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10/05/2017

economia

Mercati emergenti: quali saranno i top e i flop del 2017?

Giannico (Raiffeisen CM): a livello azionario, noi crediamo nell'ASEAN. Molto meno in Cina, India e Messico. Interessanti i Paesi dell'Est Europa

In un momento di ricerca affannosa di rendimenti, i mercati emergenti possono dare soddisfazioni. Occorre però avere una approfondita conoscenza dei Paesi e delle loro dinamiche economiche. Ne abbiamo parlato con Donato Giannico, Country Head Raiffeisen CM.

Quali saranno i top del 2017?

In generale, noi crediamo a livello di azionario che i mercati emergenti siano poco cari rispetto a quelli sviluppati, che poi sono quelli europei, nordamericani e giapponesi. Sono molto attraenti per via del loro valore poiché hanno i price earnings molto più bassi rispetto agli altri mercati equity.
In particolare, crediamo che la zona ASEAN sia la Nuova Frontiera dei mercati emergenti, anche se ha al suo interno il rischio politico delle Filippine del presidente Duterte. Un rischio però bilanciato da altri Paesi come Thailandia e Indonesia, che sono per noi molto promettenti, poiché a livello economico hanno una alta domanda interna e stanno crescendo molto dal punto di vista delle infrastrutture. Per questo crediamo che siano la Nuova Frontiera nei prossimi anni.



In questo comparto chi potrebbe andare incontro a problemi?

La Cina. Per via del fatto che comunque la sua economia sta rallentando, anche se noi crediamo che stia passando la sua fase economica da secondaria a terziaria, e questo necessita di molti anni. Però questo fa scontare che il tasso di crescita sia ovviamente più basso nel tempo. Si tratta di un fattore che fa un po' "ballare" i mercati finanziari, all'interno dei quali possono esserci alcune sacche di "bolla", come nell'immobiliare piuttosto che nel settore bancario. E questo rende la Cina il pericolo "flop" dei mercati emergenti nei prossimi mesi.

Ma la Cina non è l'unico Paese?

No, certo. Sono a rischio alcuni Paesi dell'America Latina, come per esempio il Messico per fattori politici.
Noi come "pesi" per nostri Emerging Market andiamo a privilegiare ovviamente la Russia, meno Messico, Cina e India, e molto di più l'ASEAN, oltre che tutti i mercati dell'area central-eastern Europe. Qui troviamo Paesi come Ungheria, Repubblica Ceca e altre nazioni di quell'orizzonte che sono molto interessanti.



Nel merito di questi Paesi, l'ultimo report di Raiffeisen sui mercati emergenti ha preso in esame, tra gli altri, i cosiddetti CE3 - Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria. Vediamoli nel dettaglio.
Polonia
Come previsto la banca centrale polacca ha mantenuto invariati i tassi guida, nonostante l'inflazione si trovasse al di sopra dell'obiettivo della banca centrale del 2% circa. Nel frattempo il commercio al dettaglio si mostra ancora in buone condizioni e il tasso di disoccupazione continua a scendere. L'indice dei direttori d'acquisto polacco è leggermente diminuito ultimamente, ma si trova ancora nettamente sopra la soglia di espansione fissata a 50. Il mercato azionario polacco si è preso una pausa dopo i forti rialzi nel corso dei precedenti quattro mesi - l'indice WIG20 di Varsavia ha fatto registrare una perdita marginale.

Repubblica Ceca

Dopo tre anni la banca centrale ceca lascia di nuovo in gran parte fluttuare liberamente il cambio della corona ceca sull'euro. Finora aveva impedito un rafforzamento della corona nei confronti dell'euro con massicci interventi verbali e finanziari.


Ciò rappresentava un elemento fondamentale per gli sforzi di abbassare l'inflazione in direzione dell'obiettivo del 2% e far fronte alle tendenze deflazionistiche. Ultimamente l'inflazione ha superato il valore obiettivo del 2% e parallelamente il tasso di disoccupazione è sceso al 3,4% a febbraio - il valore più basso nell'intera UE. All'inizio l'euro ha ceduto solo poco nei confronti della corona. Si è scesi velocemente sotto la soglia, fino ad allora difesa fermamente, delle 27 corone per un euro. La portata è stata tuttavia relativamente limitata con i corsi intorno a 26,60. Non è inoltre da prevedere che la corona da adesso continui subito ad apprezzarsi significativamente. È inoltre probabile che la banca centrale intervenga di nuovo se necessario per evitare oscillazioni troppo elevate e un aumento troppo forte. Le azioni ceche hanno guadagnato quasi il 3% a marzo.

Ungheria

La banca centrale ungherese ha lasciato il tasso guida al minimo storico dello 0,9% e allo stesso tempo ha lievemente aumentato le previsioni sull'inflazione per l'anno corrente (al 2,6% rispetto al precedente 2,4%).


L'indice dei direttori d'acquisto è leggermente sceso a marzo, ma è ancora molto alto con un valore pari a 56 e segnala quindi una costante espansione dell'economia. A marzo il mercato azionario ha guadagnato poco più dell'uno per cento. Dall'inizio dell'anno non si è dunque mosso molto, ma ciò va visto nel quadro del raddoppiamento dei corsi negli ultimi due anni.


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