Debito mercati emergenti: c'è ancora margine di crescita?
Drijkoningen (Neuberger Berman): sono ancora molti i rischi in queste regioni, soprattutto se parliamo di obbligazioni sovrane. I miglioramenti dei fondamentali ci inducono a pensare che il premio al rischio potrebbe assottigliarsi con il passare del tempo
Se guardiamo un po' indietro, nel mese di novembre i mercati del debito emergente erano sotto pressione. Sull'onda del recupero in seguito all'elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti, si è registrata una spinta reflattiva che ha fatto aumentare sia i tassi d'interesse nominali che quelli reali. Tradizionalmente sono i tassi d'interesse reali che generano le maggiori insidie e infatti il debito emergente ne ha risentito. Tuttavia, trascorsi sei mesi, ecco che la stessa asset class appare molto più in salute. I timori per l'atteggiamento "America First" dell'amministrazione Trump e le rispettive politiche commerciali si sono allentate notevolmente. In realtà i negoziati sugli scambi commerciali USA-Cina, malgrado lo scetticismo sull'apparente mancanza di concretezza, hanno ridotto di molto le possibilità di una guerra commerciale reciprocamente distruttiva tra le due nazioni.

Più in generale, sin dall'inizio dell'anno, gli indicatori ciclici nei mercati emergenti hanno ripreso a crescere e anche in Paesi come Brasile e Russia, penalizzati più degli altri nel 2014 e 2015, si osservano adesso segnali di ripresa. Polemiche a parte, l'ambizioso programma di riforme del presidente brasiliano Michel Temer, che prevede misure in materia di previdenza e lavoro nonché maggiori investimenti esteri, sta avendo effetti positivi.
La crescita migliora anche in Russia, benché lentamente. In altri Paesi - come Argentina, India, Indonesia e Messico - sono state realizzate ovunque grandi riforme negli ultimi due anni. Grazie ad aggiustamenti sulle valute e all'aumento dei tassi d'interesse, molti paesi emergenti hanno ottenuto una drastica riduzione del disavanzo delle partite correnti.
In alcuni casi si è trattato di un cambiamento radicale. Basta abbinare questo dato alla contestuale ripresa globale per comprendere come mai le previsioni per i mercati emergenti siano migliorate e i flussi cross-border verso i mercati obbligazionari abbiano superato i 20 miliardi di dollari nel mese di aprile.
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