Azionario USA: il rischio sistemico da cui guardarsi
Knutzen (Neuberger Berman): l'intero mercato tiene d'occhio i titoli americani ed i dati fondamentali che li alimentano in cerca di segnali. Questo suggerisce anche che gli utili Usa sono molto più a rischio rispetto al livello dell'indice S&P 500
La bassa volatilità ha caratterizzato molto del 2016. Dall'11 marzo abbiamo avuto soltanto 12 sessioni con un rialzo superiore all'1% malgrado vari esperimenti delle banche centrali, un tentativo di colpo di Stato in Turchia, l'impeachment del Presidente del Brasile e la Brexit.
E il divertimento non finisce qui. Prima della fine del 2016 conosceremo il risultato delle elezioni presidenziali americane, quelle che hanno più diviso degli ultimi tempi. Dovremo affrontare un voto in Italia che doveva servire a semplificare il governo ma che si è tramutato in un referendum sul governo Renzi.

Entrambi questi appuntamenti sono a breve scadenza ed hanno tutte le carte per produrre risultati profondamente scomodi al mercato. La stagione delle trimestrali potrebbe deludere nuovamente e la Fed potrebbe decidere per il secondo rialzo dei tassi, così a lungo atteso. In mezzo a tutto questo, gli asset hanno corso oltre gli utili futuri: la volatilità è bassa, i rendimenti obbligazionari sono bassi e l'azionario, almeno negli Usa, è ai massimi.
Vorrei riflettere sui livelli di correlazione che si associano alla bassa volatilità.
Il nostro team quantitativo ne dipinge un quadro molto efficace attraverso l'analisi dei mercati ad albero. Queste rappresentazioni grafiche mostrano le diverse asset class come cerchi uniti tra loro da linee che rappresentano vettori di correlazione: quando i grafici somigliano a catene o file di perle, i mercati non sono molto correlati a nessun fattore di rischio sistemico.
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