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09/11/2016

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BuzzMyVideos: la start up che punta a diventare la nuova Disney Co.

Paola Marinone: puntare in alto, rivisitare costantemente il business plan e avere una visione di ampio respiro

Si parla tanto di start up, di nuovi modelli di business, di nuovi media e nuovi linguaggi. Abbiamo intervistato Paola Marinone, CEO e co-foufer di BuzzMyVideos.com per capire come si fa a creare un progetto di respiro internazionale operando solamente, ma per il momento, nei nuovi media. Come'è nata l'idea?

L'idea di BuzzMyVideos nasce dall'esperienza fatta a Youtube. Con la mia socia, Bengu Atamer, abbiamo lavorato fianco a fianco a Dublino, a Londra e in Sud America per dodici anni e ci siamo resi conto che stava nascendo la rivoluzione del mondo dell'entertainment e i trasformava in un'industria. Quella che era l'Hollywood 1.0, per cui il mondo premium della produzione e distribuzione dei contenuti in realtà non era l'unica industry dell'entertainment. Ci siamo resi conto che stava nascendo la Hollywood 2.0 con Youtube. In pratica, con la tecnologia e questa nuova piattaforma che creavano una nuova forma di creazione di contenuto da un lato, e un nuovo utilizzo del contenuto dall'altro.

Il contenuto è re?

Come utenti, tutti consumiamo sempre più contenuti, ovunque e su qualsiasi tipo di device, sul telefonino piuttosto che con il tablet, la TV e computer. Volgiamo sempre nuove forme di contenuto. Da lì nasce l'idea di creare un network internazionale di contenuti che ora si sta trasformando in una new media company a livello globale dove il contenuto e i content creators (pensiamo agli youtubers e su altre piattaforme come Twitter, Facebook, Instagram, Vime e via di seguito) possono creare un'audience globale. E aiutare i content creators a crescere a livello nazionale e internazionale con i propri contenuti attraverso la tecnologia, l'utilizzo dei dati, l'analisi degli stessi e la distribuzione, ma soprattutto la monetizzazione.
In questo ambito, lavorare con i brand a livello nazionale e internazionale per fare sì che possano nascere nuove forme di advertising, come per esempio il native advertising, dove il contenuto ha al suo interno un prodotto, una menzione di un prodotto o di un brand. Questa è una grossa opportunità per le aziende perché arrivano direttamente alla propria audience in maniera diretta e creano moltissima engagement.



Qual è la vision?

Quello che abbiamo voluto fare, dal primo giorno: un network internazionale che permettesse di realizzare questa nuova rivoluzione disruptive nel mondo dell'entertainment, guardare nel lungo periodo e far sì che, non solo diventasse un fenomeno, ma diventasse una grossa opportunità di business per tutte le fasi della catena del valore e potevamo realizzarlo attraverso la tecnologia.

Per una startup, lungo periodo cosa significa?

In realtà noi guardiamo all'opportunità della nuova industria che sta nascendo e prendiamo come esempio quello che era Walt Disney nel secolo scorso. Disney disegnava fumetti e se guardiamo la Disney Company ora stiamo parlando di un'industria enorme. Quello che noi guardiamo è proprio quello che accadrà nei prossimi 50-100 anni perché il contenuto continuerà ad evolversi e la tecnologia continuerà ad evolversi. Il nostro claim è "Engage the audience wherever they are whenever they want". Non c'è un limite sul tipo di piattaforma o sul tipo di modalità di utilizzo del contenuto.


La visione è veramente di lungo periodo, ma ovviamente c'è la parte di execution che deve essere tangibile anno dopo anno.

Come si fa a creare un piano industriale per una startup di questo tipo e con queste ambizioni?

Abbiamo un piano industriale di tre anni, che però rivisitiamo ogni sei mesi perché nascono nuove piattaforme che non puoi nemmeno immaginare in anticipo. Per eesmpio, nessuno immaginava Snapchat, ma quando arriva non puoi coglierne le peculiarità e opportunità. Bisogna essere prontissimi a cambiare la strategia e l'execution in base alle carte che sono in tavola in quel momento.

Ritorniamo al contenuto: quanto conta e come viene riproposto?

Noi al momento abbiamo, attraverso il nostro network, abbiamo oltre 500.000 contenuti in tutte le lingue. Si passa dall'argomento beauty all'argomento bike, dallo sport alla cucina. I dati sui fruitori li abbiamo in real time e possiamo distribuire il contenuto anche con la nostra piattaforma BuzzBroadcast nelle piattaforme presenti al momento.

Lato aziende: come lavorate?

Lavoriamo certamente con i centri media, ma allo stesso tempo con i brand che vogliono conoscere direttamente l'opportunità.


E la cosa interessante è che l'opportunità c'è sia per i grossi brand ma anche per quelli meno mainstream o estremamente targetizzati. Il bello delle piattaforme in generale è che si possono trovare nicchie estremamente targetizzate ed estremamente importanti per il ritorno dell'investimento del cliente. Per questo motivo, aziende PMI con budget interessanti di marketing ma che magari non passano da un centro media, possono trovare delle audience targetizzatissime su varie piattaforme attraverso il native advertising oltre alle forme di pubblicità classiche. Soprattutto, lavorando con la nostra tecnologia possono avere in real time tutti i risultati delle loro campagne. Questo è fondamentale, perché nel mondo del native advertising al momento è poco presente la parte di reportistica per capire l'investimento di marketing è stato effettuato correttamente. Noi offriamo una serie di strumenti live che permette di capire quali sono, non solo gli utenti e i tempi di visualizzazione, ma anche tutto il mondo dell'engagment e quanto muovo traffico parlando del prodotto attraverso una campagna di native advertising. Abbiamo studiato, tra l'altro, che l'engagement che viene creato attraverso gli youtubers è molto più alto, in media ma a seconda dei vari vertical, di quello che viene creato dai brand quando parlano direttamente con la loro audience.




E i brand Italiani sono pronti?

Abbiamo studiato i primi 10 brand in Italia, e a parte due brand che avevano circa 1% di engament rate, tutti gli altri avevano 0.00 qualcosa, quando gli youtubers hanno in media il 10% di engagement rate: stiamo parlando di una differenza di diversi ordini di grandezza. Diamo la possibilità ai brand di capire tutte queste informazioni che sono fondamentali per prendere delle decisioni di investimento in termini di advertising. Non è necessario avere a disposizione grandissimi budget di investimento, si può iniziare anche con poco che però hanno una tracciabilità a livello di ROI estremamente elevata.  


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