Trumponomics: cosa potrebbe andare per il verso giusto?
Janvier (Columbia Threadneedle): riteniamo che le politiche proposte dal presidente Trump favoriranno l'economia e gli utili societari e non crediamo che ciò sia scontato dal mercato
L'inattesa vittoria di Donald Trump si è tradotta in un rialzo del 10% dell'S&P 500, ma il motivo per cui il mercato ha reagito in questo modo è che i Repubblicani hanno inaspettatamente mantenuto il controllo della Camera dei Rappresentanti, accrescendo la loro maggioranza in Senato. Questo è stato un aspetto importante, giacché il mercato ha compreso che un Presidente favorevole alla crescita e che ha il controllo del governo sarà in grado di far approvare politiche pro-crescita incontrando una minore opposizione. Ma quando si parla di politiche economiche, alcune cose possono andare per il verso giusto e altre per quello sbagliato, soprattutto con la Trumponomics. Le politiche pro-crescita del Presidente Trump includono misure che rientrano nella categoria dello stimolo fiscale, come la spesa per infrastrutture, gli sgravi fiscali per le imprese, la riforma fiscale per le persone fisiche e la deregolamentazione. Tra le sue politiche "negative" troviamo il protezionismo e le restrizioni all'immigrazione, nonché il rafforzamento del dollaro USA e l'inflazione. Riteniamo che attualmente il mercato non sconti pienamente i benefici delle politiche pro-crescita di Trump, creando sacche di opportunità per i gestori attivi, soprattutto nell'universo delle società di dimensioni più ridotte.

Le politiche pro-crescita di Trump
Per capire se il mercato sconta o meno le politiche di Trump, dobbiamo analizzarle in modo più approfondito e valutarne i benefici netti. La spesa per infrastrutture in percentuale del PIL si è attestata in media al 4,5-5% dal 1950, ma l'attuale 3% è un livello nettamente inferiore alla media storica; una ripresa sarebbe favorevole per l'economia. Nonostante il Presidente Trump abbia parlato della possibilità di varare un programma di spesa per infrastrutture da 1.000 miliardi di dollari, il nostro scenario di riferimento considera più probabile un aumento di 250 miliardi.
Crediamo che gli sgravi fiscali per le persone fisiche siano poco probabili, ma i Repubblicani e i Democratici concordano sul fatto che l'attuale aliquota dell'imposta sulle società, pari al 35%, sia troppo elevata, soprattutto rispetto al resto del mondo. Ciò detto, è raro che alle grandi società venga applicata l'aliquota massima in virtù della loro impronta e attività a livello globale, mentre le imprese di minori dimensioni, come una piccola banca in Ohio, un produttore di acciaio in Pennsylvania o un distributore in California, tendenzialmente pagano imposte del 35%. Il Presidente Trump ha proposto di portare l'aliquota al 15%, ma anche in questo caso secondo il nostro scenario di riferimento è più probabile che l'imposta invece scenda al 20-25%. Elaborando un modello di questo scenario in base alle società che pagano l'aliquota massima, vediamo che gli utili societari negli Stati Uniti aumenteranno di circa il 10-12%. Si tratta di un risultato notevole, sia per l'economia, data la velocità di circolazione della moneta, che per la redditività delle imprese. Il nostro scenario di riferimento prefigura dunque che un programma di spesa per infrastrutture da 250 miliardi di dollari, abbinato a un taglio delle imposte societarie, possa far accelerare la crescita del PIL dell'1,4% entro il 2019. Dato che per il 2017 prevediamo una crescita del PIL del 2%, ciò porta la nostra stima di riferimento al 3,4%, a parità di condizioni, nel 2018/19.

È molto difficile creare un modello della deregolamentazione, che probabilmente favorirebbe le società di dimensioni ridotte rispetto alle large cap. Può apparire controintuitivo sotto molti aspetti, ma la deregolamentazione può avvantaggiare le imprese più grandi. Si può infatti sostenere che la regolamentazione rappresenta un vantaggio competitivo per large cap rispetto alle concorrenti più piccole, poiché le prime hanno le risorse e le infrastrutture per gestire la loro attività in conformità con la regolamentazione. In parole povere, la regolamentazione tiene la piccola banca dell'Ohio ben lontana dagli affari di Goldman Sachs. Pertanto, se in generale la regolamentazione viene dipinta come un fattore negativo, e nel complesso lo è, secondo la prospettiva di una società più grande un assetto regolamentare rigoroso può essere favorevole, in quanto limita la concorrenza delle imprese di minori dimensioni. Alle politiche economiche "positive" possiamo aggiungere anche il rimpatrio di liquidità dall'estero. Si stima che all'estero stazionino 1,6 trilioni di USD di imposte sulle società statunitensi - Apple da sola detiene liquidità all'estero per circa 239 miliardi di USD - quindi un rimpatrio avrebbe ripercussioni significative per l'economia.
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