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15/06/2016

economia

Cosa sceglie chi decide dove e in cosa investire?

Giannico (Raiffeisen Capital Management): da una nostra indagine emerge che promotori finanziari e private banker preferiscono fondi flessibili e fondi a cedola e puntano sui piani di accumulo per limitare la volatilità

Quali sono le scelte che predilige in questo momento di congiuntura chi deve scegliere tra le varie asset class per soddisfare le richieste di una clientela esigente ma anche con qualche perplessità, visto l'andamento dell'economia mondiale? Per rispondere a questa domanda Raiffeisen Capital Management ha presentato i risultati dell'indagine che ha coinvolto i 970 promotori finanziari, private banker e operatori bancari di tutta Italia.
"L'indagine - ha commentato Donato Giannico, Country Head per l'Italia di Raiffeisen Capital Management - è stata l'occasione per fare il punto sullo scenario attuale e per comprendere più a fondo l'approccio verso le diverse asset class, e le preferenze in termini di tipologie di fondi comuni dei promotori finanziari e private banker cui ci rivolgiamo".

Tipologie di fondi: prevalgono flessibili e fondi a distribuzione

Fondi flessibili e fondi a distribuzione di cedola sono le tipologie di prodotti che piacciono di più a promotori finanziari e private banker che hanno partecipato al roadshow di Raiffeisen Capital Management.

In particolare, i fondi flessibili sono utilizzati da 7 operatori su 10 (il 72% degli intervistati), mentre i fondi a distribuzione di cedola sono utilizzati da oltre 6 operatori su 10 (il 64% dei partecipanti all'indagine). Come si evidenzia nei grafici che seguono, l'indagine ha poi approfondito in che percentuale queste tipologie di fondi sono inserite nei portafogli dei clienti.
Dall'indagine emerge l'ampio uso di fondi flessibili e fondi a cedola: il 54% dei promotori e private banker che usa fondi flessibili, li inserisce in portafoglio con percentuali variabili tra il 25 e il 75%, e il 46% dei promotori e private banker che utilizza fondi a cedola li utilizza nei portafogli dei clienti con percentuali variabili tra il 25 e il 75%.
Accanto alle prime due categorie di fondi, emerge inoltre l'uso dei fondi convertibili (39% degli intervistati) come strumento di diversificazione. Tra gli intervistati che dichiarano di utilizzarli, il 73% li inserisce nei portafogli dei clienti con una percentuale massima del 10%.

Fondi a distribuzione di cedola: criteri di selezione

Per approfondire ulteriormente il tema dei fondi a cedola, ancora molto apprezzati dagli investitori a causa del basso livello dei tassi di interesse, Raiffeisen Capital Management ha chiesto ai partecipanti al Roadshow, quali siano i criteri che determinano la scelta di un fondo a distribuzione di cedola.


Escludendo le performance, la casa di gestione (35% delle preferenze) è risultato il fattore determinante nella selezione dei fondi a distribuzione, seguito dalle caratteristiche della cedola distribuita: cedola fissa predeterminata (20%), percentuale della cedola (17%), frequenza della cedola (13%).

Piani di accumulo per contrastare la volatilità

L'ultimo tema toccato dall'indagine riguarda i piani di accumulo: con che intento sono proposti da promotori finanziari e private banker? Qual è la durata media richiesta dai clienti?
Dall'indagine emerge che la maggioranza degli operatori (il 64% degli intervistati) propone il piano di accumulo come uno strumento diretto a limitare la volatilità dei mercati; tre operatori su dieci (il 32%) lo propongono come un metodo di risparmio mirato alla realizzazione di progetti futuri, mentre solo il 3% dei promotori finanziari e private banker intervistati dichiara di non utilizzare piani di accumulo per i propri clienti.

Mercati: per promotori e private banker i rischi arrivano da crisi geopolitiche e petrolio

Per finire, Raiffeisen Capital Management ha chiesto a promotori finanziari e private banker quali sono, attualmente, i principali rischi sui mercati finanziari.



Secondo quanto emerso dalle risposte dei partecipanti al Roadshow primaverile, i timori principali riguardano le crisi geopolitiche in atto a livello globale (40%), seguiti dai rischi relativi all'andamento del petrolio (20%), dalla recessione in Cina (17%) e dalla politica della FED (16%).  


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