I tassi di interesse reali sono il vero driver del prezzo dell'oro
Naylor-Leyland (OMGI): la correlazione tra il costo del petrolio e l'inflazione potrebbe essere ripristinata, e se quest'ultima aumentasse, potremmo assistere ad un rialzo del metallo giallo
Per chi non lo sapesse, le crescenti tensioni geopolitiche che hanno di recente colpito il panorama degli investimenti avrebbero dovuto portare a una forte spinta verso l'alto del prezzo dell'oro. Ma gli osservatori del lingotto più attenti avranno notato che, mentre la quotazione del petrolio è salita, i prezzi del metallo giallo si sono a malapena mossi in reazione alla decisione del Presidente Donald Trump di ritirare gli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare iraniano. Un grande evento geopolitico, e il metallo prezioso non ha fatto nulla. Ciò ha spinto alcuni investitori a chiedersi se l'oro abbia perso il suo status di bene rifugio.

Prima di iniziare a discutere del ruolo dell'oro e di come questo dovrebbe comportarsi a seconda delle circostanze, ricordiamoci del vero driver dell'andamento del suo prezzo. Si tratta semplicemente della dinamica dei tassi di interesse reali. E per "reale" intendiamo, ovviamente, la differenza tra i tassi di interesse nominali e il tasso di inflazione.
Con un range dei tassi di interesse reali ristretto, come nella fase attuale, a nostro avviso il prezzo dell'oro non andrà incontro ad alcun movimento repentino.
Gli ultimi dati economici statunitensi hanno mostrato una leggera perdita di slancio, un riflesso della crescita globale in generale. Le più recenti cifre sull'inflazione degli Stati Uniti sono risultate marginalmente al di sotto delle aspettative degli analisti, deludendo le speranze di chi aveva attese rialziste sull'indice dei prezzi al consumo.
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