Cresce nel primo trimestre la fiducia dei consumatori italiani
Fantasia (Nielsen Italia): l'innovazione nei punti di vendita è premiante. I negozi che hanno introdotto servizi aggiuntivi e garantito una shopping experience più piacevole hanno registrato, una crescita del fatturato del +6,9% (-1,3% il trend per tutti gli altri)
Nel primo trimestre del 2016 l'indice di fiducia degli italiani si attesta a quota 59, in crescita di due punti rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (57 punti), pur se in contenuta decrescita se raffrontato con l'ultimo trimestre dello scorso anno (61). È questo il primo dato emerso dallo studio condotto da Nielsen e presentato durante Linkontro, l'annuale appuntamento dedicato alla business community dei consumi.
La fiducia degli italiani, quindi, si mantiene in territorio positivo, proseguendo il trend di incremento a partire dal picco negativo toccato nel dicembre 2012 e ritornando ai livelli intorno ai 60 punti, analogamente ai valori che si registravano dal 2008 al 2010. Rispetto al contesto europeo, che fa registrare un dato medio della fiducia pari a 81 punti, ci sono tuttavia ampi margini di miglioramento, soprattutto rispetto ai Paesi trainanti l'economia come Germania e Regno Unito, entrambi a quota 97. Tra i soggetti principali dell'Unione Europea, seguono Spagna (74) e Francia (64).

Per ciò che concerne la percezione della posizione lavorativa, è in discesa la quota di quanti dichiarano di esserne preoccupati (19%, -9 punti vs. primo trimestre precedente). La percentuale è da leggersi nell'ambito di un miglioramento dello scenario economico a livello nazionale e la leggera riduzione dei tassi di disoccupazione. Analogamente, si registra una diminuzione di chi ritiene pessimo lo stato delle finanze personali (73%, -2 punti), così come il decremento di quanti non giudicano il momento presente adatto per fare acquisti (79%, -3 punti). Nonostante questi segnali positivi, la porzione del campione che afferma di rimanere senza soldi dopo le spese essenziali rimane consistente (24%, 1 su 4). Dal punto di vista dell'atteggiamento verso consumo/risparmio, risalta anche un calo generalizzato nelle decisioni di tagliare le spese su diverse voci di consumo.

Un ulteriore segnale di positività è il dato della percentuale di quanti dichiarano che il presente è il momento giusto per fare nuovi acquisti: sono il 20%, facendo registrare un incremento di 3 punti rispetto al primo trimestre 2015 e di 2 punti se raffrontato con la quota del periodo ottobre-dicembre dello scorso anno. Il dato si colloca in linea con l'opinione degli intervistati che dichiarano di volere risparmiare dopo le spese essenziali, al 35% rispetto al 37% di un anno fa. Emerge dunque un maggiore orientamento alla spesa, nonostante resti elevata la propensione al risparmio degli italiani rispetto agli altri Paesi del Continente.
In merito ai fatturati della distribuzione al dettaglio, emergono indicatori di generale stabilità. Se il 2015 si è chiuso con un dato lievemente positivo (+0,1%) sull'anno precedente, nel periodo gennaio-aprile 2016 il dato è negativo (-1,1%). Inoltre, l'analisi dei consumi delle famiglie fa emergere forti differenze sia a livello geografico, sia per fasce di reddito, sia per età. Infatti, se nell'ultimo anno la spesa delle famiglie nel complesso ha fatto registrare una variazione percentuale pari a zero, tuttavia si rileva che il segmento famiglie a basso reddito ha tagliato le spese del 9,1% mentre le famiglie a reddito medio e alto le hanno incrementate rispettivamente del 2,2% e del 3,5%. Al Sud la variazione è stata negativa, pari a -1,9% mentre al centro nord si registra un +0,7%.
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