Villaggio: un genio che aveva capito il limite del manager
I primi film di Fantozzi una drammatica finestra sul mondo delle imprese
Faccio parte della generazione che è cresciuta leggendo e vedendo i film di Paolo Villaggio e di coloro che hanno avuto la fortuna, se così si può dire, di lavorare in una "ditta megagalattica"...
La saga di Fantozzi, soprattutto i primi 3 episodi, costituisce un cimelio, una drammatica finestra sul mondo delle imprese.
Forse oggi l'ubriacatura del social ha ridotto l'attenzione sul rapporto tra superiore e inferiore, come amava dire Fantozzi. Molte delle situazioni, delle dinamiche, delle frustrazioni che sono state descritte erano drammaticamente vere, celando, sotto l'umorismo della battuta e l'espressività dei volti, una tragica realtà.

Così, il tavolo ovale per i dirigenti (rettangolare per i quadri!), la porta rigorosamente chiusa ("meglio non far vedere cosa si fa"....), non rispondere mai alle chiamate che arrivano dall'esterno, ma passare sempre attraverso il filtro della segretaria!
E ancora, non uscire mai dall'ufficio prima che i propri superiori (nel mio caso direttori centrali in su) fossero andati...
Infine, in pubblico una deferenza anche posturale, ma in privato vacanze insieme all'insegna del tu!
E che dire delle occasioni interne di socializzazione?
Un'altra grande azienda, all'annuale festa con i dipendenti, chiudeva la serata con la platea di inferiori all'unisono impegnati nel canto dell'inno aziendale....
Tutto vero, drammaticamente reale.
La genialità di Paolo Villaggio è stata di dire il vero scherzandoci amaramente sopra.
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