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16/12/2015

economia

Dalla Svizzera ancora piu' trasparenza. E' il turno delle materie prime

Con l'’adesione della Trafigura di Ginevra all'ITIE, l’'intesa sulla trasparenza per il settore estrattivo, si apre una nuova fase per migliorare la reputazione delle multinazionali del settore. Pur con molti ostacoli

Trasparenza, sfruttamento delle risorse, povertà, reputazione e nuove opportunità di investimento, sembrano essere le cinque parole chiave che potrebbero portare ad una modifica radicale di un settore che ad oggi vanta ancora una pessima reputazione: quello del commercio - dalla fase di estrazione fino a quella di raffinazione e trasformazione - delle materie prime. Il percorso, iniziato dal 2003, non è stato scevro di brusche frenate, dettate soprattutto da scarsa collaborazione delle grandi multinazionali che operano nel settore (nonostante il loro ristretto numero), ma soprattutto dalla volontà di vari governi che preferiscono mantenere accordi "poco chiari" per differenti ragioni, e che portano sempre al dubbio (e spesso alla conferma) di un insanabile strappo tra le risorse provenienti da Paesi ed il proprio territorio. Capitali che, se almeno in parte, venissero investite per il benessere delle nazioni da cui provengono, riuscirebbero a realizzare finalmente una distribuzione più equa della ricchezza. Intanto qualche cosa si sta muovendo, e già da questo dicembre, una delle più grandi società in assoluto, la Trafigura, con sede a Ginevra (la Svizzera è uno dei 48 Paesi che ha aderito alla ITIE, l'intesa sulla trasparenza per il settore estrattivo), si aprirà senza riserve all'adozione del principio della trasparenza, a partire dalle proprie scritture contabili, con una maggiore chiarezza sugli accordi con i governi in cui vengono svolte le attività.

Anche dal punto di vista legale e fiscale. Fino ad ora, tra le strutture aderenti all'ITIE, solo una società, proprio la Trafigura, ha aderito, mentre le altre multinazionali si sono rifiutate. In che modo la scelta della società svizzera potrà cambiare le carte in tavola, e creare la giusta spinta verso la realizzazione di un accordo, almeno in teoria, condiviso ampiamente?

Proprio per la questione della "reputazione", che secondo vari esperti del settore degli investimenti, dovrebbe spingere i Paesi firmatari a definire degli standard, ai quali le società estrattive, dovrebbero adeguarsi. E qui si troverebbe il nodo principale da sciogliere, dal momento che a detta di Stéphane Grabel, segretario generale della lobby del settore, ovvero la Swiss Trading and Shipping Association, le multinazionali prima di muoversi in qualsiasi direzione aspetteranno che il quadro nei vari Paesi firmatarie l'ITIE divenga più chiaro, così da muoversi di conseguenza. Gli effetti possibili sul settore degli investimenti in materie prime sembrerebbero comunque marginali, proprio per le difficoltà che ci sarebbero nella comunicazione in tempo "reale" delle compravendite, mentre a preoccupare sarebbe la possibile introduzione di un numero troppo elevato di regole che potrebbe affossare le società più piccole, che si troverebbero nell?oggettiva difficoltà di assorbirne il peso.


Questo costituirebbe un indebito vantaggio per quelle di maggiori dimensioni, almeno nel futuro più prossimo, mentre si andrebbe incontro, superata la prima fase, ad una normalizzazione del settore. Quindi solo successivamente si dovrebbe passare a una regolamentazione del comparto del commercio delle materie prime e quindi degli investimenti.

Non sembra comunque un caso che, la prima società ad aprirsi alle nuove possibili regole, chiare e trasparenti, ancora tutte da definire, sarebbe proprio una società della Svizzera, proseguendo verso la direzione di una ripulitura della reputazione, già iniziata, a livello di governo, e successivamente con il sistema bancario.  

 


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