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03/05/2017

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Lavoro: l'emergenza non curata rischia di degenerare in piaga sociale

Maltagliati (CornerJob): in Italia si parla del passato per non pensare al futuro. La rottamazione di Jobs Act e voucher, le dichiarazioni del Ministro, sembrano appartenere a qualcuno che è esterno alla realtà dei fatti

Secondo l'Osservatorio CornerJob, il mercato del lavoro è in attesa e, viste le condizioni attuali, è molto probabile che non si vedranno grosse sorprese neppure nel prossimo trimestre pre-estivo. Ma anche piccoli segnali di svolta sembrano, a oggi, essere improbabili.
"Il mercato del lavoro", commenta Mauro Maltagliati, co-fondatore e CEO Italia di CornerJob, "sembra vivere uno stravagante momento di totale smarrimento. Sul piano istituzionale, infatti, si continua a difendere strenuamente il Jobs Act, che però sembra già sulla via della "rottamazione" ancora prima di averne verificato la reale validità (che chiaramente ha bisogno di azioni di supporto strutturali e non solo di contingenza).
L'attuale governo, forse poco sicuro, visto il clima politico instabile e incerto, sembrerebbe alla ricerca di soluzioni lampo che hanno a che fare più con l'utopia che con un necessario e pragmatico approccio alla risoluzione dei problemi.
Ne sono prova tangibile la vita breve - e tormentata - dei famigerati voucher. Creati per portare alla luce e combattere il lavoro nero, di fatto utilizzati in maniera abusiva per legittimare un ?lavoro grigio' e quindi mandati al macero.

Inutile sottolineare che il problema non è la bontà o meno dello strumento, ma la lotta a eventuali utilizzi impropri.
La stessa cosa vale per le dichiarazioni del Ministro del Lavoro. Prima sui cervelli in fuga, di cui non si sentirà la mancanza. Poi sull'importanza del networking, anche sotto forma di ?calcetto', per trovare un impiego. Ciò che colpisce non è la formulazione in chiave provocatoria dei concetti, ma il fatto che sembrino commenti - più o meno condivisibili - pronunciati da qualcuno che è esterno alla realtà dei fatti.
Lungi dal voler essere polemico, ma l'urgente necessità è quella di avere una spinta dalle istituzioni, non un'osservazione esterna di una situazione di cui le istituzioni stesse sono invece direttamente responsabili e nei confronti della quale si rende necessaria una risposta urgente e soprattutto strutturale".
"Non posso che condividere la visione di Maltagliati", aggiunge Giovanni Dell'Orto, sociologo e job counselor. "Sicuramente il mondo delle risorse umane è in attesa di risposte che non arrivano. Ma, al tempo stesso, soffre della stessa sindrome da insicurezza che vediamo sul piano istituzionale e da cui, probabilmente farebbe bene a uscire velocemente.

L'instabilità politica, la critica del passato recente e le attese non certo rosee circa il futuro non possono essere motivo di paralisi.
Il contesto macro che viviamo in Italia è comune a molti altri Paesi europei (pensiamo anche solo alla Francia e all'incognita Le Pen o alla Spagna che sta vivendo un momento politico molto simile al nostro). Però è l'atteggiamento che cambia. In Spagna, ad esempio, la crisi è stata arginata proprio a partire da un "sistema impresa" che ha avuto il coraggio di reinventarsi e di trovare nuove ?business idea' per essere maggiormente competitivo e tornare a crescere. Hanno investito sui giovani.
I giovani si sono inventati il lavoro che non era disponibile, a misura dei loro obiettivi, lasciandosi alle spalle il passato e provando e riprovando. Dimostrando quindi che il supporto di una politica economica più incisiva rimane importante. Ma al tempo stesso, non attendono a tempo indeterminato un intervento divino salvifico, e ad esso antepongono un più pragmatico atteggiamento attivo e positivo, prima che la depressione diventi ?una comfort zone' talmente confortevole da mettere a rischio l'esistenza stessa.



Perché è questo il vero rischio che l'Italia sta correndo. E vorrei concludere con un messaggio al ministro: rebus sic stantibus, mi aspetterei che fossero i cervelli in fuga a non sentire la mancanza dell'Italia. Ma le reazioni alla sua spiccia dichiarazione sono state decise e unanimi, tanto da far capire a chiare lettere che gli expat rimangono italiani e sognano di poter realizzare i loro sogni in Italia. Noi abbiamo la responsabilità di permetterglielo".


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