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14/11/2018

economia

Tutte le opportunità dei private asset

Tenani (Schroders): rispondono alle richieste di diversificazione, maggiori rendimenti, e protezione del proprio patrimonio. A patto di saper aspettare

I Private Asset comprendono un insieme molto ampio di categorie. In totale il patrimonio ammonta a circa 7mila miliardi di dollari rappresentando circa il 10% degli asset gestiti complessivamente a livello globale. A questi vanno aggiunti altri 3,3mila miliardi di dollari in fondi hedge.
I settori più ampi sono il Private Equity e l'immobiliare. Il Private Equity, similmente all'azionario tradizionale, prevede partecipazione alla creazione del valore e alla profittabilità del business, con la differenza che le azioni non sono scambiate su un mercato pubblico. Private Credit e Private Debt sono di dimensioni molto più piccole, ma stanno crescendo molto rapidamente, a causa dei maggiori vincoli posti sulle attività delle banche: non c'è partecipazione azionaria, tuttavia si è premiati con uno spread leggermente superiore sui prestiti.
Un'altra asset class è quella delle infrastrutture, al momento di dimensioni ridotte, ma che molto probabilmente vedrà una crescita considerevole nei prossimi anni. La grande sfida per i Private Asset è creare prodotti adatti al mercato degli intermediari e degli investitori finali.


Nei prossimi 10 anni assisteremo a quella che si potrebbe definire una "democratizzazione" dei Private Asset. Ne abbiamo parlato con Luca Tenani, Amministratore Delegato di Schroders Italy SIM.

Private Asset: una nuova frontiera di investimento?

Sono innanzitutto un'area di business strategica per Schroders. Abbiamo iniziato ad investire su questa asset class già da diverso e tempo e sono ancora tantissime le risorse che vi dedichiamo poiché riteniamo che sia un trend assolutamente crescente. Per noi sono il debito cartolarizzato, gli Insurance Linked Securities, il mercato immobiliare chiuso la finanza infrastrutturale, il Private Equity, i prestiti alle PMI. Queste sono le aree che rappresentano in maniera molto sintetica quelli che oggi vengono considerati i private asset (PA).
Non sono investimenti in arte, quadri, vino o macchine d'epoca.

Quali sono le opportunità che intravedete per il settore?

I Private Asset sono sempre stati dedicati esclusivamente ad una clientela istituzionale. In un mercato in cui i rendimenti sino sempre più assottigliati e i rischi di concentrazione sempre più elevati, notiamo una forte domanda di diversificazione, di richiesta di rendimenti, e di protezione del proprio patrimonio.

Noi riteniamo che i Private Asset, in questo ambito, possano rappresentare una soluzione ideale di diversificazione, di enhanced di rendimento, per una parte del portafoglio totale. Dico una parte poiché a fronte di un maggior rendimento è associata una maggiore illiquidabilità dell'investimento. Stiamo parlando di soluzioni di investimento con orizzonti temporali molto lunghi, e quindi il cliente deve essere disposto a non disinvestire le scelte in private asset per un periodo di tempo molto lungo.

Ci possono essere criticità?

I freni all'utilizzo dei private asset da parte di un cliente individuale sono ancora legati alla normativa. Certamente i PA non possono essere "impacchettati" all'interno di un framework UTICIS, che è quello utilizzato tendenzialmente per acquistare un fondo comune di investimento aperto, ma devono essere "portati a terra" su strumenti un po' più personalizzati.
Da qui l'esigenza e l'opportunità di lavorare più a stretto contatto con i nostri partner intermediari per costruire delle soluzioni di investimento su misura, che utilizzino in parte o in toto i private asset.




Come avete identificato questa strategia?

Da una parte, siamo sempre stati innovatori, da oltre 200 anni, e non potrebbe esser diversamente. Solo trasformandosi e innovando si riescono a superare le crisi che per forza di cose accadono nel corso di un periodo così lungo.
Dall'altra, abbiamo evidenza che c'è una forte richiesta da parte dei clienti di diversificazione e enhancing del rendimento, tant'è che il mercato dei private asset è praticamente duplicato nel corso di pochi anni.

Qual è lo stato di salute della vostra industry?

Secondo i dati di Assogestioni abbiamo notato un forte rallentamento nel secondo e terzo trimestre di quest'anno. Io ritengo che questo rallentamento sia legato più a fattori contingenti, dovuti anche ad episodi politici. E quindi gli investitori finali, soprattutto quelli retail, hanno reagito a questa maggiore volatilità dei mercati finanziari riposizionandosi sulla liquidità.
Se guardo però con un orizzonte temporale che va oltre i pochi mesi, io credo che lo stato di salute dell'economia dell'industria dell'asset management sia molto buono, nonostante ci siano ovviamente tante sfide importanti.


Buon perché credo che sia la meglio posizionata come industry a intercettare i risparmi degli italiani da qui in avanti. Soprattutto a fronte di mercati così complessi.


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