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24/10/2018

idee

Il sistema bancario italiano migliorerà nel 2019

De Felice (Intesa Sanpaolo): NPL in calo e con una maggior copertura. Dovrebbe crescere il credito alle famiglie e alle imprese

Per il sistema bancario italiano la situazione è nel complesso buona. Certo, occorrono ingenti investimenti nella trasformazione digitale, vedremo un ulteriore taglio degli sportelli, e dovremo aspettare quale sarà l'evoluzione della supervisione della BCE, anche perché il 2019 sarà un anno elettorale per la UE e il mandato di Draghi scadrà alla fine dell'anno prossimo. Ne abbiamo parlato con Gregorio De Felice, Capo economista Intesa Sanpaolo, intervistato in occasione del Banking Summit 2018, organizzato da The Innovatione Group.

Che cosa vi aspettate per il sistema bancario nel 2019?

Abbiamo giù visto dei forti progressi riguardo la situazione dei crediti deteriorati (NPL), in particolare le sofferenze nette (al netto degli accantonamenti) che sono scese a 40 miliardi di euro. Io penso che per la fine del prossimo anno possiamo avvicinarci molto allo zero.
Il tasso di crescita dei nuovi crediti deteriorati è molto basso, all'1,7%, inferiore addirittura alla media che avevamo prima della grande crisi dove era il 2,1%.


Al tempo stesso è molto migliorato il livello il livello di copertura dei crediti deteriorati, che in Italia è al 55% mentre la media europea è al 46%.
Quindi siamo in una situazione nel complesso buona. In prospettiva vediamo un incremento del credito all'economia italiana, così come dovrebbe aumentare quello alle famiglie. Quello alle imprese, che era un po' deboluccio negli ultimi anni, dovrebbe avere il segno positivo e avvicinarsi al 2%.
Ci sono poi, naturalmente, anche molte minacce: quella della tecnologia, la necessità che le banche - in particolare, quelle di più piccole dimensioni - facciano di più, termini di investimento in siti, gestione dei dati, ecc. Per fare più investimenti sono necessarie economie di scala, quindi dovrebbero procedere con una certa gradualità, facendo fusioni tra di loro.
Così come il numero degli sportelli bancari potrà scendere ancora. E' già sceso molto in questi anni, ma abbiamo una previsione di una riduzione in tre anni di altri 3mila sportelli.

Le piccole banche, per superare queste difficoltà, non potrebbero acquistare fintech?

Certo.

Ci sono startup molto interessanti. Certamente bisogna distinguere, saper scegliere, prendere davvero ciò che può essere utile. In molti casi, "se non puoi farlo in casa, meglio comprarlo da fuori". Questa è quindi certamente una soluzione possibile.

Le banche italiane hanno i bilanci pieni di titoli stato. Potrà rappresentare un problema?

Al momento no, non è un problema. Però è chiaro e sotto gli occhi di tutti che le intenzioni delle autorità di supervisione - la Commissione Europea e la Banca Centrale Europea - siano di spingere perché le banche abbiano un portafoglio di Titoli di Stato più piccolo di quello attuale.
Naturalmente occorre fare queste cose con gradualità, tenendo conto delle condizioni di mercato, della domanda e dell'offerta, del fatto che l'anno prossimo gli acquisti netti della BCE non ci saranno più.
Quello che possiamo certamente dire è che è difficile attendersi un incremento del portafoglio titoli da parte delle banche italiane. Probabilmente manterranno questi livelli che difficilmente saliranno.

E gli accantonamenti sui Titoli di Stato chiesti dalla BCE?

Si vedrà quale sarà l'evoluzione della supervisione della Banca Centrale Europea e cosa deciderà la nuova commissione (ndr: a maggio ci saranno le elezioni europee e il mandato di Draghi scade a dicembre 2019).


Siamo in una fase ancora di incertezza da questo punto di vista.


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