La nostra classifica delle nazioni OCSE e Paesi Emergenti si basa su 5 pilastri: Trasparenza delle istituzioni e valori democratici; Tutela dell'ambiente; Popolazione, salute e distribuzione della ricchezza; Istruzione, Ricerca & Sviluppo; Economia
Ci sono molte metodologie per classificare il grado di investibilità di un Paese. Degroof Petercam ne ha studiata una specifica per la sostenibilità. Si tratta di 60 indicatori per i Paesi OCSE e oltre 30 indicatori per i Paesi emergenti e di frontiera, che vengono raggruppati in cinque pilastri. In occasione della presentazione della classifica di sostenibilità 2016, ne abbiamo parlato con Alessandro Fonzi, Country Head Italy Degroof Petercam AM.
Perchè nasce la classifica sugli investimenti sostenibili?
Le motivazioni sono essenzialmente due: la prima è che la classifica di sostenibilità dei Paesi OCSE è nata da un lavoro a quattro mani con un cliente che era un fondo pensione francese. La sua necessità era che avevano tante informazioni sugli investimenti sulla sostenibilità per la parte azionaria. Ma, come ci avevano fatto notare "i nostri portafogli sono al 70% obbligazioni governative e 30% azioni. Come facciamo a coprire quel 70%?". Quindi hanno chiesto a noi, che eravamo già impegnati nel settore degli investimenti responsabili, di elaborare con loro idee e soluzioni. In realtà, nel tempo, ci siamo resi conto che ci sono tutta una serie di rischi, tante volte non economici e non finanziari, legati all'investimento nel debito governativo. E quindi, secondo fattore, ha iniziato a prendere sempre più importanza l'aspetto della gestione del rischio, ovvero cercare di capire quali potessero essere i rischi non solo presenti, ma soprattutto futuri, per una nazione che possono provocare un peggioramento delle condizioni economiche. Quest'ultimo generalmente segue un deterioramento di tanti altri fattori, non necessariamente economici. Questa metodologia per i Paesi OCSE o sviluppati, partita nel 2007, ha dimostrato di funzionare, soprattutto nel periodo della crisi dell'euro, poiché è nei momenti di crisi che serve la protezione. La metodologia è stata poi portata sull'obbligazionario governativo dei Paesi Emergenti tra fine 2012 e inizio 2013.

Quali sono i 5 pilastri della sostenibilità?
La nostra classifica di sostenibilità viene elaborata attraverso 5 pilastri. A seconda che si tratti di Paesi sviluppati o emergenti, possono essere diversi i tipi di indicatori, e soprattutto il loro numero, all'interno di ogni singolo pilastro. Il pilastro che vale più di tutti, specialmente per i Paesi emergenti, è quello della trasparenza delle istituzioni e del rispetto dei valori democratici. A questo affianchiamo anche la tutela dell'ambiente, il welfare (con la struttura sociale e sanitaria) e la distribuzione della ricchezza. Il quarto è relativo all'educazione all'innovazione. Il quinto driver è legato agli indicatori economici. Questi possono avere pesi diversi. Per esempio, mentre nella classifica di sostenibilità dei Paesi sviluppati il primo pilastro (trasparenza e valori democratici) è importante e gli altri quattro hanno più o meno lo stesso peso. Per i Paesi emergenti, di frontiera o in via di sviluppo, la parte degli economics ha un peso un po' più basso, poiché in quei luoghi è più importante il percorso e il processo di convergenza verso economie più sviluppate.
In pratica, c'è una relazione abbastanza lineare tra il livello di democrazia e di trasparenza delle istituzioni e lo sviluppo economico, quindi quel pilastro ha più valore. E combinato con gli altri porterà in futuro anche a miglioramenti economici.
Un'altra cosa importante è che noi non guardiamo solo agli indicatori da un punto di vista statico, ma teniamo conto anche della tendenza di ogni Paese all'interno di questi indicatori. Questi indici di tendenza sono particolarmente importanti per i Paesi emergenti. Addirittura, per ogni indicatore, il 50% è la parte statica, il rimanente 50% è la tendenza. Questo perché non vogliamo penalizzare Paesi che sono usciti da situazioni difficili e che stanno facendo dei progressi. Parliamo di miglioramenti sotto ogni punto di vista, che possono essere di democrazia, di riforme sociali o educative piuttosto che sanitarie, quindi di benessere della popolazione, i cui risultati si potrebbero vedere nell'arco di 2-5 anni.

Come si forma la classifica di sostenibilità e come viene utilizzata?
Sulla base dei dati dei 5 pilastri. Quando queste classifiche di sostenibilità creano l'universo investibile per i team di gestione ed è stato deciso per i Paesi sviluppati di adottare un approccio molto best in class, in cui il team di gestione può investire solo nel primo 50% della classifica. In quelle che, se vogliamo, sono le nazioni più virtuose. Per i Paesi emergenti invece è stato deciso di lasciare al team di gestione la più ampia libertà, dando solo dei paletti in termini di quartili. Questo significa che il team deve investire più del 40% del fondo nei Paesi che si trovano nel primo quartile della classifica. In genere, queste tendono ad essere delle economie più simili alle nostre e infatti vi troviamo diverse nazioni dell'Europa centrale, o dell'America latina. Però poi può investire fino a un 10% in azione del IV quartile, dove solitamente troviamo nazioni africane. Questo crea un portafoglio molto bilanciato, ben diversificato, con ottimi risultati ottenuti nel tempo.
Perché Italia, Francia e Spagna non rientrano tra i Paesi in cui investite?
In realtà è molto semplice. Quando andiamo ad analizzare gli indicatori e li andiamo a raggruppare nei cinque pilastri attribuiamo di fatto un punteggio relativo alla nazione. Ovvero, all'interno dell'indicatore il Paese più virtuoso ha un valore di 100 e quello meno virtuoso un valore pari a zero. Poi, di conseguenza, le altre nazioni vengono classificate secondo quell'indicatore. Sfortunatamente l'Italia su tutti e cinque i pilastri non è posizionata molto bene in classifica. Peraltro, da quando abbiamo iniziato dal 2007, ha anche perso non solo punti ma anche posizioni.
Un po' diverso è il caso della Francia, per cui abbiamo visto qualche piccolo progresso, ma più lento o inferiore rispetto a quelli di altre nazioni, proprio perché è una classifica relativa. Questo ha fatto sì che la Francia abbia perso la sua posizione nella parte sinistra della classifica, se vogliamo utilizzare un gergo calcistico.
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