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09/01/2019

economia

La volatilità come fattore per trovare opportunità

Castiglioni (DWS): i rischi principali saranno di natura geopolitica con la trade war tra USA e Cina e le elezioni europee

Un outlook moderatamente positivo quello presentato da DWS per il 2019. Pur in una fase matura del mercato è ancora possibile che a livello globale la crescita rimanga su valori interessanti trainata da Cina, India e Stati Uniti. Ne abbiamo parlato con Mauro Alberto Castiglioni, Managing Director e Head of Asset Management di DWS Italia.

Quali sono in sintesi le vostre previsioni per il 2019?

L'outlook è ancora conservativamente positivo. Questo perché veniamo ormai da un decennio di crescita e quindi siamo in una fase matura del mercato. Sicuramente, gli indicatori ci fanno dire che è ancora un mercato di crescita e non di recessione.
Sono in crescita e aspettative per il mercato americano, anche se sono state ridotte al 2,4%; sono in crescita anche quelle per il mercato europeo anch'esse ridotte all'1,6%. Rimane però una robusta crescita della Cina, che dovrebbe fare un altro +6%, dato sempre più importante sul Pil mondiale, ma cresce anche in maniera forte l'India insieme ad altre economie del Mercati Emergenti.


Questo ci fa dire che il mondo, nel suo complesso, è ancora in una fase di crescita.
Certo è che la volatilità è aumentata moltissimo quest'anno. L'abbiamo vista anche negli ultimi giorni, e aumenterà sicuramente nel 2019. Ma la volatilità alla fine diventa un modo per trovare opportunità, magari in aziende che dal mercato vengono valutate in maniera eccessivamente negativa. Quindi per i gestori può diventare nel medio periodo una opportunità.
A livello di tassi di interessi, l'America ha raggiunto ritorni interessanti: noi vediamo i titoli di stato USA a due anni come una buona opportunità, poiché hanno rendimenti vicini al 3%, quindi non lontanissimi dai titoli decennali. Una duration a due anni ci consente un approccio più conservativo se dovesse aumentare la volatilità.
La stessa view sul dollaro è sostanzialmente conservativa, intorno a 1,15, quindi un investimento fatto in dollari per un cittadino dell'eurozona dovrebbe non comportare effetti negativi.

Quali sono i maggiori rischi per il mercato?

Sicuramente quelli legati al conflitto sui dazi, che è partito ed è sostanzialmente forte, tra Cina e Stati Uniti.

Abbiamo visto anche recentemente la volatilità: una dichiarazione positiva che fa salire il mercato del 2,5%, mentre un commento in direzione opposta lo fa scendere del 3%. Quindi c'è molta sensibilità nei mercati per queste dichiarazioni e per questo tema. E' un conflitto e come tale avrà una sua soluzione. Noi questo ci auguriamo e per questo motivo non pensiamo che si andrà in recessione. Se diventasse una guerra, allora sarebbe diverso, poiché una vera guerra commerciale con dei dazi pesantissimi potrebbe comportare una revisione dei tassi di crescita di molte economie emergenti. Ma non è questa la nostra visione.
Sul mercato obbligazionario c'è invece una tensione a livello europeo, legata ovviamente a situazioni anche nostre, per cui a livello elezioni ci sono tensioni che poi si si trasmettono sui tassi. L'abbiamo visto sui titoli di stato italiani, ma potrebbe essere un tema che si apre nei prossimi mesi anche ad altre nazioni.
Tutto ciò non deve intimorirci troppo, però è giusto magari guardare con un approccio attento e conservativo che, nel nostro caso, sui titoli di stato italiani potrebbe essere riassunto in un "comprarli, ma con scadenza a breve".




Il 2019 sarà l'ultimo anno di Mario Draghi. Come si comporterà la BCE?

Questa è una bella domanda. Battisti rispondeva "lo scopriremo solo vivendo". In realtà la view sui tassi in Europa sarà condizionata molto dall'andamento dell'economia. E siccome l'economia, anche tedesca, non è più esplosiva, quindi che ci sia un rialzo dei tassi ci sta, ma che questo sia forte no.

Ma ci sarà un nuovo TLTRO?

Non credo. In realtà pian piano il governo europeo cercherà, come in America, un'uscita delle banche centrali dal mercato. Anche a costo di pagare un tasso più alto sulle emissioni.


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