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25/05/2016

economia

Brasile: e' solo un arrivederci, Dilma?

Secondo gli esperti di Amundi, anche nel caso in cui la Rousseff venga destituita, i guai non sono finiti. Temer e il suo governo dovranno far uscire il Paese dalla recessione anche se non dispongono di alcun margine di manovra monetaria o fiscale

Dopo oltre venti ore di riunione, il Senato ha finalmente emesso il verdetto. Dilma Rousseff è stata sospesa con 55 voti a favore e 22 contrari per un minimo di sei mesi (180 giorni) o più (ovvero fino alla fine del mandato se verrà destituita dalla Corte Suprema). Questo voto mette la parola fine a oltre sei mesi d'instabilità politica iniziati quando l'allora Presidente della Camera, Eduardo Cunha, rimosso dal suo incarico la scorsa settimana perché accusato di corruzione, ha presentato la domanda di stato in messa d'accusa della Presidente.
Questa decisione dovrebbe essere accolta favorevolmente dai mercati, perlomeno in una prima fase. Anche se l'attuale Presidente ha la possibilità di difendersi davanti alla Corte Suprema, le sue chance di ritornare al potere appaiono esigue. Non è comunque detta l'ultima parola!
Qualunque cosa accada, anche nel caso in cui la Rousseff venga destituita, i guai non sono finiti per il Brasile. Infatti il sostituto della Rousseff, l'attuale vice-presidente Michel Temer, dovrà affrontare un compito ingrato. Da un punto di vista politico, dovrà creare un governo di unità nazionale, una missione delicata perché numerosi membri del suo partito, il PMDB, tra cui lo stesso Cunha, sono sotto inchiesta per corruzione.

Inoltre, i sondaggi indicano che la stragrande maggioranza dei brasiliani preferirebbe una soluzione della crisi politica che passasse da nuove elezioni piuttosto che da un impeachment.
Da un punto di vista economico, le sfide sono altrettanto impegnative, se non addirittura più complesse. Temer e il suo governo dovranno far uscire il Paese dalla recessione anche se non dispongono di alcun margine di manovra monetaria o fiscale. Il tasso d'inflazione annuo (9,3%), anche se in discesa, rimane comunque superiore al limite massimo del target fissato dalla BCB (6,5%), nonostante un tasso d'interesse di riferimento del 14,25%. Inoltre, il deficit pubblico supera ormai il 10% del PIL, e ciò significa che il debito si aggirerà probabilmente intorno all'80% del PIL alla fine del 2016. Infine, per impedire al real di scivolare ulteriormente, il nuovo governo dovrà conquistare la fiducia degli investitori internazionali. Se saranno fatti degli annunci riguardo alla politica monetaria e fiscale, potremmo assistere a un mercato compratore. Questi annunci dovranno però essere seguiti dai fatti.
Un consolidamento fiscale massiccio, nel momento stesso in cui sta aumentando la disoccupazione, potrebbe non essere ben accolto dall'opinione pubblica e suscitare nuove proteste.


Inoltre potrebbe anche pregiudicare le possibilità di Temer di essere eletto quando si tornerà alle urne per scegliere il nuovo Presidente (anche se lui ha detto più volte di non volersi candidare, rischierebbe così di non avere chance) o perlomeno quelle del suo partito. Resta da vedere cosa sceglierà di fare Temer: rimettere insieme i pezzi dell'economia del suo Paese oppure mantenere intatte le chance del PMDB di salire al potere durante le prossime elezioni?


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