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21/12/2016

marketing

FederModa e Fashion & High Street Report: il brand Milano e' ancora solido

Vendite del dettaglio moda e vie commerciali: il capoluogo lombardo leggermente meglio del resto d'Italia in uno scenario che, comunque, si caratterizza per la mancanza di slancio della ripresa

Il brand Milano va un po' meglio del resto d'Italia nelle vendite moda e con una serie di vie commerciali al top per valore. E' quanto emerge dal "Fashion & High Street Report" di Federazione Moda Italia, illustrato dal presidente FederModaMilano e Federazione Moda Italia Renato Borghi presso Confcommercio Milano.
"Fashion & High Street Report" nasce dalla collaborazione con World Capital Group per i dati sul settore immobiliare e la collocazione delle vie commerciali; con Osservatorio Acquisti CartaSi per il monitoraggio degli acquisti con carte di credito degli italiani nei negozi di moda; con Global Blue per l'andamento degli acquisti degli stranieri; con la Camera di Commercio di Milano per il saldo nati-mortalità delle imprese del dettaglio moda.

"Fashion & High Street Report": i dati

E' altalenante l'andamento delle vendite in valore registrato da Federazione Moda Italia sulle aziende associate nei primi otto mesi del 2016: con un segno meno, - 1,8%, in Italia rispetto al 2015.

Meglio a Milano e in Lombardia per le imprese associate con un +0,3% rispetto al dato medio nazionale. Il dato sugli acquisti degli italiani con carta di credito nei negozi moda rilevato dall'Osservatorio Acquisti CartaSi nei primi otto mesi del 2016 è migliore, registrando in Italia un incremento di circa l'1,3% complessivo rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e a Milano un +3,2%.
I punti vendita associati rilevati da FederModa sono in particolare i multi-brand mentre nei dati CartaSi sono compresi anche i mono-brand.
Dal "Fashion & High Street Report" si rileva come il segno sia positivo per abbigliamento (+1,7%), accessori (+5,4%), articoli sportivi (+3,3%) e pelletterie/valigerie (+0,7%). Negativo per calzature (-5,2%) dove è forte per il dettaglio tradizionale la concorrenza del canale di vendita online, e pellicceria (-8,1%).
"I dati dell'andamento del nostro settore - commenta Borghi - sono in linea con un contesto economico in cui l'elemento predominante continua ad essere la mancanza di slancio della ripresa, nonostante qualche timido segnale sembra arrivare dall'incremento, nell'ultimo trimestre, dello 0,3% del Pil.

Un segnale positivo che, se confermato a fine anno, vedrà presumibilmente una crescita dello 0,8% per il 2016. Il dettaglio, tuttavia, beneficerà dei presumibili effetti positivi soltanto in un secondo momento".
Nati-mortalità delle imprese (dati Camera di Commercio di Milano): anche in questo caso, pur in presenza di un dato negativo, Milano si comporta leggermente meglio del resto d'Italia: 2.841 le imprese del dettaglio moda attive al 30 giugno 2016, erano 3.054 nel 2012 (- 7%). Il dato italiano è 125.569 al 30 giugno rispetto a 137.001 nel 2012 (- 8,3%): sette negozi al giorno in meno - rileva FederModa - nelle nostre strade. Un dramma anche sul piano occupazionale, con oltre 2.600 posti di lavoro persi. Tuttavia il nostro Paese - evidenzia FederModa - mantiene, rispetto al resto d'Europa, la sua peculiarità con una percentuale di penetrazione del dettaglio tradizionale multibrand di qualità (27,7%) superiore a quella degli altri Paesi (più vicina all'Italia è la Spagna con il 27%).
Transazioni tax free, in valore, degli stranieri (dati Global Blue): nei primi 6 mesi del 2016 in Italia sono in calo del 7% rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente.


Meglio anche questa volta Milano con un segno negativo inferiore (- 5%). Un dato che preoccupa FederModa: "lo shopping straniero - rileva Borghi - rappresenta, infatti, una boccata d'ossigeno a fronte di un mercato interno che stenta a ripartire. E' un dato che, però, va letto anche alla luce dell'effetto Expo nel 2015". Lo shopping extraUe è prevalentemente cinese (28%) e russo (12%) con i top spender per spesa media che provengono dal Sud-Est asiatico, dai Paesi del Golfo e dagli Usa: Hong Kong (con uno scontrino medio del valore di 1.118 euro), Paesi del Golfo (994 euro), Thailandia (973 euro), Cina (891 euro) e Stati Uniti (882 euro).

Locazioni commerciali: le "high street" di Milano

Ed è in questo contesto che si valorizzano le "high street" milanesi (dati World Capital). Via Montenapoleone è al primo posto della speciale classifica dei canoni di locazione più elevati, raggiungendo i 9.800 euro al metro quadro all'anno (con tempi di vacancy - cioè quanto tempo mediamente un locale di vendita resta sfitto - massimi di 8 mesi) seguita da via della Spiga con 6.500 ?/mq./anno (con tempi di vacancy massimi di 6 mesi).



Al quinto posto c'è corso Vittorio Emanuele con 5.500 euro al metro quadro all'anno (tempi di vacancy massimi di un mese).
In via Dante i canoni di locazione sono di 3.500 ?/mq/anno (tempi di vacancy massimi di 3 mesi); in via Torino di 2.900 ?/mq/anno (tempi di vacancy massimi di 8 mesi); in corso Buenos Aires di 2.100 ?/mq/anno (con tempi di vacancy massimi di 6 mesi); anche in via Manzoni di 2.100 ?/Mq/anno (ma con una vacancy leggermente superiore: 7 mesi); in corso Vercelli di 1.500 ?/mq/anno (tempi di vacancy massimi di 9 mesi)
"Le ?high street' commerciali milanesi, come confermato anche dagli ultimi dati di Global Blue - spiega Borghi - sono sicuramente tra le vie più amate del mondo anche perché raccontano una storia, rappresentano un'icona e permettono ai moltissimi stranieri che raggiungono ogni anno Milano e le nostre città, di portare a casa anche un pezzettino di identità e di cultura, oltre agli ambiti prodotti Made in Italy".
 


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