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27/09/2017

economia

Le tensioni geopolitiche sono il primo fattore di rischio per gli investitori

D'Avenia (AllianzGI): i rischi sistemici percepiti in aumento portano a una maggior cautela nelle attese di ritorno e gli investitori italiani non fanno eccezione

Per la prima volta dal 2013, l'indagine globale RiskMonitor di AllianzGI indica che i timori geopolitici sono in cima alla lista dei fattori di rischio per i 755 investitori istituzionali intervistati, per un patrimonio gestito complessivo di 34,2 trilioni di dollari tra Nord America, Europa e Asia-Pacifico. Un fattore che eclissa il timore di aumento nei tassi d'interesse o di un rallentamento dell'economia.
Tra gli investitori globali intervistati, il 44% ha dichiarato che i fattori geopolitici rappresentano un serio rischio per la performance degli investimenti, più rilevante rispetto al rallentamento economico mondiale (41%) e all'aumento dei tassi di interesse (32%).
Secondo Neil Dwane, Global Strategist di AllianzGI, "l'indagine rivela in che misura l'incertezza politica, e in particolare le continue tensioni in Corea del Nord - inaspritesi ulteriormente dopo la conclusione dello studio - incidono sulle decisioni di investimento. I mercati finanziari non hanno mai operato sotto una campana di vetro, ma in questo momento le tensioni geopolitiche sembrano avere un impatto maggiore sul comportamento degli investitori globali rispetto a qualsiasi fase precedente nella storia.


Se si aggiunge che il 31% degli investitori considera la politica statunitense una fonte di preoccupazione per gli investimenti, appare chiaro che i fattori politici esercitano crescenti pressioni sui mercati. Di fronte al dilemma rischio-rendimento, gli investitori tendono quindi a focalizzarsi sulla gestione del rischio e a ridurre le aspettative di rendimento, nonostante la recente corsa al rialzo dei mercati azionari. Un quesito attanaglia gli investitori: i mercati hanno già scontato tutti i rischi?"
"Con i rendimenti ancora ai minimi a livello mondiale, solo assumendo rischio è possibile conseguire un ritorno. Ma gli investitori vogliono avere la certezza di poter reagire velocemente a un'eventuale riequilibrio degli attivi, per cogliere le possibili opportunità ottimizzando al contempo la protezione al ribasso".
Negli ultimi 12 mesi anche il timore di event risk e il rischio del mercato azionario sono risaliti ai primi posti nell'agenda degli investitori istituzionali:
- Più di 9 investitori su 10 (91%) vedono l'event risk come una minaccia, rispetto a solo tre quarti dei rispondenti nel 2016.


- Il rischio del mercato azionario ha assunto analogo rilievo, arrivando a preoccupare il 90% degli investitori (nel 2016 pari al 77%).
A riprova di questa tendenza, circa 3 investitori su 5 (59%) affermano che i recenti eventi politici hanno indotto la propria organizzazione ad aumentare l'attenzione sulla gestione del rischio.
La ricerca di un equilibrio tra rischio e rendimento porta in primo piano la gestione attiva, infatti due terzi (65%) degli investitori affermano che nell'attuale contesto di mercato gli investimenti gestiti attivamente hanno un ruolo di rilievo.
I risultati dell'indagine RiskMonitor rivelano che la ricerca di un trade-off ottimale tra rischio e rendimento in mercati incerti rappresenta un vero e proprio dilemma per gli investitori. Questa cautela si riflette nelle aspettative di rendimento per il prossimo anno: oltre la metà (51%) ha abbassato il proprio target, nonostante le ottime performance registrate di recente dai mercati azionari. È alquanto indicativo che il 53% intenda sacrificare il potenziale di rialzo per tutelarsi dal rischio di eventi estremi.
In questo difficile tentativo di risolvere il dilemma rischio-rendimento, gli investitori rilevano i limiti degli approcci di gestione del rischio più diffusi.


Quasi 3 su 5 (58%) sono alla ricerca di nuove strategie di portafoglio in grado di bilanciare il trade-off tra rischio e rendimento. Riconoscono però il valore degli investimenti alternativi a scopo di diversificazione: per il 31% questo obiettivo è in assoluto il motivo principale per investire in strumenti alternativi, più importante di qualsiasi altro fattore.
È incoraggiante notare come dall'indagine emerga che un gruppo selezionato di investitori sta superando questa "sfida" rischio-rendimento: questi "Risk Leader", circa un quinto dei rispondenti, considerano la gestione del rischio parte integrante del processo di investimento e si distinguono per una forte cultura del rischio, sostenuta dal senior management.

Il sondaggio tra gli investitori istituzionali italiani

Le risultanze del sondaggio tra gli investitori italiani coinvolti confermano i crescenti timori legati ai rischi geopolitici, indicati dal 25% dei rispondenti come 2° fattore di incertezza per il 2017, subito dopo il contesto di tassi bassi (31%) e in linea con la volatilità di mercato (25%).
In particolare, gli eventi che per i prossimi 12 mesi preoccupano maggiormente gli investitori italiani sono gli sviluppi politici nell'Area Euro (48% dei rispondenti), le tensioni geopolitiche come lo scenario in Corea e il conflitto in Siria (44%), il possibile aumento dei tassi di interesse (40%), il rallentamento dell'economia globale (36%) e possibili "bolle" nelle valutazioni di asset class (24%).



In linea con le risultanze globali, anche il sondaggio tra gli investitori italiani conferma la rilevanza strategica della gestione attiva, che per il 68% dei rispondenti italiani giocherà un ruolo fondamentale nell'attuale contesto.
Rispetto allo scenario globale, gli investitori italiani mostrano una più ridotta presenza nel segmento degli investimenti alternativi, dove è già oggi presente solo il 56% dei rispondenti domenica, rispetto al 70% dei fondi internazionali. Si registra tuttavia l'intenzione da parte degli investitori italiani ad aumentare nei prossimi 12 mesi l'asset allocation verso strategie e asset class alternative, in particolare verso infrastrutture (sia debito, 67%, che equity, 60%), debito (60%) ed equity (57%) del segmento private corporate e strategie macro.
In relazione alle strategie per la gestione del rischio, gli investitori domestici attualmente si affidano a soluzioni di duration management (64% dei rispondenti), diversificazione tra le asset class (60%), risk budgeting, gestione dinamica del rischio e diversificazione geografica (indicate dal 52% dei partecipanti).
Guardando prospetticamente, gli investitori italiani - 64% rispetto al 59% globale - riconoscono che gli eventi degli ultimi 12 mesi hanno determinato all'interno delle proprie strutture una maggiore attenzione alla gestione del rischio e che gli obiettivi di rendimento sono stati abbassati, risposta indicata dal 44% degli italiani rispetto al 51% dei rispondenti globali.



Secondo Alberto D'Avenia, Country Head Italia di Allianz Global Investors, "è interessante notare come i risultati del nostro sondaggio annuale sottolineino come la ricerca del corretto rapporto tra rischio e rendimento sia la priorità per gli investitori. I rischi sistemici percepiti in aumento portano a una maggior cautela nelle attese di ritorno, alla luce dei limiti degli approcci di gestione del rischio più diffusi. Gli investitori italiani non fanno eccezione; se le tensioni economiche e geopolitiche sono un chiaro elemento di preoccupazione, la gestione attiva viene privilegiata come unica strategia di investimento in grado di contemperare i rischi puntando comunque a un rendimento in linea con le attese. La maggiore attenzione alla gestione del rischio e una corretta definizione dei ritorni attesi sono alla base dell'approccio di AllianzGI con i propri partner istituzionali e della distribuzione; attraverso strutture dedicate come Risklab siamo pronti a consigliare i nostri partner nella corretta definizione dei profili rischio rendimento dei propri fondi e portafogli di investimento che ci affidano".


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