Le pensioni e il patto generazionale da rinsaldare: la sfida al mercato del lavoro
Occorrono due elementi: da una parte, regole chiare, semplici e snelle; dall'altra, un deciso rilancio della competitività del Sistema Paese, con un incremento della produttività (con investimenti in conto capitale) e una riduzione del costo del lavoro
Dopo gli interventi strutturali degli anni passati, la necessità di rinsaldare il patto tra generazioni è una delle sfide che oggi il nostro sistema pensionistico e, più in generale, il Paese sono chiamati ad affrontare. Un sistema a ripartizione come il nostro si basa, infatti, su due condizioni: che ogni generazione consenta a quella prima di percepire la pensione (che è finanziata dai contributi dei lavoratori attuali) e, al tempo stesso, sulla garanzia che i lavoratori attuali possano in futuro contare sui trattamenti pensionistici maturati e, a loro volta, finanziati con i contributi degli attivi.

Se alla luce delle riforme realizzate in passato il meccanismo che regola il nostro sistema pensionistico è oggi sostenibile e più "equo", è sul mercato del lavoro che è giunta l'ora per un cambio di passo, soprattutto per facilitare l'ingresso nel mercato delle generazioni più giovani. È su questo fronte che l'Italia mostra criticità ormai croniche: tuttora lontane dal risolversi e che peraltro rischiano di amplificarsi in un'ottica di medio-lungo periodo, quando ampie schiere di attivi, che oggi non contribuiscono al finanziamento del sistema pensionistico perché non occupati, si avvicineranno all'età di pensionamento con ampi "vuoti" contributivi.
Con un tasso di disoccupazione under 25 che l'Ocse calcola al 40,3% nel 2015, a fronte di un dato Ue28 che si colloca al 20,3% (e in Germania si ferma addirittura al 7,2%), l'Italia è chiamata a favorire in ogni modo l'accesso dei giovani al lavoro, dopo che sul fronte degli over la situazione è nettamente migliorata. Tra 2004 e 2014, infatti, il tasso di occupazione della classe di età 60-64 anni è cresciuto sensibilmente in Italia (dal 18,7% al 31,1%) colmando buona parte del gap che la distanziava dal resto d'Europa (Ue24) - sceso da 7,3 a 4,2 punti percentuali - per effetto delle riforme pensionistiche che nel frattempo sono intervenute.
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