Digital copywriter
Il testo di Diego Fontana è molto più che un vademecum per chi scrive per il web. Un manuale pratico, un percorso che va dal pensiero creativo alla scrittura
Faccio parte di una generazione di comunicatori che guarda con sospetto ai social e diffida di coloro i quali si riempiono la bocca di termini per nascondere una sostanziale pochezza di fondo. Non è tanto spirito di sopravvivenza, credo un più sano orgoglio professionale.
Con scetticismo ho sfogliato quindi il testo di Diego Fontana, "Digital copywriter", edito da Franco Angeli, dedicato ai copy che agiscono nel digitale. Ho usato volutamente il verbo sfogliare in quanto non ho voluto addentrarmi in un mondo che non apprezzo.

Detta così, prevengo la naturale reazione dei lettori. Sei un ignorante, non hai la curiosità necessaria per comprendere ad apprezzare le potenzialità di questa nuova stagione dell'essere e del relazionarsi umano. Difendi una rendita di posizione che sarà spazzata via a breve dal soffio vitale delle piattaforme.
Invece, devo riconoscerlo, un punto mi ha colpito del testo. Non mi riferisco alla schematizzazione del racconto di come si deve impostare una campagna sui social; non mi riferisco alla banale narrazione della giornata tipo del copy, che per ammissione dell'autore stesso, non esiste. Insomma, un insieme di consigli più o meno utili, da cui traspare la pochezza di molte delle cose che si dicono e si fanno sui social, anche nell'advertising.
Si è persa la capacità di pensiero strategico, di usare e valorizzare i neuroni che alloggiano (con densità più o meno maggiore) nella nostra testa. E che la democrazia della rete sembra aver generosamente spalmato e ripartito in parti uguali in tutti coloro i quali accedono alle piattaforme e, peggio ancora, credono di esservi creatori e leader.
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