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08/06/2016

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Toso (Swift): la Blockchain non e' solo una tecnologia per le banche

La tecnologia, consentendo lo scambio di dati validati e condivisi con controllo crittografico, potrebbe ridurre significativamente i costi del processing e permetterebbe un abbattimento sostanziale di costi e rischi per molti altri servizi finanziari

Le trasformazioni tecnologiche e strutturali che stanno investendo il settore finanziario e bancario richiedono un approccio sempre più collaborativo da parte degli operatori, anche per quanto riguarda la tecnologia del momento, la Blockchain, e le sue applicazioni nel sistema finanziario.
Di questo ed altro abbiamo parlato con Erika Toso Head of Italy and South East Europe di SWIFT, in occasione del Business Forum organizzato a Milano da SWIFT, dal titolo "Costruiamo il futuro: Innovazione, trasformazione e la banca di domani".
SWIFT è una società cooperativa, leader nel mondo nell'offerta di servizi per la messaggistica in campo finanziario. Fornisce una piattaforma per lo scambio di informazioni finanziarie, oltre a prodotti e servizi per l'accesso, l'integrazione, l'identificazione, l'analisi e la compliance. SWIFT serve più di 11.000 istituzioni finanziarie e aziende in oltre 200 Paesi, per lo scambio di milioni di messaggi finanziari standardizzati.

Quale potrebbe essere, in sintesi, una definizione di Blockchain?

E' una tecnologia a supporto del distributed ledger (ndr: contabilità distribuita).

Parliamo di fatto di un data base condiviso, senza controllo o supervisione, di cui diverse entità possono entrare a farne parte.

Quali evidenze emergono dallo studio Swift?

Sicuramente Blockchain è una tecnologia disruptive. Ma essa di per sé non è l'unica tecnologia di quello che chiamiamo tecnicamente come il distributed ledger. Come evidenziato da Alistair Milne, Professore di Economia Finanziaria, Università di Loughborough, si sta ormai parlando di un data base, enorme, condiviso e con determinate caratteristiche. La Blockchain può quindi essere disruptive nel suo utilizzo. Anche perché non è solamente finalizzata al settore finanziario, poiché può essere utilizzato nella registrazione dei cittadini, nelle aziende e in tantissime altre aree e settori. Dipende sempre dal modo in cui viene applicata. Abbiamo visto che in realtà, quando si cambia di cambiamenti di processo, solo il 20% sono da imputare alla tecnologia mentre il rimanente 80% si riferisce proprio al processo stesso. In termini di applicazione pratica della tecnologia Blockchain per le banche e gli istituti finanziari, lo studio ha inoltre osservato come molti dei vantaggi auspicati potrebbero essere ottenuti attraverso soluzioni relativamente più semplici, per esempio, ridurre i costi di riconciliazione tra le parti dovuti alla registrazione dei dati in fase di scambio attraverso un registro condiviso bilaterale.


Nel corso del convegno, Milne ha illustrato come la tecnologia Blockchain abbia sì il potenziale per rivoluzionare il settore ma, perché si possa beneficiare pienamente dei vantaggi che ne derivano, sono necessari forti investimenti di tempo e risorse da parte delle istituzioni finanziarie, nonché un supporto regolatorio attivo che consenta di ridefinire i processi di business, a fronte di ritorni relativamente limitati nel breve termine. La tecnologia Blockchain, consentendo lo scambio di dati validati e condivisi con controllo crittografico, potrebbe ridurre significativamente i costi del processing sul mercato secondario, oggi pari, a livello globale, a 40 miliardi di dollari annui e più. Permetterebbe inoltre un abbattimento sostanziale di costi e rischi per molti altri servizi finanziari. Tuttavia, in questo momento potrebbero crearsi aspettative non realistiche, al punto da credere che il Blockchain possa di per sé sopperire alla necessità di una trasformazione coordinata dei processi di business. Lo studio dello SWIFT Institute dimostra che, per una piena applicazione del Blockchain, è indispensabile una radicale ridefinizione dei processi di business trasversalmente a tutti gli operatori che trattano valori sul mercato.


Ma torniamo a Toso.

Quanto la Blockchain può influire sui processi aziendali?

Credo grandemente. Quello che le Fintech Company ci insegnano sono due lezioni fondamentali. La prima è che non si può parlare di tecnologia o sue applicazioni senza aver ben identificato qual è il problema che si sta cercando di risolvere. Se non lo si identifica, il rischio è quello di produrre una soluzione che non è una soluzione, ma che è semplicemente un altro problema. Secondariamente le Fintech - alcune delle quali utilizzano già la tecnologia Blockchain (ma non tutte, tenendo conto che non è l'unica tecnologia utilizzabile) - ci hanno insegnato che occorre tenere il consumatore al centro, poiché proprio quest'ultimo oggi ha le leve del comando. I cambiamenti che le istituzioni finanziare oggi devono fronteggiare sono in continua evoluzione. Dai mutamenti strutturali dello scenario bancario, alle possibilità della tecnologia Blockchain, dall'innovazione nel mondo dei pagamenti, al cybercrime e alle evoluzioni nel mondo titoli e corporate-to-bank.


 Secondo Milne, "la sfida di utilizzare il Blockchain nei mercati finanziari non consiste solamente nel dimostrare la fattibilità da un punto di vista tecnologico, ma anche nel raggiungere una vera collaborazione a livello settoriale per ridisegnare i processi di business degli operatori. Il passaggio a un modello basato sul Blockchain offre l'opportunità di armonizzare tali processi all'interno del settore e potrebbe anche risolvere molte delle storiche inefficienze del processing sul mercato secondario. Tuttavia, per cogliere davvero i benefici del Blockchain è necessaria una piena adesione di tutte le parti in gioco, comprese le autorità regolatorie".
Ritorniamo a parlare con Toso,

Che differenze ci sono a livello di obblighi tra un sistema finanziario tradizionale e una Fintech?

Sappiamo che le banche devono tradizionalmente sottostare ad una regolamentazione molto stringente, obblighi di compliance, audit di screening, e devono quindi investire molto in questa serie di controlli. Di fatto ci sono alcune fintech che non essendo classificate come banche non sono assoggettate agli stessi obblighi.


Per questo qualche volta ci si chiede se veramente le banche e le fintech che operano all'interno dello stesso settore finanziario non si possa parlare di un plain level field, cioè se siamo in competizione sulla stessa base.

Come Swift che novità vi aspettate per il 2016?

La nostra azienda ha piani strategici quinquennali e all'inizio di quest'anno abbiamo lanciato Swift 2020, di fatto la nostra nuova strategia. Questa identifica tre aree fondamentali nelle quali Swift è ritenuta rilevante e nelle quali continueremo ad operare. La prima è il nostro core business: una rete in cui trasmettiamo i dati finanziari. Questa per definizione deve essere sicura e a valore aggiunto.
La seconda area sono le Market Infrastuctures, ovvero lavoriamo con le ACH, le central Security Depositaries, le banche centrali per riuscire a standardizzare e automatizzare quelli che chiamiamo i flussi da uno a molti.
E terza, la compliance, che è uno dei nostri pilastri strategici, dove cerchiamo di pensare a soluzioni condivise che le banche possono adottare principalmente per riuscire a rendere più efficiente e meno costoso il costo della compliance stessa.


E anche più sicure nella lotta contro il cybercrime finanziario.
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