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25/05/2016

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Fonzi (Degroof Petercam): perche' investire in Paesi sostenibili

La nostra classifica delle nazioni OCSE e Paesi Emergenti si basa su 5 pilastri: Trasparenza delle istituzioni e valori democratici; Tutela dell'ambiente; Popolazione, salute e distribuzione della ricchezza; Istruzione, Ricerca & Sviluppo; Economia

Ci sono molte metodologie per classificare il grado di investibilità di un Paese. Degroof Petercam ne ha studiata una specifica per la sostenibilità. Si tratta di 60 indicatori per i Paesi OCSE e oltre 30 indicatori per i Paesi emergenti e di frontiera, che vengono raggruppati in cinque pilastri. In occasione della presentazione della classifica di sostenibilità 2016, ne abbiamo parlato con Alessandro Fonzi, Country Head Italy Degroof Petercam AM.

Perchè nasce la classifica sugli investimenti sostenibili?

Le motivazioni sono essenzialmente due: la prima è che la classifica di sostenibilità dei Paesi OCSE è nata da un lavoro a quattro mani con un cliente che era un fondo pensione francese. La sua necessità era che avevano tante informazioni sugli investimenti sulla sostenibilità per la parte azionaria. Ma, come ci avevano fatto notare "i nostri portafogli sono al 70% obbligazioni governative e 30% azioni. Come facciamo a coprire quel 70%?". Quindi hanno chiesto a noi, che eravamo già impegnati nel settore degli investimenti responsabili, di elaborare con loro idee e soluzioni.

In realtà, nel tempo, ci siamo resi conto che ci sono tutta una serie di rischi, tante volte non economici e non finanziari, legati all'investimento nel debito governativo. E quindi, secondo fattore, ha iniziato a prendere sempre più importanza l'aspetto della gestione del rischio, ovvero cercare di capire quali potessero essere i rischi non solo presenti, ma soprattutto futuri, per una nazione che possono provocare un peggioramento delle condizioni economiche. Quest'ultimo generalmente segue un deterioramento di tanti altri fattori, non necessariamente economici. Questa metodologia per i Paesi OCSE o sviluppati, partita nel 2007, ha dimostrato di funzionare, soprattutto nel periodo della crisi dell'euro, poiché è nei momenti di crisi che serve la protezione. La metodologia è stata poi portata sull'obbligazionario governativo dei Paesi Emergenti tra fine 2012 e inizio 2013.

Quali sono i 5 pilastri della sostenibilità?

La nostra classifica di sostenibilità viene elaborata attraverso 5 pilastri. A seconda che si tratti di Paesi sviluppati o emergenti, possono essere diversi i tipi di indicatori, e soprattutto il loro numero, all'interno di ogni singolo pilastro.

Il pilastro che vale più di tutti, specialmente per i Paesi emergenti, è quello della trasparenza delle istituzioni e del rispetto dei valori democratici. A questo affianchiamo anche la tutela dell'ambiente, il welfare (con la struttura sociale e sanitaria) e la distribuzione della ricchezza. Il quarto è relativo all'educazione all'innovazione. Il quinto driver è legato agli indicatori economici. Questi possono avere pesi diversi. Per esempio, mentre nella classifica di sostenibilità dei Paesi sviluppati il primo pilastro (trasparenza e valori democratici) è importante e gli altri quattro hanno più o meno lo stesso peso. Per i Paesi emergenti, di frontiera o in via di sviluppo, la parte degli economics ha un peso un po' più basso, poiché in quei luoghi è più importante il percorso e il processo di convergenza verso economie più sviluppate.
In pratica, c'è una relazione abbastanza lineare tra il livello di democrazia e di trasparenza delle istituzioni e lo sviluppo economico, quindi quel pilastro ha più valore. E combinato con gli altri porterà in futuro anche a miglioramenti economici.


Un'altra cosa importante è che noi non guardiamo solo agli indicatori da un punto di vista statico, ma teniamo conto anche della tendenza di ogni Paese all'interno di questi indicatori. Questi indici di tendenza sono particolarmente importanti per i Paesi emergenti. Addirittura, per ogni indicatore, il 50% è la parte statica, il rimanente 50% è la tendenza. Questo perché non vogliamo penalizzare Paesi che sono usciti da situazioni difficili e che stanno facendo dei progressi. Parliamo di miglioramenti sotto ogni punto di vista, che possono essere di democrazia, di riforme sociali o educative piuttosto che sanitarie, quindi di benessere della popolazione, i cui risultati si potrebbero vedere nell'arco di 2-5 anni.

Come si forma la classifica di sostenibilità e come viene utilizzata?

Sulla base dei dati dei 5 pilastri. Quando queste classifiche di sostenibilità creano l'universo investibile per i team di gestione ed è stato deciso per i Paesi sviluppati di adottare un approccio molto best in class, in cui il team di gestione può investire solo nel primo 50% della classifica.

In quelle che, se vogliamo, sono le nazioni più virtuose. Per i Paesi emergenti invece è stato deciso di lasciare al team di gestione la più ampia libertà, dando solo dei paletti in termini di quartili. Questo significa che il team deve investire più del 40% del fondo nei Paesi che si trovano nel primo quartile della classifica. In genere, queste tendono ad essere delle economie più simili alle nostre e infatti vi troviamo diverse nazioni dell'Europa centrale, o dell'America latina. Però poi può investire fino a un 10% in azione del IV quartile, dove solitamente troviamo nazioni africane. Questo crea un portafoglio molto bilanciato, ben diversificato, con ottimi risultati ottenuti nel tempo.

Perché Italia, Francia e Spagna non rientrano tra i Paesi in cui investite?

In realtà è molto semplice. Quando andiamo ad analizzare gli indicatori e li andiamo a raggruppare nei cinque pilastri attribuiamo di fatto un punteggio relativo alla nazione. Ovvero, all'interno dell'indicatore il Paese più virtuoso ha un valore di 100 e quello meno virtuoso un valore pari a zero. Poi, di conseguenza, le altre nazioni vengono classificate secondo quell'indicatore.


Sfortunatamente l'Italia su tutti e cinque i pilastri non è posizionata molto bene in classifica. Peraltro, da quando abbiamo iniziato dal 2007, ha anche perso non solo punti ma anche posizioni.
Un po' diverso è il caso della Francia, per cui abbiamo visto qualche piccolo progresso, ma più lento o inferiore rispetto a quelli di altre nazioni, proprio perché è una classifica relativa. Questo ha fatto sì che la Francia abbia perso la sua posizione nella parte sinistra della classifica, se vogliamo utilizzare un gergo calcistico.

Quali sono le principali novità nella classifica di quest'anno?

Per i Paesi OCSE l'uscita della Francia dai Paesi elegible per investimenti sostenibili. Questo però non dev'essere una cosa che preoccupa, poiché secondo il nostro processo neanche gli Stati Uniti sono investibili. Anche loro sono nella parte destra della classifica con Italia, Spagna e Corea o Australia.
Veniamo ai Paesi Emergenti. Devo sempre ricordare che i modelli non sono mai perfetti: ogni sei mesi i colleghi si siedono e discutono dei pesi, degli indicatori, di quella che gli inglesi chiamano la materialità degli indicatori, quindi l'effettivo impatto reale sui termini di sostenibilità, e per questo si è scelto di dar maggior peso agli indicatori di tendenza.


Guardiamo il trend poiché non vogliamo che la strategia sia solo "best in class" ma che debba premiare anche il best effort, cioè le nazioni che si sforzano di migliorare. Mentre prima questo indicatore di tendenza pesava il 25% all'interno dell'indicatore e il 75% lo status quo, quest'anno si è deciso di portare entrambi al 50%. Questo può aver influito su qualche numero all'interno della classifica, ma poco nel contesto globale.

La classifica OCSE

Sul gradino più alto del podio troviamo la Danimarca, seguita da Lussemburgo e Svizzera. La Norvegia, prima un anno fa, è scivolata in quarta posizione appaiata alla Germania (salita di quattro posizioni), mentre la crescita più significativa è stata fatta registrare dall'Estonia, dodicesima, che ha compiuto un salto di ben nove posti, entrando nella prima metà della classifica e, di conseguenza, all'interno dell'universo investibile del fondo Petercam L Bonds Government Sustainable. Al di fuori di esso rimangono importanti emittenti di debito governativo come Italia, Francia e Stati Uniti.



L'Italia occupa la 29a posizione della classifica, in una situazione di sostanziale stabilità. L'Italia si trova nell'ultimo terzile per tutti i criteri presi in analisi, tranne per quello ambientale; si può sperare di vedere un miglioramento dei dati quando le riforme strutturali saranno pienamente attuate.

La posizione italiana

- Trasparenza e valori democratici. L'Italia è al 26° posto e registra un piccolo cambiamento. L'unica evoluzione degna di nota è un leggero miglioramento nella popolazione carceraria.
- Popolazione, sistema sanitario e distribuzione della ricchezza. L'Italia è al 26° posto; il reddito nazionale lordo pro capite è diminuito e sono stati registrati punteggi inferiori alla media su molti indicatori come il GINI (relativo alla distribuzione della ricchezza), la soddisfazione di vita, la fertilità e la povertà.
- Educazione, Ricerca & Sviluppo. L'Italia è al 28° posto. Anche su questo fronte la situazione è abbastanza stabile, con un lieve miglioramento in termini di numero di ricercatori, ma l'Italia rimane nel complesso sotto la media rispetto agli altri Paesi Ocse.



- Ambiente. In questo ambito l'Italia ricopre una posizione virtuosa, classificandosi al 15° posto. In passato l'analisi di Degroof Petercam AM aveva messo in luce i buoni risultati conseguiti in particolare in materia di emissioni di gas serra e sull'elevata quota di elettricità prodotta da fonti rinnovabili.
- Economia. Poco è cambiato e solo la bilancia delle partite correnti appare in una condizione soddisfacente. Il Belpaese, insomma, non sta migliorando ma è fortemente impegnato nella lunga battaglia per una crescita sostenuta.

La classifica Paesi Emergenti

Il podio è occupato da Polonia, Repubblica Ceca e Uruguay. Di particolare interesse il caso dell'Argentina, di recente tornata sul mercato dei capitali dopo l'accordo raggiunto tra il governo e i fondi detentori del debito, a seguito del default del 2001. Nonostante il boom di domanda delle recenti emissioni e il rinnovato interesse da parte delle società di rating, Degroof Petercam AM sottolinea come continuino a preoccupare, in ogni caso, la mancanza di competitività dell'economia, la scarsa trasparenza del processo democratico, la corruzione diffusa e l'instabilità politica di fondo.


Non a caso, l'Argentina ha perso in questi ultimi tre anni ben 17 posti nella classifica di sostenibilità.  


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