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25/11/2015

economia

Quella dei mercati e' una fase laterale

Balsotti (JCI Capital): i dati economici continuano ad essere mediocri in Asia, appena sufficienti in Europa e altalenanti negli Stati Uniti, dove il vigore degli ultimi Payrolls non si è visto altrove

E' difficile parlare di mercati finanziari in maniera "asettica" dopo lo shock emotivo che abbiamo subito nelle ultime ore. Gli investitori però stanno già iniziando ad applicare quello che il passato ha mostrato essere, in questi casi, una buona strategia.
Sostanzialmente, giusto o sbagliato che sia, ignorare questi orribili fatti pensando pragmaticamente che magari eventuali manifestazioni di massa verranno evitate da molti per qualche tempo ma la vita di ogni giorno andrà avanti, in ufficio, a scuola, nel tempo libero, in Francia come nel resto del mondo occidentale.
Solo il tempo ci dirà se pensare che Parigi 2015 sia da accomunare a Madrid 2004 Londra 2005, nelle limitate conseguenze economiche e reali per la vita della maggior parte di noi, sia la cosa corretta da fare.
Personalmente credo che l'ISIS, con le sue logiche ideologico-esistenziali sia un animale diverso e ben più pericoloso di Al-Qaeda, che aveva motivazioni più attinenti alla sfera politica, ma spero davvero di essere smentito.
Lasciando per ora da parte le sensazioni funeste è quindi il caso di ripartire nell'analisi da dove i mercati ci hanno lasciato venerdì pomeriggio.

Mercati che già nel corso della settimana avevano perso la sicumera di ottobre. Le cause sono molteplici: la scomparsa di importanti posizioni corte e/o sottopesate, qualche interrogativo in più sulla capacità dell'economia (US e globale) di riuscire a sopportare senza danni l'inizio del ciclo di rialzi della Fed e, soprattutto, la ricomparsa di alcune caratteristiche di quel circolo vizioso che lega la debolezza delle materie prime a timori recessivi. Questo meccanismo, rispetto ad agosto, appare depotenziato grazie alla riacquistata stabilità dei mercati finanziari cinesi (yuan e borsa), anche in mancanza di notizie palesemente positive sulla sua economia reale, ma non è del tutto scomparso e risulta sempre amplificato dalle fasi di rafforzamento del dollaro.
Lunedì probabilmente il mercato è riuscito a produrre un rimbalzo significativo anche sulla stessa spinta emotiva dell'essere riuscito a reagire con vigore allo shock parigino. I dati economici continuano però ad essere mediocri in Asia, appena sufficienti in Europa e altalenanti negli Stati Uniti, dove il vigore degli ultimi Payrolls non si è visto altrove. In questa situazione, ora che si è esaurito il carburante rialzista fornito dalle chiusure forzate dei corti e dei sottopesati presi in contropiede dal rimbalzo di ottobre, trovo improbabile che si possa avverare con facilità l'auspicato "rally di fine d'anno" in grado di riportarci ai (o sopra) i massimi dell'anno.

D'altro canto, l'aver spostato il dibattito dal timing del primo rialzo (che è difficile a questo punto rinviare oltre dicembre) alla natura più o meno frenetica del ciclo di rialzi che ci attende (o del suo eventuale aborto), ha una sua natura autolimitante.
Dati modesti raffreddano l'entusiasmo di normalizzazione dell'accomodamento monetario che il rapporto sull'occupazione aveva innescato e conseguentemente rendono più clemente agli occhi dell'investitore lo sguardo della Fed che ad un tratto era sembrato oltremodo severo. E' quello che è successo in questa settimana per un misto di qualche delusione macro e di perdita di smalto dei risky-asset.
Il ciclo di rialzi implicito appare già meno aggressivo: abbiamo tolto un rialzo da qui a fine 2017 (da 6 a 5) e un 10-15bp al tasso terminale. Siamo tornati cioè abbastanza vicini a quel mondo non troppo caldo non troppo freddo che aveva aiutato il rimbalzo di ottobre. In questo contesto è improbabile, anche con le materie prime in costante difficoltà e il dollaro relativamente forte (ma con gli emergenti molto più stabili), assistere a tracolli repentini e drammatici come quelli di agosto e settembre.




Alessandro Balsotti, Senior Portfolio Manager di JCI Capital Limited


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