Per il 2018 gli investitori del Bel Paese sono più interessati a puntare su azioni, obbligazioni o commodities, rispetto ai loro omologhi nell'eurozona
Gli italiani sono al primo posto nell'eurozona per volontà di investire sui mercati finanziari, rispetto a qualsiasi altra soluzione. È questo uno dei principali risultati di Schroders Global Investor Study 2017, ricerca condotta su oltre 22.000 investitori in 30 Paesi. E sono sempre gli italiani gli investitori più realistici a livello globale. La ricerca ha mostrato infatti che, per i prossimi cinque anni, gli investitori globali si aspettano un ritorno annuale medio del 10,2% (8,7% in Europa, 11,7% in Asia e 11,7% nelle Americhe), nonostante l'indice MSCI World abbia registrato un ritorno annuo del 7,2% negli ultimi 30 anni. Gli investitori italiani sono gli unici al mondo con attese più realistiche: il 7,2% medio atteso da noi è persino leggermente inferiore alla performance dell'MSCI World Index. Ne abbiamo parlato con Luca Tenani, Country Head Italy di Schroders Asset Management, con cui abbiamo anche affrontato temi di carattere più generale.

Quali sono stati i principali risultati emersi dalla Schroders Global Investor Study 2017?
Alla domanda su come si pensa di impiegare il proprio reddito disponibile è emersa la possibilità per i risparmiatori nel prossimo anno di investire nei mercati finanziari, siano essi azioni, obbligazioni o commodities. Questa è una priorità seguita dal depositare i propri soldi in banca, dall'acquisto di immobili dallo spendere il proprio reddito disponibile per acquistare un'auto o fare una vacanza, ed infine a ripagare un debito. La notizia interessante è che rispetto al campione, l'investimento sui mercati è stato votato dal 26% degli italiani, rispetto ad una media europea del 20%, e quindi in questa speciale classifica l'Italia è risultata al primo posto.
L'Italia è quindi la nazione dell'Eurozona più propensa ad è investire sui mercati finanziari. Perché?
Molto banalmente, l'investitore italiano arriva da una situazione di partenza di sottoesposizione sui mercati finanziari rispetto ai propri colleghi europei, e questa nostra ricerca testimonia l'intenzione di voler colmare il gap.
Rimaniamo sempre comunque sopra la media per l'acquisto di case? Un retaggio storico o un trend in diminuzione?
Dopo la crescita economica a seguito della guerra, con l'esplosione del fenomeno dei baby boomers, l'investimento immobiliare è sempre rimasto molto a cuore negli italiani. E non sembra che questo amore sia cambiato, come testimonia la nostra ricerca. Di fatto, ancora oggi, con la graduale uscita della crisi economica e con una ripresa della fiducia dei consumatori, cominciamo ad assistere ai primi segnali di una riaccelerazione delle compravendite immobiliari. E questo ci fa capire che un retaggio del passato.
Dalla ricerca emerge che gli italiani sono i gli investitori più realistici a livello globale. Come legge questo fattore?
Sono i più realistici perché hanno un profilo di rischio-rendimento più conservativo e più difensivo rispetto ai colleghi europei. Anche in questo caso, a nostro avviso, è frutto di un retaggio del passato. Noi italiani siamo sempre stati abituati ad acquistare BOT, BTP e CCT. I nostri colleghi europei da sempre sono stati più avvezzi ad investire sui mercati azionari, che come si sa presentano rischi maggiori ma offrono anche rendimenti più interessanti e più alti rispetto a quelli di un titolo di stato.
Come è cambiata la sensibilità degli italiani verso gli investimenti sostenibili?
Per il 72% degli investitori italiani intervistati questo genere di investimenti è diventato più importante di quanto non lo fosse cinque anni fa. Questa maggiore sensibilità si lega, a nostro avviso, ad una presa di coscienza che l'investimento sostenibile non solo è un modo per intervenire nel cambiamento sociale e nel cambiamento climatico, ma è anche una modalità per generare maggiori profitti.
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