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11/07/2018

economia

Cina: alla ricerca di un equilibrio, tra consumi maggiori e cura dell'ambiente

Croft (Jupiter): abbiamo un outlook positivo sui margini dal settore petrolchimico. C'è spazio per una graduale crescita dei prezzi

Il reddito disponibile in Cina sta aumentando ad un tasso tra il 5% e il 10%, il che ha effetti anche sul tasso di crescita dei prodotti petrolchimici utilizzati per produrre la plastica, materiale presente in una parte importante dei prodotti di consumo e dei loro imballaggi.
Allo stesso tempo, nuove misure ambientali hanno frenato l'offerta locale. Il governo cinese si sta impegnando seriamente per ridurre l'impatto ambientale del settore industriale; i funzionari governativi dispongono ora di un indice KPI ambientale introdotto dal governo centrale, con forti incentivi personali ad applicare normative che in passato potevano essere state trascurate a favore degli obiettivi di crescita. Ci sono stati casi recenti di impianti chimici che violavano le norme ambientali criticati pubblicamente dagli organi di stampa statali, con la conseguente chiusura della produzione in attesa del rispetto delle normative e la convocazione a Pechino del sindaco della città in questione. Da gennaio sono state imposte tasse sulle sostanze inquinanti emesse dalle imprese chimiche.

Un freno all'importazione dei rifiuti

Oltretutto, l'anno scorso la Cina ha smesso di importare rifiuti plastici, in quanto la loro lavorazione era troppo inquinante, e questo ha generato una domanda incrementale di plastica non riciclata pari a circa il 3-4% della domanda globale.

Infine, le modifiche delle leggi relative alla suddivisione in zone impediscono ora agli impianti chimici di essere ubicati in aree residenziali densamente popolate, costringendo alla chiusura o al trasferimento gli impianti più vecchi del centro città.
A seguito di questi trend, i margini dei produttori di prodotti chimici a base di petrolio sono rimasti finora relativamente vicini al livello massimo registrato nel periodo 2015-16, nonostante le pressioni sui costi dovute all'aumento del prezzo del greggio. Ciò si è rivelato positivo per i produttori petrolchimici coreani, tra cui LG Chem che, in qualità di leader nella tecnologia delle batterie, beneficia anche della tendenza globale verso un aumento dei veicoli elettrici.

Il passaggio dal carbone al gas: una buona notizia per i produttori e i distributori di gas

Il governo cinese sta anche compiendo maggiori sforzi per affrontare l'inquinamento atmosferico, incoraggiando i consumatori ad orientarsi verso percentuali più elevate di gas nel mix energetico, ancora dominato dal carbone (oltre il 60% del consumo di energia primaria). Il riscaldamento domestico è il più inquinante, in quanto il carbone bruciato nelle stufe viene disperso ad un livello basso e senza alcun trattamento; nonostante rappresenti appena il 5% del consumo di carbone, è responsabile di oltre il 40% dell'inquinamento da polveri sottili.

Il passaggio da sistemi di riscaldamento a carbone a quelli a gas è quindi diventato una priorità assoluta.
Il consumo di gas sta crescendo di circa il 15%, pur partendo da una base bassa: nel 2017, la Cina ha consumato circa la metà del gas complessivamente consumato in Europa, e su base pro capite circa 5 o 6 volte meno. Dai 240 miliardi di metri cubi nel 2017, la domanda di gas dovrebbe salire a 323 miliardi entro il 2020. Questo rappresenterebbe ancora solo il 10% circa del mix energetico totale, molto più basso che in altri Paesi, lasciando ampio spazio ad una crescita ulteriore.
Ovviamente, ciò costituisce una grande opportunità per le aziende esposte a questo trend, compresi i produttori e i distributori cinesi di gas, ma anche per le società basate in altri Paesi, come la Russia, le quali vendono gas naturale liquefatto alla Cina.
Il prezzo elevato del gas rispetto al carbone - circa 3 volte più caro per unità di energia - significa che le misure regolamentari e i sussidi che sollevano il consumatore finale dai costi di trasferimento resteranno importanti per gli anni a venire.
Alcuni di questi costi sono a carico del governo: nella provincia dello Hebei, ad esempio, il governo paga il 70% dei costi di installazione delle stufe a gas e sovvenziona oltre un terzo del prezzo del gas per il riscaldamento invernale, fino ad un limite poco sotto i 200 dollari per famiglia.



Anche le imprese sostengono parte dell'onere attraverso prezzi regolamentati, fissati a livelli che mantengono bassi i costi per i consumatori finali. In Cina poco più dei 2/3 dei volumi sono venduti a prezzi regolamentati, mentre i prezzi di mercato si applicano solo ai volumi non convenzionali, al gas di stoccaggio, al gas naturale liquefatto e ad altre categorie speciali. Il modo in cui sarà ripartita la bolletta totale in vista dell'aumento nei consumi di gas - e come tale situazione cambierà - costituirà quindi un fattore determinante per i ritorni futuri.
Crediamo che si possa prevedere una graduale transizione verso prezzi maggiormente basati sul mercato: le autorità di regolamentazione dovranno trovare un equilibrio tra gli interessi dei consumatori e la necessità di incentivare l'offerta aggiuntiva. Con un reddito disponibile in Cina che cresce di circa il 6% all'anno, c'è spazio per una graduale crescita dei prezzi che potrebbe consentire sia ai fornitori che ai distributori di ottenere un ragionevole ritorno sul capitale investito.
Per gli investitori, la chiave per trarne profitto sarà concentrarsi sulle società in cui le aspettative di guadagno sono realistiche e le valutazioni ragionevoli.




Colin Croft, Fund Manager del team Emerging Markets di Jupiter


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