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20/04/2016

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La difficile ripresa degli investimenti nell'economia in Italia

Dal 2012 la contrazione degli investimenti nel nostro Paese è stata marcatamente superiore a quella degli altri stati europei. Un divario che diventa ancora più eclatante nel comparto macchinari e attrezzature

Negli ultimi mesi del 2015, il processo di accumulazione del capitale in Europa ha registrato segnali di ripresa, seppure in presenza di forte eterogeneità tra i Paesi, grazie ai segnali di rafforzamento della domanda, al recupero dei margini di profitto delle imprese e al miglioramento delle condizioni finanziarie nell'area euro.
Secondo quanto comunicato dalla nota mensile di marzo dell'ISTAT, nel quarto trimestre 2015, gli investimenti totali hanno segnato in Germania un aumento congiunturale (+1,5%) superiore alla media dell'eurozona EA19 (+1,3) mentre in Spagna l'incremento è stato lievemente inferiore (+1,2%) e in rallentamento rispetto ai mesi precedenti; in Francia e in Italia la ripresa ha mantenuto ritmi inferiori alla media europea (+0,7% e +0,8% rispettivamente).
Nel complesso, la contrazione degli investimenti italiani nel periodo di crisi è stata marcatamente superiore a quella degli altri principali Paesi europei. Ponendo a 100 la media degli investimenti nel 2011, alla fine del 2015 la Germania e la Spagna mostravano dei livelli superiori a tale quota, la Francia oscillava intorno a 100 mentre il livello dell'Italia era pari a circa 85.


La caduta degli investimenti italiani ha interessato con intensità simili sia le costruzioni sia i macchinari. La spesa in costruzioni ha registrato un rallentamento di circa 20 punti rispetto alla media del 2011, mostrando solo nell'ultimo trimestre segnali di una possibile inversione del ciclo, a differenza della Spagna dove la ripresa ha avuto inizio nel 2014.
Il divario negli andamenti appare ancora più marcato per la componente dei macchinari e attrezzature: i principali paesi europei hanno già mostrato una chiara inversione di tendenza che li ha portati a superare il livello del 2011 mentre l'Italia rimane circa 20 punti sotto tale media.
Il rafforzamento della ripresa italiana è indissolubilmente legato a una crescita duratura degli investimenti. I dati più recenti relativi alle società non finanziarie sembrano supportare l'ipotesi di un miglioramento ciclico: sebbene nel quarto trimestre il tasso di investimento delle società non finanziarie sia rimasto sui minimi storici (18,3%), la variazione congiunturale degli investimenti ha registrato un aumento dell'1%.1
Nella media del 2015 il valore aggiunto delle società non finanziarie è cresciuto del 2,7% rispetto all'anno precedente e gli investimenti dell'1,5%.


Anche il risultato lordo di gestione è tornato positivo (+2,5%) dopo 3 anni di contrazione.
Una ulteriore indicazione a favore di una ripresa degli investimenti arriva dai giudizi sugli ostacoli alla produzione: nel quarto trimestre 2015 gli imprenditori manifatturieri hanno segnalato una riduzione del rischio di insufficienza della domanda. Inoltre, i recenti provvedimenti contenuti nella legge di stabilità (super ammortamento), il miglioramento delle condizioni creditizie per le imprese e il sostegno ai progetti di investimento in infrastrutture e innovazione del piano Juncker (l'Italia è infatti, insieme a Francia e Regno Unito, tra i maggiori beneficiari del piano Juncker nell'area dei trasporti e dell'innovazione) rappresentano ulteriori elementi a sostengono delle aspettative di ripresa del processo di accumulazione del capitale.


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