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29/03/2017

economia

Europa e Giappone tornano al centro della scena

Lanza (Hedge Invest): i tassi saliranno comunque e la ristrutturazione delle banche europee offre molte opportunità. MPS sarà solo la prima

Passato un 2016 in chiaroscuro, quest'anno si ricomincia da uno scenario globale completamente diverso, con le politiche fiscali che ruberanno la scena a quelle monetarie ultra-espansive, con l'inflazione in accelerazione e con una presidenza USA intenzionata a rivoluzionare le politiche economiche statunitense, con provvedimenti pro-crescita che influenzeranno necessariamente sia il mondo emergente che quello sviluppato. Secondo il team dei gestori single manager di Hedge Invest SGR, in questo quadro, l'Europa torna a essere una delle mete di investimento preferibili.
"L'azionario europeo è in ripresa, perché il mercato si è allontanato dal rischio deflazione, e probabilmente sovraperformerà quello statunitense", osserva Marc Chapman, gestore del fondo HI Principia Fund.
Concorda Lorenzo Di Mattia, gestore del fondo HI Sibilla Macro Fund, affermando di aspettarsi che "la ripresa ciclica in atto in Europa sia sostenibile: il Vecchio Continente potrà beneficiare della generale ripresa della crescita globale, partendo da livelli di crescita di economia reale e da utili particolarmente depressi, lontani dai trend medi storici di crescita economica e degli utili".

Quest'anno il gestore non vuole essere ribassista sull'euro anche per "la presenza di un moderato rapporto debito/Pil, il surplus commerciale e le aspettative inflazionistiche di medio lungo che rimarranno inferiori agli USA e al Giappone, oltre che per la possibilità che la BCE riduca il QE".
Tra i potenziali rischi a questo scenario figurano anzitutto gli appuntamenti politici, a partire dalle elezioni in Francia. Saranno proprio le consultazioni francesi quelle più monitorate dai mercati, anche se, come sottolinea Filippo Lanza, gestore del fondo HI Numen Credit Fund, "i tassi sono destinati in ogni caso a salire: se le elezioni in Francia andranno bene, la BCE ridurrà il QE. Se le elezioni in Francia invece premieranno la Le Pen, tutti i bond governativi, ad eccezione di quelli tedeschi, saranno destinati a scendere, con perdite in conto capitale".
Di Mattia, guardando oltre il risultato del voto in Francia, osserva che "nel caso di un esito positivo dalle elezioni francesi - che è il nostro scenario base - e di elezioni italiane rimandate al 2018, il franco svizzero potrebbe scendere molto più dell'euro dato che è stato preso di mira come porto sicuro, quando invece il differenziale dei tassi è negativo e le valutazioni eccessive.

Per quanto riguarda specifici settori, ci aspettiamo ulteriori rialzi soprattutto nel settore bancario". Comparto, questo, nel quale anche Lanza individua le opportunità migliori: "la ristrutturazione delle banche europee offre molte opportunità. MPS sarà solo la prima. Ci saranno delle opportunità da sfruttare, ma non con la strategia buy and hold".
L'Europa sarà anche terra di un'intensa attività di M&A, su tutti i settori, come già accaduto nel 2016, a segnalare "un miglioramento generale del contesto", come sottolinea Chapman. Tutti questi motivi rendono il Vecchio Continente "una destinazione interessante di investimento quest'anno soprattutto per gli investitori liquidi, veloci, che comprendono le implicazioni macroeconomiche, politiche, regolamentari e fiscali sia per i bond che per l'azionario, e sono in grado di sfruttare la volatilità associata a questi fattori", conclude Lanza.
Anche un'altra area geografica rimarrà sotto i riflettori quest'anno: il Giappone, dove, spiega Di Mattia, "Governo e Banca Centrale sono determinati a sfruttare la reflazione, ad esempio mantenendo il rendimento dei titoli decennali a zero.


L'equity giapponese offre probabilmente il più grosso upside, sicuramente fino a quando i problemi politici in Europa non saranno almeno parzialmente risolti. Le banche europee e giapponesi hanno ancora uno spazio di crescita significativo con la reflazione che si svilupperà nel corso dell'anno".
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, invece, le politiche del nuovo Presidente USA riserveranno delle incognite. A vedere il bicchiere mezzo pieno è Di Mattia, secondo il quale il fattore Trump sarà positivo per i mercati: "abbiamo sempre visto Trump come un'opportunità e anche prima dell'esito elettorale eravamo convinti che il suo effetto sarebbe stato più positivo che negativo. La positività sta nel fatto che con Trump c'è anche una maggioranza repubblicana in Parlamento, cosa che non accadeva dagli anni '20. Questo si traduce in alte probabilità - rispetto per esempio a situazioni con un Presidente Democratico non in controllo del Senato o viceversa - che almeno una parte del programma possa essere implementata, diciamo da un terzo ai due terzi. Il che sarebbe sufficiente a stimolare l'economia". Negli Usa, "i tassi sui bond governativi a 10 anni possono raggiungere il 3%.


La Fed potrebbe alzare tre volte nel 2017 e anche quattro nel 2018, ben al di sopra delle aspettative", conclude il gestore.

 


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