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21/03/2018

economia

Scenari di reflazione?

Scheuer (AllianzGI): con la normalizzazione della politica monetaria, nel medio periodo la volatilità dovrebbe aumentare tornando verso la media a lungo termine

Il rialzo di oltre il 100% dell'indice della volatilità (VIX) negli USA al livello più alto da agosto 2015 è stato solo temporaneo. Sembra infatti che l'indice, utilizzato da molti operatori di mercato anche come "barometro della paura", almeno per il momento sia tornato sui livelli precedenti.
Nonostante dati congiunturali leggermente meno positivi negli USA e in Cina, nel corso del mese il contesto economico globale è migliorato ancora e, di conseguenza, si sono rafforzate anche le basi per una crescita costante e sincronizzata dell'economia mondiale al di sopra del potenziale nei prossimi mesi. Gli USA dovrebbero dare un contributo significativo: gli stimoli derivanti dalla riforma fiscale e dall'accordo trasversale su un programma infrastrutturale da 1.500 miliardi di dollari dovrebbero comportare un prolungamento del ciclo. Tale programma prevede inoltre 300 miliardi di dollari per spese discrezionali supplementari nei prossimi due anni.
Le oscillazioni sui mercati finanziari potrebbero in ogni caso fornire indicazioni chiare. Lo scenario reflazionistico infatti appare ancora intatto.

Nei prossimi mesi si prevede un'ulteriore accelerazione dell'inflazione core, come indicato in febbraio dai prezzi al consumo negli USA e nel Regno Unito. Con la costante riduzione degli "output gap", l'andamento delle retribuzioni dovrebbe diventare il fattore principale alla base del rialzo dei prezzi, una tendenza al momento ancora contenuta. L'aumento dei salari potrebbe indurre la Banca Centrale USA (Fed) a inasprire i tassi più rapidamente.
Le obbligazioni statunitensi indicizzate all'inflazione scontano sempre di più tale scenario e anche le probabilità di un aumento dei tassi alla prossima riunione della Fed in marzo si attestano oltre l'80%. A nostro avviso si tratterebbe del primo di almeno tre rialzi nel 2018.
Negli USA la graduale normalizzazione della politica monetaria procede a pieno ritmo, mentre nell'area euro sembra che il calo della disoccupazione non abbia ancora comportato un sensibile aumento delle retribuzioni. La fiducia della Banca Centrale Europea (BCE) in una graduale convergenza del tasso di inflazione verso il target è cresciuta ancora, alla luce di una ripresa sempre più solida e generalizzata. L'andamento congiunturale si riflette anche nei dati di crescita di fatturato e utili aziendali pubblicati relativamente al quarto trimestre del 2017.



Solo in Giappone sembra che, nonostante l'ottima situazione sul mercato del lavoro, l'obiettivo di inflazione e la conseguente normalizzazione della politica monetaria siano ancora molto lontani. In tale contesto, gli investitori devono essere consapevoli del fatto che la normalizzazione della politica monetaria comporterà un rialzo dei rendimenti delle obbligazioni USA, che a sua volta dovrebbe determinare un aumento della volatilità a medio termine verso livelli più vicini alla media di lungo periodo.
Ma implicitamente "reflazione" significa anche miglioramento della crescita reale. Gli incrementi salariali dovrebbero sostenere i consumi privati, mentre l'aumento dell'inflazione dovrebbe rafforzare il pricing power e la crescita dei ricavi aziendali. Nell'ambito di un portafoglio ampiamente diversificato, quindi, dovrebbero essere favoriti in particolare i titoli più rischiosi (azioni), che offrono anche un reddito da capitale (dividendi).

Stefan Scheurer Director, Global Capital Markets & Thematic Research, Allianz Global Investors


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