sono molte le tematiche di stretta attualità che per chi si occupa di investimenti e mercati finanziari. Ne abbiamo parlato con Armando Carcaterra, Direttore Investimenti di Anima SGR.

Nei giorni scorsi l'OCSE ha lanciato l'allarme sul rallentamento della crescita dell'economia globale. Quali sono i fattori che questo fenomeno comporta?

Siamo in una fase da un po' di trimestri a questa parte, in cui si stanno materializzzando questi abbassamenti nelle stime della crescita. Peraltro anticipati dai mercati con il loro comportamento, visto che il fenomeno principale - il rallentamento cinese - è in corso già da parecchio tempo. Quindi non si tratta certo di una novità: i mercati azionari emergenti e quello cinese stanno sottoperformando i mercati sviluppati già da alcuni anni. Si è arrivati alla certificazione della minore crescita in Cina e questo si traduce nei numeri.
In realtà si tratta di capire se questo fenomeno così anticipato dai mercati stia arrivando alla fine, piuttosto che trovarsi nelle fasi iniziali.

Da questo punto di vista, tanti osservatori hanno sempre creduto abbastanza poco alle stime ufficiali, per esempio della crescita cinese. Il mercato si è quindi portato avanti ritenendo la crescita di Pechino già più bassa di quella che si vedeva nei numeri ufficiali.
Questo fenomeno deve essere considerato per quello che è: non è un qualcosa di transitorio e non stiamo parlando di movimenti di breve periodo.
Il cambiamento del modello di crescita dell'economia cinese è sicuramente un dato di fatto e perseguito attivamente dalla loro leadership, e sarà un fenomeno che durerà tanti anni. Passare da un modello basato su una crescita forsennata degli investimenti a un modello in cui si privilegia la crescita della domanda interna dei consumi di beni e servizi, per un Paese come la Cina (ricordiamo che ha 1,5 miliardi di persone) è una sorta di miracolo. Si tratterà sicuramente di un fenomeno strutturale che avrà ripercussioni di lungo termine.In questo senso, gli effetti sull'economia mondiale si faranno sentire per un lungo periodo.
In poche parole, la direzione è quella, la crescita cinese è destinata a rallentare anche nel corso dei prossimi anni.

Sarà importante capire con quale velocità avverrà questo aggiustamento. Questo è sicuramente ad oggi il punto più importante del dibattito su questo tema.
Abbiamo iniziato a vedere questo abbassamento delle stime globali, fenomeno che non durerà per sempre: la crescita fortunatamente sta tornando in Europa, dopo esser mancata per tanto tempo, e questo significa che a livello mondiale la crescita non sia destinata a scendere per tanti anni. E' probabile che anche la crescita globale si assesterà su valori più bassi di quelli dell'ultimo decennio.

E cosa comporterà per l'Eurozona, vista la vocazione all'export di alcuni Paesi trainanti?

Anche qui vediamo, per esempio, che i dati dell'export tedesco fanno più fatica rispetto al passato. Deve quindi esser tenuto in considerazione un effetto strutturale di lungo termine. E' probabile che tra i Paesi esportatori, in particolare quelli verso i mercati emergenti, avranno sorte migliore quelli che esportano beni di più largo conumo, piuttosto che beni di investimento, macchinari e quant'altro. Quindi la frenata dell'economia globale potrà avere effetti diversi a seconda dei diversi Paesi dell'eurozona.

Da questo punto di vista, è possibile vedere un effetto più vistoso su un'economia come quella della Germania, che sappiamo essere un Paese ad elevata intensità di investimenti in beni capitali che poi vengono esportati nel mondo. L'ltalia è anch'essa un Paese che esporta molto quanto a beni industriali, come macchinari specializzati e meccanica di precisione, ma ha il vantaggio di avere altre industrie nei comparti dei beni di consumo, tra cui i beni di lusso, che vanno un po' più dietro rispetto al cambio di modello cinese di sviluppo basato sui consumi. L'abbiamo visto in questi anni e l'effetto sull'Italia potrebbe essere minore.

Potrà crescere l'Europa attraverso la via dei consumi interni?

Questa è la leva principale che si sta cercando di perseguire. Ricordiamo che la stessa Germania ha beneficiato negli ultimi 10 anni di un forte impulso derivante dalla crescita internazionale e quindi dalla sua capacità di esportare. Nel contempo gli stessi tedeschi sono uno dei Paesi che ha consumato di meno al suo interno. Da qui la leva che si sta cercando di perseguire adesso in generale per l'Europa per supportare questa iniziale fase di ripresa che stiamo vedendo.


Questa è una delle scommesse principali che dovranno essere vinte per far si che la ripresa in Europa attecchisca, si consolidi e, auspicabilmente, duri nel tempo.

In un mondo in bassa crescita, non poteva mancare un raffreddamento dei prezzi delle materie prime, petrolio su tutte. Rimarranno deboli ancora a lungo?

E' difficile pensare che la debolezza sia permanente: a un certo punto il calo finisce sempre. Ma ritengo che siamo in una fase di aggiustamento dei prezzi delle materie prime derivante dal cambio di modello strutturale dei Paesi emergenti e soprattutto della Cina. Sicuramente non vedremo i prezzi esuberanti e tornare ai livelli visti negli ultimi anni. E' altrettanto però improbabile che vedremo prezzi complessivamente deboli nel corso dei prossimi 10 anni, poichè comunque quando stiamo parlando di mercati emergenti, parliamo di mercati che contengono la maggior parte della popolazione mondiale, in cui la Cina ha utilizzato tantissime materie prime nel corso degl ultimi vent'anni nel corso del suo sviluppo basato sugli investimenti con una crescita tumultuosa. Ricordiamo che ci sono molti altri Paesi, per esempio l'India, che questo boom lato investimenti non l'hanno ancora visto.



Nel caso dell'India si tratta di un Paese che ha un numero di abitanti confrontabile con quello della Cina, che si sta sviluppando, dove le riforme economiche hanno accelerato molto recentemente, e che quindi sarà comunque una fonte di supporto all'ultilizzo e quindi ai prezzi delle materie prime. Per questo non penso ad un andamento negativo strutturale per queste ultime, ma che siamo all'interno di una fase ciclica e non favorevole - in un momento in cui si deve trovare un nuovo equilibrio - alla quale seguirà una fase di prezzi in salita, sperabilmente con ritmi complessivi più compatibili.

La FED sembra da tempo ferma sul dilemma tra aumento dei tassi e un nuovo QE. E i dati macro recentemente rilasciati non sembrano dare indicazioni esaustive. Quali sono i possibili scenari?

In realtà se guardiamo gli ultimissimi dati osserviamo che questi hanno riportato il termometro un po' più verso una migliore crescita USA. Pensiamo all'ultimo report sul mercato del lavoro, sul tasso di disoccupazione e sulla creazione di nuovi posti di lavoro, in cui si intravede che l'economia americana sta confermando il buon trend che si era visto già nel corso degli ultimi mesi.


Questo ha fatto immediatamente aumentare le probabilità di un rialzo dei tassi già a breve termine, a partire da dicembre, da parte della FED.
In questo preciso momento è difficile creare il caso totalmente opposto di una nuova fase di misure quantitative espansive da parte della Banca Centrale.
Il dibattito più rilevante sembra vertere sul capire quale sarà il sentiero del rialzo dei tassi. La Yellen, per preparare il mercato, ha affermato più volte che il percorso sarà assolutamente graduale, che eventualmente si terrà conto della situazione, che se ci fosse motivo si interromperà. Quindi la FED sta dando un messaggio sicuramente rassicurante sul fatto che ci sarà comunque sia, e come è stato finora dal 2008 in poi, la Banca Centrale americana farà tutto il possibile per far ripartire l'economia e mantenere la crescita su un sentiero positivo. Non ci sarà il dubbio, in caso di necessità, che il rialzo dei tassi verrà interrotto, rallentato o quant'altro. Riteniamo anche noi che questo sia lo scenario più probabile.
Rimane sempre, questa è la vita dei mercati finanziari, l'incertezza su quella che sarà la traiettoria dei tassi e sulle effettive decisioni prese dalla Banca Centrale, e su questo punto di vista un po' di attenzione bisogna mettercela.


Poichè al momento forse, tutto sommato, malgrado che l'inflazione non sia stata un pericolo per le principali economie da tanto tempo, non si deve dimenticare che, per esempio in America, la situazione inflazionistica è diversa da quella dell'Europa.
Tutti noi osservatori eurocentrici non dobbiamo sottovalutare le differenze che ci sono fra i vari mercati: l'inflazione è molto bassa a livello del numero corrente attuale anche negli Stati Uniti, ma le aspettative di inflazione l'andamento sottostante dell'economia danno un segno di maggiore forza. Quindi non voglio gridare "al lupo" per la situazione in America, ma la situazione è a un livello differente rispetto a quello europeo, per cui la FED presterà più attenzione a questo aspetto. Se vogliamo, qualche sorpresa non proprio positiva sui mercati finanziari potrebbe esserci, dato che gli stessi al momento scontano un percorso di rialzo molto, molto graduale.

Che effetti avrebbe un rialzo dei tassi USA sui mercati emergenti?

Su questi mercati il percorso graduale del rialzo dei tassi è a maggior ragione importante. Abbiamo visto quello che è già successo nel corso degli ultimi 18 mesi, quando si sono manifestate paure per un rialzo a brevissimo dei tassi.


E' bastata solo l'idea che i tassi avebbero potuto salire per creare una mezza crisi sui mercati emergenti. Si sta ancora riassorbendo adesso.
Questi mercati sono i più esposti nel caso in cui il rialzo dei tassi della FED fosse molto più veloce e ripido rispetto a quanto è scontato adesso. Da questo punto di vista è importante avere sotto la lente di osservazione cosa accadrà in America per capire quello che potrebbe succedere nei mercati emergenti. Un rialzo a sorpresa più elevato o più anticipato sicuramente potrebbe portare ulteriore instabilità nei mercati, che già adesso sono alle prese con una situazione economica che - con tutte le differenze del caso poichè i mercati emergenti non sono tutti uguali - sta avendo un certo effetto sulla loro crescita. Le decisioni della FED avranno implicazioni quindi soprattutto su questi mercati. Se il processo sarà molto graduale crediamo che questo permetterà una gestione economica complessiva nei Paesi Emergenti tale da non farli deragliare ulteriormente nel loro percorso di crescita. Certo però che l'attenzione deve essere molto alta.

Quanto conterà sulla politica della FED nel 2016 il fatto di essere in un anno elettorale?

Questo tema si sposa con quello dei mercati emergenti, poichè di solito negli anni elettorali la FED non compie delle mosse particolamente a sorpresa.


Questo potrebbe rafforzare il concetto che la Yellen ha ampiamente anticipato nel corso di questi ultimi mesi, di un percorso di normalizzazione della politica monetaria molto graduale. L'anno elettorale potrebbe aumentare la probabilità che effettivamente sarà così, e da questo punto di vista potrebbe essere una notizia positiva per i mercati emergenti.  


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