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01/11/2017

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Smart working: quanto è agile la tua azienda?

Riccò (OD&M Consulting): manager e HR lo considerano soprattutto un nuovo approccio organizzativo basato su autonomia e responsabilità

Negli ultimi cinque anni l'attenzione posta allo Smart working sta crescendo notevolmente anche in Italia. L'interesse di istituzioni e aziende al tema dello Smart working tende a essere concentrato sull'aspetto tecnologico che rende possibile passare da forme di lavoro tradizionale a forme di lavoro agile e sull'aspetto normativo che definisce il framework entro il quale poter agire, ma spesso non viene fatta 'chiarezza' rispetto al significato attribuito al concetto di Smart working, ai motivi che possono spingere le aziende a ricorrervi, ai benefici e alle criticità che possono essere collegati alla sua adozione.
Al fine di chiarire questi aspetti, OD&M, società di Gi Group specializzata in HR Consulting, ha coinvolto HR manager e imprenditori in una survey online (Smart Working: is your company smart?), che ha portato a rilevare come lo Smart working sia considerato per lo più soprattutto un nuovo approccio organizzativo, basato sull'organizzazione e sulla gestione flessibile delle attività di lavoro rispetto a tempi spazi ambienti e strumenti (75%), piuttosto che una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro (come cita la normativa sul Lavoro Agile L.

81/2017, artt. 18-24). Questo nuovo modello organizzativo, direttamente collegato al tema della flessibilità ma anche a quello della responsabilità e autonomia, viene adottato dalle aziende innanzitutto per migliorare il WLB (Work Life Balance) delle proprie persone (48,8%), poi per migliorare l'efficienza organizzativa (19%, incrementando la produttività individuale 10,7% e riducendo i costi 8,3%), per attrarre, motivare e trattenere le persone in azienda (17,9%), cambiare cultura manageriale (11,9%) e solo in misura residuale per CSR (2,4%).
La principale criticità connessa allo Smart Working consiste nel realizzare il cambiamento culturale necessario per passare dall'orientamento alle direttive, controllo e "presenzialismo" all'orientamento su risultati (64,3%).
Per diventare agili, gli elementi fondamentali su cui le aziende sono chiamate a concentrare i propri sforzi sono Cultura, Mindset e Organizzazione del lavoro. Solo dopo aver agito su questi elementi "profondi" che definiscono il "cosa deve cambiare in azienda" entrano in gioco gli interventi strumentali su Tecnologia, Policy organizzative e Gestione degli spazi aziendali che sono gli elementi più visibili e maggiormente dibattuti dello Smart Working.


Dallo studio emergono 10 elementi chiave attraverso cui è possibile definire lo Smart Working:
- Autonomia e responsabilità (83,3%, voto medio 9,3 su un massimo di valutazione possibile di 10, dimensione Mindset);
- Spostamento focus da presenza a risultati (77,4%, voto medio 9,1, dimensione Cultura);
- Diffusione della cultura fiducia (75%, voto medio 9,1, dimensione Cultura);
- Adottare una Leadership partecipativa (65,5%, voto medio 8,9, dimensione Cultura);
- Attitudine a utilizzo degli strumenti digitali (58,3%, voto medio 8,6, dimensione Mindset);
- Definizione dei KPI dei risultati ottenuti attraverso lo Smart Working (56%, voto medio 8,3, dimensione Organizzazione del lavoro);
- Avere dei leader "facilitatori" (52,4%, voto medio 8,3, dimensione Cultura) - Capacità di fare attenzione a privacy e sicurezza dei dati (52,4%, voto medio 8,3, dimensione Mindset);
- Condivisione valori, mission e risultati (51,2%, voto medio 8,3, dimensione Cultura);
- Predisposizione al cambiamento e all'adattamento veloce (voto medio 8,3, dimensione Mindset).




Rossella Riccò, Responsabile Area Studi e Ricerche di OD&M Consulting, Gi Group


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