Problemi geopolitici: i 5 fattori che cambieranno l'approccio degli investitori istituzionali
Hyat (PGIM): occorre una prospettiva globale di più ampio respiro che includa le modalità con cui tali rischi si manifestano
Lo Stato nazionale moderno, teorizzato 370 anni fa, è messo sempre più in discussione da forze che non sono sotto il suo diretto controllo: mercati dei capitali globali, multinazionali, attori non statali, minacce transnazionali climatiche e biologiche, cittadini digitali che trasmettono liberamente informazioni attraverso i confini. I tentativi delle nazioni sovrane di riprendere il controllo di queste forze della globalizzazione potrebbero essere una delle criticità del nostro tempo.

In queste circostanze, le politiche monetarie e fiscali tradizionali e la struttura storica degli investimenti rischiano di rivelarsi inadeguate al contesto economico in cambiamento. Una prospettiva globale di più ampio respiro - che includa i nuovi rischi geopolitici e le modalità con cui tali rischi si manifestano - risulterà essere centrale.
Abbiamo individuato due trend preponderanti che ridisegnano lo scenario geopolitico:
a) Le voci di una fine della globalizzazione sono ampiamente sovrastimate. I flussi transnazionali di capitali finanziari, umani e digitali stanno raggiungendo livelli massimi. Per esempio, 70 delle prime 100 economie globali sono oggi multinazionali che superano la maggior parte degli Stati nazionali in termini economici. Più del 40% del fatturato delle società dello S&P 500 e dell'MSCI Europe è generato al di fuori del mercato domestico. Al contempo però, la globalizzazione presenta anche alcuni aspetti negativi: oltre al rischio di contagio finanziario, ormai un dato di fatto, i singoli Stati hanno oggi a che fare anche con altre problematiche, tra cui il cybercrime internazionale, le criptovalute, le differenze di tassazione tra i diversi Paesi e le pandemie globali.
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