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27/07/2016

economia

Materie prime al rialzo, ma il petrolio ondeggia come uno yo-yo

Hansen (Saxo Bank): le commodity hanno visto un aumento del 10% da gennaio. Caffè e cotone i principali driver, bene il rame, ma gli energetici sembrano aver esaurito la loro spinta. Solida la domanda di oro

Il Bloomberg Commodity Index, che traccia la performance delle 20 principali materie prime, equamente divise tra energia, metalli e agricoltura, continua a mostrare un incremento del 10% dall'inizio dell'anno. Tuttavia, alcuni settori, in particolare quello dell'energia, si sono in parte lasciati andare nelle ultime settimane, mettendosi in pausa dopo aver esaurito il combustibile con i rally di petrolio e gas naturale.
I metalli industriali sono supportati dalle aspettative di uno stimolo che potrebbe provenire dalle banche centrali e dai segnali di stabilizzazione dell'economia cinese nel secondo trimestre. Il rame ha guidato il movimento, ma i dati hanno dimostrato che il rally è stato principalmente causato da ribilanciamento di posizioni short, con gli operatori esitanti sull'assumere posizioni aggressive sul lungo termine.

Cotone e caffè

I forti guadagni di caffè e cotone sono stati i principali driver della buona performance del settore. Il cotone è stato potenziato dal downgrade più basso degli ultimi cinque anni delle scorte mondiali da parte del USDA e dalle preoccupazioni legate alle condizioni climatiche degli Stati americani che lo producono.

I prezzi del caffè hanno raggiunto il punto più alto degli ultimi 16 mesi a causa della diminuzione degli approvvigionamenti per tempo avverso dei chicchi di Robusta e Arabica di regioni di produzione chiave in Vietnam e Sud America. Ulteriore sostegno è arrivato da uno sciopero degli autotrasportatori in Colombia, che ha comportato un crollo del 50% delle spedizioni di luglio.
Il petrolio greggio, che ha raggiunto il suo punto più alto circa cinque settimane fa dopo aver raddoppiato dal minimi di inizio anno, è stato negoziato senza variazioni durante la settimana. Nel frattempo, tuttavia, il mercato si è trasformato in uno yo-yo a causa del braccio di ferro tra le aspettative di breve e di lungo periodo che hanno creato una certa volatilità. Questo avviene anche perché stiamo entrando nel picco della stagione estiva, dove la liquidità diminuisce e i dealing desk sono sempre più deserti.
I metalli preziosi stanno prendendo fiato, con l'oro ridimensionato per la prima volta in sette settimane. Il periodo di avvicinamento e quello immediatamente successivo al voto Brexit hanno innescato un forte aumento della domanda di metalli preziosi e alcuni fattori alla base di questi movimenti stanno perdendo vigore per l'ingresso in una fase di sano consolidamento.



Il tiro alla fune del greggio

Il greggio si è posizionato in livelli molto ampi dopo aver toccato il picco massimo il 9 giugno. Il processo di ribilanciamento, supportato da diverse interruzioni di fornitura nel mese di maggio, è stato rallentato. Attualmente, il mercato è in balia del tiro alla fune tra la debolezza del breve periodo e i fondamentali di lungo termine che supportano la domanda.
L'International Energy Agency ha messo in evidenza queste due forze opposte nell'ultimo report mensile. Pur assistendo ad una stabilizzazione del mercato, ha infatti espresso preoccupazioni sulle alte scorte di greggio che potrebbero diventare una minaccia per la stabilità. Riguardo all'aumento delle scorte, ha dichiarato: "Nonostante le scorte stiano raggiungendo il massimo livello, sono già a livelli talmente elevati, specialmente nel caso di prodotti per i quali la crescita della domanda è rallentata, che continuano a smorzare il prezzo del greggio".
Le scorte americane di benzina e diesel rimangono ostinatamente alte. Abbiamo assistito a simili sviluppi in tutto il mondo, specialmente in Europa e ora anche in Asia.


Mentre ha ridotto l'importazione di greggio in giugno, la Cina ha aumentato del 10% l'esportazione di petrolio raffinato toccando il secondo record più alto.
La domanda deve rimanere forte per ridurre l'eccesso di scorte di prodotto. Qualsiasi sorpresa negativa dal lato della domanda potrebbe comportare una correzione del prezzo più profonda delle aspettative nei prossimi mesi.
Tuttavia, i fondamentali di lungo periodo sono di grande supporto al prezzo, poiché è indubbio che il gap di investimento attualmente presente nel settore potrebbe peggiorare se il greggio rimanesse al di sotto dei $50/barile per un periodo più lungo. Quanto più aumenta il tempo necessario per ridurre l'eccesso di offerta, tanto più aumenta il rischio di un movimento brusco più alto nel momento in cui questo si verificherà.
Prima di raggiungere il picco di $51,60/barile il 9 giugno, gli hedge funds erano già stati venditori attivi di greggio WTI (e Brent) da aprile.
In seguito al voto per la Brexit, i venditori hanno ripreso vigore e nel corso delle due settimane successive, fino al 5 luglio, la combinazione di posizioni nette lunghe di WTI e Brent si sono ridotte di circa 100.


000 lotti. L'aumento di posizioni corte ha reso il mercato più propenso a movimenti di forte recupero, sull'assunto che gli speculatori sono di gran lunga più focalizzati sul breve periodo e più avversi al rischio rispetto a coloro che tengono posizioni lunghe.
Il greggio rimane all'interno del range con il rischio di breve periodo orientato al ribasso. Una discesa sotto i $44,50 potrebbe comportare un supporto per il WTI a $42,50 ma riteniamo improbabile un ritorno a $40 poiché i prezzi più deboli si incontreranno con la domanda di investitori di lungo termine.
Un rally di sette settimane dei metalli preziosi ha subito un arresto con le correzioni verso il basso sia di oro che di argento. La dissolvenza del rischio legato alla Brexit e un report dell'occupazione USA migliore del previsto hanno supportato la crescita dei rendimenti di azioni e obbligazioni. Dopo aver registrato un doppio massimo di $1.375/oncia questi sviluppi, sebbene in parte compensati dalla debolezza del dollaro, hanno contribuito a portare ad un consolidamento sano dell'oro dopo l'impennata delle ultime settimane.
Con ogni probabilità gli hedge funds sono stati i principali venditori, esattamente come è successo in maggio, quando il record di posizionamenti long è stato ridotto di un terzo.


Nelle cinque settimane successive sono diventati nuovamente compratori aggressivi. Le posizioni lunghe nette hanno raggiunto 287.000 lotti nella settimana del 5 luglio, circa 53.000 lotti al di sopra del livello del periodo di maggio in cui si erano verificate dei tagli.
Finora il ritracciamento è stato relativamente debole con l'oro che ha trovato un supporto iniziale a $1.328/oncia, un ritracciamento del 38% legato al rally post Brexit. Il supporto principale tuttavia è leggermente più basso verso un break di $1.300 e potrebbe scendere ulteriormente a $1.275/oz.
Anche il rapido e continuo incremento di domanda per prodotti negoziati in borsa sostenuti dall'oro ha subito un arresto con un decremento di 6 tonnellate. Questi numeri, tuttavia, impallidiscono di fronte all'aumento di 132 tonnellate delle quattro settimane precedenti.
La mancanza di accelerazioni nella generazione di profitto, dato il considerevole aumento delle posizioni lunghe a partire da maggio, è un segnale del fatto che la domanda di oro rimane solida. Sarà necessaria una correzione maggiore di quella che abbiamo visto finora per scuotere gli investitori e farli uscire dalla loro attuale convinzione rialzista.



Stiamo per entrare nella stagione degli utili degli Stati Uniti e mentre i trader guardano le azioni come le nuove obbligazioni nel senso di ottenere rendimenti (dividendi), rimaniamo indifferenti nei confronti del recente rally azionario. Sulla base del fatto che i rendimenti dei titoli rimarranno bassi nel breve termine, riteniamo che non ci siano motivazioni per modificare la nostra visione rialzista sull'oro. Dopo un periodo di stabilizzazione, riteniamo che l'oro possa raggiungere il nostro target di $1.400/oz.

Ole Hansen, Head of Commodity Strategy, Saxo Bank


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