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04/05/2016

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In Europa pesano Brexit e deflazione, ma le imprese italiane spiccano per ottimismo

Bernoni (Bernoni Grant Thornton): solo il 35% delle imprese a livello mondiale si aspetta un aumento dei ricavi nei prossimi 12 mesi, la percentuale più bassa registrata dal secondo trimestre 2012 a oggi. Le aziende italiane e tedesche rimangono fiduciose

Il nuovo IBR (International Business Report) di Grant Thornton, ricerca trimestrale su 2500 aziende in 36 economie mondiali, ha evidenziato come, nei primi tre mesi dell'anno, si sia registrato un calo dell'ottimismo da parte delle imprese per quel che riguarda le aspettative economiche per i prossimi 12 mesi. A incidere negativamente sugli outlook la fragilità dei mercati finanziari, la volatilità del prezzo del petrolio, le preoccupazioni derivanti dagli attacchi terroristici, le paure legate al Brexit e le incertezze provenienti dalla campagna elettorale in America. Anche le aspettative sui ricavi, export e investimenti in ricerca e sviluppo rimangono molto basse. L'IBR rivela come l'ottimismo delle imprese sia sceso al 26% nel primo trimestre 2016, il dato più basso dal quarto trimestre 2012. Tale tendenza accumuna le principali economie mondiali: negli Usa il dato è sceso dal 50% della fine dell'anno al 46%, nel Regno Unito il dato cala dal 73% al 44%. Solo il 13% (precedente 15%) si aspetta un incremento dell'export nei prossimi 12 mesi, la percentuale più bassa dal 2010.

Il 18% prevede nuovi investimenti in ricerca e sviluppo (precedente 22%), le speranze occupazionali scendono al 24% dal precedente 29% e solo il 35% crede in una crescita dei ricavi nel prossimo anno. A livello europeo il dato sull'ottimismo è calato dal 38% del Q4 2015 al 34% del Q1 2016, il risultato più basso dall'ultimo trimestre del 2014. Un contributo fondamentale a questa caduta è stato dato dal Regno Unito, dove l'ottimismo è calato dal 73% al 44%, il più grande crollo all'interno dei paesi UE. L'ottimismo ha subito un rialzo solo in Italia (da un 32% ad un 50%), in Germania (dal 35% al 38%) e in Francia (dal 1% al 12%). "Il generale calo della fiducia - ha commentato Giuseppe Bernoni, managing partner di Bernoni Grant Thornton - deriva dal particolare momento economico-politico che tutto il mondo sta vivendo. Basti pensare alle paure derivanti dal dilagare del terrorismo, timori che influenzano a loro volta la stabilità dei mercati finanziari. C'è un rischio in questa regressione, ma in realtà momenti come questo presentano delle opportunità a lungo termine, e l'Italia sembra averlo capito".


 

 


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