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20/09/2017

economia

Banche Centrali: tassi più sensibili ai cambiamenti delle condizioni macroeconomiche

Lawson (Aberdeen Standard Inv.): l'inflazione di fondo è ancora bassa, i livelli aggregati del debito pubblico e privato sono molto elevati e i rischi geopolitici rimangono elevati

L'attività economica globale ha ripreso vigore negli ultimi 12 mesi, sostenuta dallo stimolo politico della Cina nel 2016, dalla modesta ripresa dei prezzi delle materie prime, dal ripopolamento globale delle scorte e da condizioni monetarie e finanziarie accomodanti nelle economie avanzate.
Anche se la maggior parte di questi fattori stanno cominciando a svanire e un'ulteriore accelerazione nei prossimi trimestri è improbabile, gli ultimi dati, sia hard che soft, mostrano pochi segni di una forte decelerazione e quindi la nostra previsione di base è che l'economia globale crescerà leggermente al di sopra del suo potenziale fino al 2019.
Se le nostre previsioni economiche sono corrette, i mercati del lavoro si restringeranno generalmente nei prossimi 12 mesi, con una capacità di riserva che probabilmente si esaurirà completamente negli Stati Uniti, in Germania e in Giappone.
Ciononostante, continuiamo a stimare solo una ripresa modesta dell'inflazione globale sottostante nel corso del periodo. Le nostre analisi, infatti, evidenziano che esiste ancora un moderato divario tra prodotto effettivo e potenziale a livello mondiale, che la trasmissione del rallentamento verso l'inflazione è più debole e lenta rispetto al passato e che i fattori strutturali specifici del settore gravano sull'inflazione indipendentemente dal ciclo.


Il risultato è che le pressioni inflazionistiche difficilmente riusciranno a crescere abbastanza rapidamente da costringere le banche centrali a un inasprimento monetario tanto rapido da minacciare l'espansione, anche se il picco di stimolo è ormai alle nostre spalle.
Rimane comunque l'incognita che riguarda la nuova strada intrapresa da FED e BCE, che si avviano a modificare le politiche di bilancio indipendentemente dai dati, e che vedranno il flusso annualizzato dei loro acquisti di beni diminuire di 2.000 miliardi di dollari entro la fine del 2018.
Nel contempo anche l'impulso al credito cinese sta diminuendo. Tuttavia, dobbiamo riconoscere le incertezze, sia per l'economia sia per i mercati, soprattutto considerando che l'inflazione di fondo è ancora al di sotto dell'obiettivo nella maggior parte delle economie, che i livelli aggregati del debito pubblico e privato sono molto elevati e che i rischi geopolitici rimangono elevati.
Di conseguenza, riteniamo che i tassi delle banche centrali dovranno essere ancora più sensibili ai cambiamenti delle condizioni macroeconomiche, e che probabilmente né la Fed né la BCE saranno in grado di alzare i tassi nella misura e alla velocità auspicate.




Jeremy Lawson, capo economista di Aberdeen Standard Investments
 


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